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 2025  ottobre 30 Giovedì calendario

Intervista a Paola Barale

«Ho partecipato al mio funerale» dice sorridendo Paola Barale, che nel nuovo reality The traitors condotto da Alessia Marcuzzi, ambientato in un castello in Val di Non, finisce nella bara. «Ah sì, alla fine eravamo in tre e hanno chiuso la mia… Tutto in grande stile però: carrozza, cavalli neri col pennacchio. Mi ha fatto una certa impressione ma mi posso ispirare, per quando sarà». In questo nuovo gioco (prodotto da Fremantle Italia per Amazon MGM Studios, da oggi su Prime Video), Barale e gli altri concorrenti – Michela Andreozzi, Filippo Bisciglia, Giancarlo Commare, Giuseppe Giofrè, Pierluca Mariti, Tess Masazza, Alessandro Orrei, Mariasole Pollio, Raiz, Aurora Ramazzotti, Daniele Resconi, Rocco Tanica, Yoko Yamada – si sfidano tra “traditori” e “leali”, per accumulare il montepremi.
Cinquantotto anni, la ragazza che conquistò la popolarità come sosia di Madonna, volto dei programmi dei record di Mediaset (La ruota della fortuna accanto a Mike Bongiorno, La sai l’ultima? con Gerry Scotti, Buona domenica con Costanzo, e Cascina Vianello con la coppia Vianello-Mondaini), ha detto tanti no ai reality come concorrente (ha fatto l’inviata), ma stavolta ha deciso di mettersi in gioco.
Cos’ha “The traitors” di diverso?
«Per me non è un reality: nei reality ti chiudono in una casa, ti spediscono su un’isola dove c’è un perimetro. Vieni ripresa in tempo reale. È vero che con The traitors eravamo chiusi in un castello, ma non tutto il giorno. Poi è registrato, montato: io lo definirei un game show».
Un game show con il morto.
«Pensi che ero morta ma non lo sapevo… I concorrenti scoprono la mattina chi manca all’appello, nel mio caso eravamo tutti insieme. L’approccio è anche psicologico, mi ha incuriosito. Intanto è la prima produzione italiana e mi piace essere la prima a fare e cose. Qualcuno l’ha paragonato a La Talpa ma non sono simili».
Dovevate seguire le regole?
«In 14, tutti insieme. Produzione severa, le finestre blindate con le pellicole, cercavo sempre di sbirciare. Incognita totale sul progetto: per me, che devo avere tutto sotto controllo, una sfida vera. Quando è venuta la macchina a prendermi, non sapevo né chi fosse la conduttrice, né chi fossero i concorrenti. Ho dato due o tre nomi di persone che non volevo vedere. Non erano state prese in considerazione».
Come si è trovata con il cast?
«Mi ha divertito. Rocco Tanica, abilissimo giocatore, è quello con cui ho legato di meno. Anche perché non potevamo interagire, parlavamo tra di noi solo in presenza degli adetti alla produzione, ci facevano indossare le cuffie per non sentire e ci mettevano le bende sugli occhi per non farci vedere dove andavamo. Strategia di gioco».
Nella vita è più leale o traditrice?
«Una leale che si prende le bastonate, questo non è il mio gioco ideale. Mi piaceva l’idea di mettermi alla prova per capire quanto le mie batoste mi avessero insegnato a riconoscere i traditori, The traitors svela le persone».
Oggi concorrente del reality, per anni volto della tv dei grandi ascolti: fa mai bilanci?
«Uno dei bilanci è che tutti i grandi della tv non ci sono più, è sparita la generazione di Mike, Baudo, Vianello. Tutte le persone con cui ho cominciato, e che fanno parte di un passato glorioso».
Valletta di Mike Bongiorno a “La ruota della fortuna”, la colpisce che 40 anni dopo con Gerry Scotti e Samira il programma campione di ascolti?
«Gerry è un conduttore meraviglioso, unico vero erede di Mike. Come Mike, sa arrivare al pubblico: è lo zio, il fratellone, l’amico. La ruota fa un risultato clamoroso, è un gioco vincente. Non mi stupisco del successo anche dopo 40 anni, lo studio è bellissimo, c’è la band. Samira è molto brava. Unico appunto, ma non vorrei essere fraintesa, è che Gerry la tratta come Mike trattava me».
Ma non è la valletta muta. La coinvolge, non le sembra?
«L’approccio è più paritario, è vero. Samira gira il cartellone, ha un ruolo, non è il contorno. La tv è ancora così, non voglio dire maschilista, ma insomma è fatta per ruoli. L’apprezzamento va bene, le battute sono carine, ma mi sembrano quelle. È il ruolo della donna che va cambiato: non sto dicendo che Gerry tratti male Samira. Ma mi piacerebbe che anche a La ruota della fortuna si sdoganasse la valletta: chiamatela baccio destro, co-conduttrice. Samira potrebbe dare ancora di più».
È partita come sosia di Madonna, ma quando era ragazzina a Fossano (Cuneo) cosa sognava?
«L’unica cosa che si avvicinava al mondo artistico era fare la deejay alla radio, tipo La Pina. Avevo un mangiadischi arancione, mettevo su Un corpo e un’anima di Wess e Dori Ghezzi e partivo con le dediche: “Da Giuseppe a Roberta con tanto amore”. Ho fatto l’Isef, che adesso si chiama Scienze motorie, volevo diventare insegnante di ginnastica. Poi ho imitato Madonna: mamma mi dava 5 mila lire a settimana, da sosia guadagnavo tantissimi soldi di più. Mi sono detta: “Me lo faccio piacere”».
Non la divertiva?
«Non mi è mai piaciuto. Imitavo una grande star, mi dicevo: parto da Fossano, ma dove vado? Madonna aveva gli abiti di Jean-Paul Gaultier, io portavo quelli cuciti da mamma… Poi, però, con i primi soldi sono andata a vivere da sola, mi sono comprata la moto».
E com’è arrivata in tv?
«Durante l’estate, i fotografi di Fossano mi chiesero di fare un servizio come Madonna, con loro facevo le pubblicità locali, per l’olio del contadino della provincia di Cuneo. Avevano contatti con Milano. Lavoravano con l’agenzia Caremoli, reparto sosia. Portarono le foto, mi presero e iniziai. A 18 anni non avevo mai preso l’aereo, partii per Parigi, giravo. Così chiesi di poter fare provini non solo come Madonna, ma come Paola Barale. Ne feci tanti, anche quello per le Bingo girls, con Mike Bongiorno. Mi prese per La ruota della fortuna: sette anni insieme».
Si arrabbiò quando andò via per affiancare Gerry Scotti.
«Lo ringrazierò per tutta la vita, gli devo devo tutto. Erano anche altri tempi, Mike non era mio amico, ma sono andata al battesimo di Leolino, il figlio Leonardo. Era un’istituzione, un maestro molto molto severo. Ringrazio questo mestiere che mi ha fatto incontrare lui, Costanzo, Sandra e Raimondo, Baudo. Come loro non c’è più nessuno. Per la tv si è chiusa un’era, mi fa un certo effetto».
Tra due anni compirà 60 anni: il rapporto con l’età?
«Un po’ mi dispiace diventare grande, ma me ne faccio una ragione; se non puoi combattere un nemico, cerchi di allearti con lui. Credo di essere una donna fortunata, come mi dicono, sono ancora croccante. Forse il fatto di non avere figli mi ha aiutato, nel senso che sento meno responsabilità. Non che le donne che hanno figli abbiano più difficoltà a essere croccanti, chiariamo, ma responsabilità importanti ti cambiano l’approccio con la vita. Io la affronto con una concreta leggerezza».
È grata?
«La vita è stata generosa con me. Ho perso mia mamma a marzo, aveva 85 anni, me la sono goduta. È tragico, ma non è come affrontare un lutto da ragazzina».
Tra le tante cose che ha fatto, ha scritto un libro sulla menopausa “Non è poi la fine del mondo” (Sperling & Kupfer). Come le è venuto in mente?
«Il sottotitolo è Il potere della fragilità. A me sarebbe piaciuto Non è poi la fine del mondo – Ma si stava meglio prima… L’ho scritto per abbattere i tabù. I titoli dei giornali? “Il dramma della Barale”. Sono stata contenta di presentarlo nella sala stampa della Camera dei deputati con l’onorevole Martina Semenzato, e di poter raccontare la mia storia: sono in menopausa da quando avevo 42 anni. Le donne per stare bene devono essere supportate dalla sanità pubblica, perché stare bene – tra ormoni e visite specialistiche – ha un costo. E mi fa piacere che questo sia diventato una mozione di legge».
Ha guadagnato tanti soldi?
«Sì ma non sono ricca perché non sono succube del denaro. Per me è una merce di scambio, lo spendo per la mia libertà: per i viaggi o anche per una bella borsa».

