corriere.it, 30 ottobre 2025
L’evasione fiscale è di 90 miliardi (nel 2022)
Il 14 ottobre, in questa rubrica, annunciavamo l’imminente pubblicazione, ad horas, della Relazione sull’economia non osservata, ovvero sull’evasione fiscale e contributiva. La relazione è stata trasmessa alle Camere insieme alla legge di Bilancio ed è stata pubblicata sul sito del ministero dell’Economia e delle Finanze soltanto ieri. Un ritardo dovuto, come si spiega, a un vuoto normativo e alla necessità di correggere alcuni dati statistici, oltre all’eliminazione degli inevitabili refusi. 
Peccato questo ritardo perché la discussione sulla legge di Bilancio si sarebbe arricchita dell’importante contributo del documento redatto dalla Commissione presieduta da Nicola Rossi. Il dato sull’evasione, solo fiscale, che per il 2022 è di circa 90 miliardi. È il cosiddetto tax gap, ovvero la differenza tra le imposte versate e quelle dovute. In leggera risalita, di 3 miliardi, rispetto all’anno precedente ma con un’inflazione a quel tempo dell’8 per cento. Non sono poche le risultanze positive e incoraggianti – anche per l’esecutivo – del lavoro svolto dalla Commissione. 
L’evasione fiscale e contributiva si riduce grazie alla digitalizzazione dell’economia. Soprattutto per l’Iva, che è una imposta europea e ci vedeva tra i più accaniti evasori. Lo siamo ancora ma un po’ meno. Nel 2005 il nostro tasso di evasione era superiore di 16 punti rispetto alla media europea, nel 2022 solo di due punti. Nel complesso l’incidenza del nero è del 9,1 per cento del Prodotto interno lordo (Pil), però in contrazione di 2,5 punti percentuali rispetto al picco del 2014. In dieci anni si è ridotta di un quinto. La relazione conferma che siamo sulla strada giusta per ridurre l’evasione fiscale e contributiva. Grazie soprattutto alla digitalizzazione dell’economia, accelerata dal Covid.