corriere.it, 29 ottobre 2025
Dal pianoforte con sordino alla tombola per ciechi: la sorprendente storia dei brevetti delle donne
Erano geniali, tenaci e rivaleggiavano in tutte le discipline, le antiche inventrici. E di cose sorprendenti ne progettavano tantissime. Ma in quei tempi lontani (e non solo in quelli, purtroppo) il maschilismo imperversava e le donne rimanevano irrimediabilmente nell’ombra.  In Italia hanno dovuto attendere 440 anni prima che una di loro, la mitica e temeraria Rosa Predavalle, riuscisse a far registrare il primo brevetto depositato da una donna registrato da una donna. Il primo brevetto italiano della storia risale al 1421, per opera di Filippo Brunelleschi, e non fu il rivoluzionario sistema di costruzione della cupola della cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze, ma più banalmente una chiatta con sistemi di sollevamento, destinata a trasportare marmo lungo l’Arno per la costruzione del Duomo.
Nel 1861 Rosa Predavalle, con il suo «pianoforte con sordino», un ingegnoso sistema per suonare a tutte le ore senza disturbare i vicini, sembrava aver sfondato una porta blindata, quella dei brevetti appunto. 
La notizia suscitò scalpore e diverse donne presentarono le loro invenzioni, che spesso però venivano rifiutate a priori. Su 330 mila brevetti depositati in Italia tra l’Unità e la Seconda guerra mondiale, quelli femminili furono soltanto 1.878, lo 0,7%. La battuta d’arresto avvenne nel Ventennio fascista perché sino all’avvento del regime donne e uomini avevano percentuali simili ma poi la propaganda di Mussolini mise un freno alla creatività e all’indipendenza femminili. Sono passati 86 anni e anche se il numero delle invenzioni firmate dalle donne è aumentato sensibilmente, la percentuale rispetto agli uomini è ancora bassa: in Europa appena il 16%.
 
Sono dati interessanti che per la prima volta vengono pubblicati in Italia grazie a uno studio del professor Marco Martinez, docente di Storia economica all’Università di Pisa. Nello studio si leggono nomi, invenzioni e curiosità. «Queste donne furono vere e proprie imprenditrici della creatività – spiega Martinez – capaci di trasformare idee in soluzioni tecniche e di sfidare barriere legali, culturali e sociali. La nostra ricerca mostra come le dinamiche di genere abbiano inciso profondamente nei processi di innovazione e come il legame tra industrializzazione, cultura e diritti sia stato decisivo nel determinare le opportunità delle donne. Ma le discriminazioni di ieri continuano a lasciare tracce nel presente: ancora oggi».
La tipologia delle invenzioni firmate da donne non si discosta molto da quelle maschili e spazia dalla meccanica all’industria tessile, dai trasporti agli armamenti sino alle innovazioni per la casa. Qualche esempio?
«Francesca Giuseppa Sillani nel 1918 brevetta una tenda da campo per l’esercito – si legge nella ricerca -. Lina Holzer, nello stesso anno ideò un “economizzatore di combustibile”, un dispositivo pensato per migliorare l’efficienza dei fornelli e degli impianti di riscaldamento. Altre inventrici, come Eufrasia, Marcantonia, Ersilia e Melvenia, attive tra la fine dell’Ottocento e gli anni Trenta, registrano brevetti per meccanismi industriali e dispositivi domestici: strumenti per la filatura e la cucitura, utensili per la casa, apparecchi di riscaldamento e piccoli congegni meccanici per l’uso quotidiano».
Le province più attive sono quelle del triangolo industriale, Milano, Torino e Genova, insieme alle grandi città di Roma e Napoli. Ma anche centri manifatturieri come Udine, Bergamo, Pisa, Firenze e Salerno si distinsero per un’elevata concentrazione di brevetti femminili, spesso legati alla lavorazione di tessuti e seta.
Continuando nella lettura ecco a Pisa un’altra Rosa, di cognome Pelucchi, «che nel 1869 inventa un sistema di tiratura dei bozzoli, testimonianza della centralità del settore serico nella produzione locale». E ancora nel 1877 Carolina brevetta un sugo al magro, esempio di innovazione alimentare in un periodo in cui la conservazione dei cibi rappresentava una sfida tecnica importante. Nel 1890 Giovanna Bottari brevetta la Soda Champagne, gassosa, mentre nel 1915 Luisa Tassi, vedova Turchini, tira fuori dal cilindro un estrattore di liquidi da applicare al mobilio e ai materiali di arredo, invenzione che mostra l’attenzione femminile anche per il comfort e la funzionalità della vita domestica. Poi a Firenze Francesca Cremonesi costruisce un cuscinetto a rulli per veicoli ferroviari, un’invenzione di notevole complessità tecnica. Adelaide Marchi passa alla cronache per un gioco della tombola per ciechi, un progetto che coniuga ingegno e sensibilità sociale, anticipando un’idea moderna di inclusione. Singolare l’invenzione di Lina Spinetti: un francobollo da lutto e un francobollo per tassa pubblicitaria sulla corrispondenza, mentre Anna Alessandrini diventa famosa per un sistema di materiale didattico per insegnare aritmetica a soggetti con disabilità cognitive, a testimonianza di un interesse crescente per l’educazione speciale e la pedagogia innovativa.