repubblica.it, 30 ottobre 2025
Incontri hard con rapina: la trappola del finto marito che esce dall’armadio. “E tu che ci fai qui?”
Qualcuno aveva fissato un appuntamento con una donna avvenente, attirato da annunci pubblicati su un sito di incontri a pagamento. Altri cercavano rapporti a tre, con due donne. Tutti, però, finivano nella stessa casa al Collatino. E qui, dopo aver consegnato il denaro, venivano invitati a spogliarsi. A quel punto, all’improvviso, un uomo usciva dall’armadio, o magari da un’altra stanza della casa. E fingendosi il marito geloso, aggrediva e derubava il malcapitato di turno.
Era questo il trucco messo in piedi da una finta escort e da due complici: un sistema collaudato che ha mietuto decine di vittime. Ma ieri la vicenda si è chiusa con una condanna: la donna e uno dei due complici hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato e sono stati condannati a scontare 3 e 4 anni di carcere. Il terzo indagato invece affronterà un processo con rito ordinario. Infatti era già stato rinviato a giudizio.
Diverse le truffe, le rapine e le percorse contestate, a vario titolo, ai tre protagonisti degli atti stilati dalla procura di Roma. Sono carte che raccontano come si articolava il sistema ideato.
Iniziava con diversi annunci, pubblicati nei siti di incontri. Nomi e numeri telefonici differenti, ma la voce al telefono era sempre la stessa, quella di una donna gentile, che spiegava prestazioni e compensi. Poi fissava l’appuntamento.
La messinscena vera e propria, la recita, avveniva in un appartamento a Casal Bruciato, dove si recavano i clienti della finta escort. Bussavano alla porta, poi la donna, in abiti succinti e con un sorriso smagliante, invitava la vittima ad accomodarsi. Quindi a consegnare i soldi in anticipo. Una volta pagato, gli uomini si spogliavano. A questo punto le cose non andavano come avevano previsto. Perché all’improvviso sbucava un complice dal nulla spacciandosi per il marito geloso: «Che ci fai qui? Non ti vergogni? Se non te ne vai ti sfondo», diceva. Il cliente, completamente nudo,veniva aggredito: calci, pugni, bastonate e minacce con un coltello. Veniva fatto allontanare da casa. Le vittime, nella maggior parte dei casi, scappavano terrorizzate, lasciando dietro di sé vestiti, portafogli e telefoni. Altre volte venivano minacciate per estorcere denaro e preziosi. In un caso, i truffatori sono riusciti a portare via anche un’auto.
Secondo il pm Antonio Verdi, i tre non si limitavano alla truffa della finta escort: avrebbero commesso anche altri reati. Tra questi, la rapina al titolare di una farmacia in zona Casal Bruciato e la messinscena del «poliziotto antidroga»: fermavano automobilisti spacciandosi per agenti, poi rubavano soldi, carte di credito e altri oggetti di valore. Tra le vittime risulterebbe anche un tassista, costretto a trasportare gratuitamente uno degli indagati, sotto minaccia.