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 2025  ottobre 30 Giovedì calendario

La fabbrica delle bombe vuole raddoppiare gli impianti, in Sardegna scatta la rivolta

È tra i territori più poveri d’Italia. Il Sulcis arranca, da tempo, così come le tante fabbriche che hanno smesso di sbuffare e minacciano di continuo una definitiva serrata, con devastanti conseguenze occupazionali. In questo panorama fatto di paventate chiusure, di trasferimenti produttivi in Asia e di licenziamenti di massa, la scena e le discussioni sono tutte per un impianto in fermento. Con sede a Domusnovas, gestito dal colosso tedesco Rheinmetall, e desideroso di produrre a oltranza in questo angolo “dimenticato” di Sardegna. «Peccato che vogliano continuare a produrre bombe, quindi morte», tuona Angelo Cremone, dell’associazione Sardegna Pulita. Manifestanti ma non solo. Anche la Regione, con la governatrice Alessandra Todde, ha deciso di congelare le autorizzazioni per l’ampliamento dello stabilimento.
Le sirene europee spingono verso la corsa agli armamenti. Da Bruxelles incentivano la produzione di bombe e munizioni. In Sardegna, però, continuano ad alzare le barricate contro la fabbrica della Rwm Italia, controllata dal gigante della difesa teutonico. E poco importa se la richiesta è alta, se il business delle armi appare quanto mai florido e potrebbe garantire tantissime buste paghe. Alessandra Todde va per la sua strada. La sua Giunta, infatti, recentemente ha deliberato «un supplemento di istruttoria sulla Valutazione di impatto ambientale (Via) relativa alla richiesta di Rwm Italia per la realizzazione dei nuovi impianti tra Domusnovas e Iglesias». Insomma, dopo aver accolto le richieste di ambientalisti e pacifisti, la governatrice sarda ha motivato così la sua scelta: «La decisione è stata assunta per fare chiarezza sulle procedure, perché l’ampliamento di una fabbrica di ordigni bellici coinvolge competenze trasversali e richiede il vaglio accurato di più assessorati e direzioni generali prima di poter esprimere un assenso», spiega la presidente pentastellata. «La domanda presentata dall’azienda in forma ex post, ovvero dopo la realizzazione di parte degli impianti, necessita quindi di un esame completo e approfondito».
Il paradosso
Un territorio in sofferenza, dove le fabbriche chiudono e i livelli occupazionali sono impietosi. Nel Sulcis il boom turistico non c’è mai stato. Posti incantevoli, certo, ma da sempre lontani da quel turismo lussuoso e di massa, di casa in Costa Smeralda. Ecco perché in tanti parlano di paradosso, per spiegare la “ribellione” all’ampliamento dell’impianto di Rwm Italia. Sì, a quel progetto che consentirebbe all’azienda di stabilizzare 350 lavoratori e di portare almeno 250 nuove assunzioni. Dunque, occhi puntati sull’Isola, anche alla luce di un approfondimento realizzato dal Financial Times e dedicato proprio alla “fabbrica delle bombe” di Domusnovas.
Il parere del Tar
La presidente Todde tiene duro, il Tribunale amministrativo regionale dà invece ragione alla Rwm Italia. Il Tar Sardegna, infatti, ha accolto il ricorso della società contro la Regione «colpevole di non aver concluso nei tempi dovuti la procedura di Valutazione di impatto ambientale (Via) relativa al progetto del “Nuovo Campo Prove R140 e dei nuovi Reparti R200 e R210”, realizzati in località San Marco, nel Comune di Iglesias». Rwm Italia aveva chiesto alla Regione di pronunciarsi sulla compatibilità ambientale delle opere già costruite tra il 2019 e il 2021, dopo che il Consiglio di Stato, con una sentenza del 2021, aveva annullato una precedente decisione della Giunta regionale che aveva escluso il progetto dalla Valutazione d’impatto ambientale. In un secondo momento, nel 2022, era arrivata una nuova richiesta, fino alle ulteriori integrazioni del 2025. «Il Tar Sardegna», dichiara l’amministratore delegato di Rwm Italia, Fabio Sgarzi, «ha accolto i due ricorsi presentati dall’azienda per vedere riconosciuta, da un lato, l’inerzia della Regione che colpevolmente ritarda l’adozione del provvedimento di Via ex-post inerente ai nuovi reparti completati nel 2021; dall’altro, la mancanza di trasparenza del medesimo ente, che ci ha negato la visione di importante documentazione prodotta dall’amministrazione regionale al termine dell’istruttoria procedimentale». Sgarzi prosegue: «Il Tar ha accertato la violazione della Regione e le ha ordinato di chiudere il procedimento entro al massimo sessanta giorni. Qualora questo non avvenisse, il provvedimento finale sarà rimesso al ministero dell’Ambiente».
Sulle barricate
Alessandra Todde non si scompone. «Abbiamo ribadito con chiarezza il massimo rispetto per i lavoratori e le loro famiglie, che intendiamo tutelare. Sono le stesse famiglie che, negli anni in cui ero al ministero dello Sviluppo economico, ho difeso quando Rwm decise di ridurre l’organico in assenza di commesse con l’Arabia Saudita. Non possiamo però ignorare che si tratta di un’attività che comporta rischi per il territorio e per la salute delle persone che lo vivono, a partire dagli stessi lavoratori». Quindi le discussioni proseguiranno, insieme alle polemiche. L’espansione in terra sarda della “fabbrica delle bombe” non sarà agevole. «La Sardegna è una terra bellissima: in quel sito possiamo produrre altro, magari formaggi e mattoni», dice sarcastico Angelo Cremone. «Basta morte, basta bombe. Quelli sono posti di lavoro “malati”. L’occupazione deve dare vita».