la Repubblica, 31 ottobre 2025
"Simboli neonazi e scherzi nei forni a Buchenwald ragazzini imbarbariti"
Sono scene orribili quelle cui Jens-Christian Wagner è costretto ad assistere ogni giorno, inimmaginabili fino a poco tempo fa. E il direttore del memoriale di Buchenwald lancia un allarme senza precedenti sull’ «imbarbarimento» dei visitatori nell’ex campo di concentramento in Turingia. Minacciato di morte, denunciato più volte dall’Afd, il professore è netto, sul termine «gita» utilizzato di recente dalla ministra Roccella: lo usa anche l’ultradestra per chiedere che le visite nei campi vengano abolite. E sull’Afd non ha dubbi: «Va vietata». 
Professore, come è la situazione nel memoriale di Buchenwald?
«Sempre peggio. A luglio avevamo già sporto 40 denunce, quanto in tutto il 2024. Adesivi con la svastica, urla ‘Heil Hitler’ e ‘Sieg Heil’ davanti all’ingresso. Ma quello che ci ha tolto il fiato e accade sempre più spesso sono i ragazzi che si infilano nei forni crematori e si fotografano a vicenda. E non parliamo solo di estremisti di destra. Certo, c’è il caso di un ragazzo che si è fatto immortalare là dentro mostrando il simbolo del suprematismo bianco (quando si congiungono l’indice e il pollice a formare una ‘o’, ndr). Ma di recente un’adolescente si è fatta fotografare in un formo crematorio ridendo».
Quindi c’è un imbarbarimento generale?
«Anche. Quello che osserviamo, però, soprattutto quando vengono le scuole dalla Germania est e dalle zone rurali, è un comportamento molto diverso rispetto a un anno fa. Aggressivo, provocatorio e di scherno. E i gruppi che entrano senza una guida spesso si comportano malissimo. A volte diventano persino aggressivi verso altri visitatori. La scorsa settimana hanno aggredito una scolaresca di bimbi disabili e migranti. Per alcuni, Buchenwald non è più un luogo sicuro. Da quest’estate ho istituito un gruppo di pedagoghi che invitano i visitatori a comportarsi in maniera decorosa e proteggono chi si sente minacciato».
Incredibile. Anche lei è stato minacciato, se non sbaglio.
«Sì, succede. L’anno scorso abbiamo scritto una lettera in cui mettevamo in evidenza le posizioni revisioniste dell’Afd. Siamo stati sommersi da mail e telefonate di odio e insulti. E sono arrivate anche due minacce di morte: in una c’era un fotomontaggio in cui sono impiccato all’ingresso del campo e si legge ‘una forca, una corda, un osso del collo di Wagner’».
Stanno morendo i testimoni della Shoah, la guerra è finita 80 anni fa, la memoria rischia di svanire. Ma quello che descrive lei è un fallimento più ampio, della società.
«Ci sono sempre più insegnanti che vengono da noi e sono disperati. Dicono che parlare con gli studenti è come parlare contro un muro. Sempre più spesso arrivano risposte provocatorie, reazioni aggressive. È qualcosa che ha a che fare con il generale slittamento a destra. E bisogna dirlo chiaramente: in alcune aree della Germania est il pensiero estremista ha conquistato ormai un’egemonia politica e culturale. Ed è chiaro che se la società scivola a destra lo fanno anche le scuole. Tanto più in una società digitalizzata, in cui molti si informano su siti che propagano fake news e revisionismo. E se c’è poi un partito fa lo stesso dai banchi del Parlamento come l’Afd, anche i neonazisti si sentono autorizzati a comportarsi in modo più sfrontato».
Quanto è pericolosa l’Afd? 
«È un partito pericolosissimo per la nostra democrazia liberale. Vuole sostituire la democrazia con un regime autoritario e völkisch (ispirato ai movimenti protonazisti di fine ‘800). E il völkisch è ciò che distingue l’Afd dagli altri partiti di estrema destra in Europa: hanno un’idea etnica dello Stato, che esclude chiunque abbia origini straniere. E in questo somiglia al nazismo. È più radicale ed estremista delle altre destre europee, detesta i migranti, le persone lgbtq+, gli ebrei».
In Italia la ministra Roccella ha definito le visite ad Auschwitz “gite”. Lei che ne pensa? «Anche l’Afd parla di ‘gite’ in una dichiarazione in cui chiede il ripristino della strada del vecchio impero e che le scolaresche visitino quella e non i campi». C’è un dibattito sull’opportunità di vietare l’Afd. Se non erro lei era contrario fino a poco tempo fa ma ora ha cambiato idea?
«L’Afd di oggi non è più quello dei ‘professori’, quello degli inizi. Si è radicalizzato. E da quando vivo qui in Turingia e ho molto a che fare con l’Afd mi sono reso conto di quanto sia pericoloso. È giusto fare ricorso alla Corte costituzionale perché venga vietato».