lastampa.it, 30 ottobre 2025
Delitto di Nada Cella, dopo 30 anni chiesto l’ergastolo per Anna Lucia Cecere
Elementi certi, “gravi e precisi”, incontrovertibi per la procura: la pm di Genova Gabriella Dotto ha chiesto oggi la condanna all’ergastolo per l’ex insegnante cuneese Anna Lucia Cecere, unica imputata per l’omicidio – aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi – di Nada Cella, la ventiquattrenne segretaria del commercialista di Chiavari Marco Soracco massacrata nello studio dove lavorava il 6 maggio del 1996. La richiesta arriva dopo due udienze fiume nelle quali l’accusa ha ripercorso le accuse principali e le circostanze di indagine che hanno portato ad individuare, “al di là di ogni ragionevole dubbio” la figura della donna come autrice del massacro, nei confronti della quale è stata chiesta la pena massima.
La storia
A quasi 30 anni di distanza, un cold case mai approdato ad un processo prima dello scorso gennaio: per la procura è Cecere l’autrice di un delitto considerato d’impeto, maturato in un contesto di rabbia, gelosia, tentata rivalsa sociale dell’imputata, della quale testimonianze e ricostruzioni hanno messo in luce una personalità instabile e portata a scatti d’ira e priva di autocontrollo. Avrebbe voluto sistemare la sua vita Cecere dopo un’infanzia difficile, forse accasarsi e dimenticare un passato complicato. E parte del movente secondo l’accusa sarebbe legato proprio al rapporto a lungo taciuto e derubricato a semplice conoscenza con il commercialista Soracco, a sua volta imputato per favoreggiamento nel processo in Corte d’Assise a Genova e nei confronti del quale la procura ha chiesto una condanna a quattro anni.
I contatti con Soracco
La frequentazione tra i due è emersa più volte nelle testimonianze ascoltate in aula in questi mesi che motiverebbero il rancore di Cecere nei confronti dell’uomo e di le avrebbe impedito di avvicinarlo, da un certo punto in poi della loro conoscenza. Una rabbia emersa anche dall’ormai famosa telefonata registrata nella quale la donna rivolgendosi al commercialista – nei giorni dopo l’unica perquisizione subita in casa nel 1996 – gli disse “non ti ho mai amato, anzi mi fai schifo”.
Il ruolo della madre di Soracco
Era stata la madre di Soracco, inizialmente anche lei imputata per favoreggiamento e poi uscita dal processo nei mesi scorsi, a dare disposizioni alla segretaria dello studio, Nada, di non passare più le telefonate insistenti di quella donna, Cecere, che cercava il figlio anche in studio. E che quella mattina recandosi in studio cercando l’uomo trova invece la segretaria, colpita una prima volta all’improvviso sulla porta dell’ufficio. La presenza di una figura femminile attorno alla scena del delitto emerse da diverse testimonianze fin dalle prime settimane di indagine, ma il racconto di chi vide una giovane donna sporca di sangue nascondere qualcosa nel sottosella di un motorino e poi fuggire, sotto lo studio di via Marsala nelle ore in cui Nada veniva aggredita a morte, non vennero mai prese in considerazione a sufficienza, con le indagini che invece fin da subito si rivolsero al datore di lavoro della ragazza, poi prosciolto nel 1998.
La svolta
È stata l’intuizione di una criminologa che invece ha permesso nel 2021 di riaprire nuovamente le indagini sul delitto di Chiavari, affidate alla polizia e alla squadra mobile di Genova, mettendo in luce quelle che secondo l’accusa sono una serie di circostanze che guidano tutte in una stessa direzione. Quella di Cecere, nel frattempo allontanatasi da quasi tre decenni dalla riviera ligure per trasferirsi nel cuneese dove vive attualmente e dove è rimasta per tutta la durata di questa fase processuale senza mai comparire in aula.
Terminata la requisitoria con le richieste di pena adesso toccherà agli avvocati di parte civile che rappresentano la famiglia di Nada, la madre la sorella e le nipoti, parlare in aula. Dopodiché la parola passerà alle difese degli imputati mentre la sentenza è attesa non prima di metà dicembre.