Nel 2001 lascia Mediaset: la televisione le è mancata?
«Moltissimo. Io lasciai Buona domenica e Mediaset lasciò me. Pensavo di riuscire a fare altro, non fu così. Come diceva il mio amico Costanzo: “Nessuno di noi è indispensabile, siamo tutti facilmente sostituibili”».
Mai virato verso la Rai?
«No. Comunque, in questi anni, non è che non mi sia stato offerto niente. Ma erano cose che non mi interessavano. Però un ritorno in tv, con un bel programma, mi piacerebbe».
Oggi fa l’opinionista.
«È un ruolo anche quello, è interessante ma mi piacerebbe fare anche altro. Vado a La vita in diretta da Alberto Matano, è molto carino il tavolo, dico la mia e incontro persone che non incontrerei altrove».
È mai stata vittima di avance pesanti?
«Riesco a tenere a bada le persone, dal punto di vista professionale mai scesa a compromessi. Qualcuno ci ha provato, ma non così tante volte. Se la situazione fosse diventata ingestibile non mi sarei fatta problemi a denunciare. Sempre bloccato prima».
Cosa deve avere un uomo per piacerle?
«Non cerco niente. Se proprio dovesse capitare, dovrebbe essere qualcuno che ha tempo per me, simpatico, gentile, bello e più giovane di me. Mi piacciono gli afroamericani, non per il tronchetto della felicità… Mi piace chi ha una cultura e un background diversi, che mi sappia stupire e abbia voglia di stupirsi. Deve amare gli animali e aver voglia di fare progetti insieme. Un po’ come andare su Marte. Come diceva la mia amica Eva Robin’s: “In attesa di quello giusto, mi diverto con quelli sbagliati”. Quando ero ragazzina, non mi sarei mai immaginata che sarebbe andata così».

Viene da una famiglia unita?
«Papà e mamma sono stati 65 anni insieme, non li ho mai mai visti litigare. Avranno pure avuto qualche problema, ma non l’ho mai percepito. Andata via da Fossano, con questa idea della coppia, ho capito in prima persona che le cose andavano diversamente. Alla fine tutte le esperienze mi hanno reso consapevole e diffidente».