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 2025  ottobre 29 Mercoledì calendario

L’agonia delle foreste italiane tra incendi record, emergenza bostrico e mancata pianificazione

Un anno da dimenticare. Nel 2025, in Italia, numeri record per incendi, accelerazione della crisi climatica e ancora ritardi – ormai cronici – nella gestione sostenibile del patrimonio naturalistico. Ed è così che quello in corso, per le foreste italiane, si farà ricordare come un anno da bollino rosso. Sono i dati di Legambiente, ufficializzati oggi a Roma in occasione della VIII edizione del Forum Foreste.
Stando al report, da inizio anno e sino al 15 ottobre, sono bruciati oltre 94mila ettari, pari a 132 mila campi da calcio, quasi il doppio rispetto al 2024. Il Sud resta l’area più compromessa: a cominciare dalla Sicilia con 606 incendi e oltre 49mila ettari in fiamme. Segue la Puglia con 114 incendi che hanno distrutto più di 8mila ettari. Sul triste podio sale anche la Campania con 6.129 ettari in 185 eventi. Seguono la Basilicata (4.594 ettari), il Lazio (4.393) e la Sardegna (3.752). Le province più colpite sono quelle siciliane di Agrigento, Caltanissetta, Trapani, seguite da Cosenza e Foggia.
Eventi estremi legati alla crisi climatica contribuiscono a rendere il quadro ancora più allarmante. Un dato su tutti: per il nostro Paese, secondo Copernicus, la scorsa estate è stata la quinta più calda dal 1950 ad oggi. A preoccupare è anche la proliferazione di un coleottero, il bostrico, che sta creando gravi danni alle foreste alpine, causando la morte di molti abeti rossi. Solo in Trentino, i danni economici dal 2019 e sino a metà 2024 sono stati stimati in 2,7 milioni di metri cubi di legname persi.
Un contesto di emergenza, nel quale l’Italia sta progressivamente perdendo anche quelli che Legambiente definisce «preziosi alleati nella mitigazione dei cambiamenti climatici», dal momento che le foreste sono «pozzi naturali di assorbimento e stoccaggio di anidride carbonica».
Secondo i numeri di Eurostat, la Penisola è tra i Paesi europei con la maggiore crescita della superficie boschiva che- con i suoi 10 milioni di ettari – copre il 38% del territorio nazionale. Da qui la richiesta di una gestione forestale sostenibile: solo il 18% delle foreste ha un piano e l’incremento di nuovi ettari certificati si è fermato ad appena l’1%. Inoltre, il comparto manifatturiero del legno arredo, per l’approvvigionamento della materia prima, dipende dall’estero considerando che importiamo circa l’80% del nostro fabbisogno. Di pari passo, è necessario valorizzare il riuso dei materiali e la sostituzione di quelli tradizionali e più inquinanti con materiale rinnovabile, contrastando anche commercio illegale e deforestazione.
«Questo settore – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – è fondamentale per la transizione ecologica e la bioeconomia circolare. Serve maggiore integrazione tra politiche nazionali, regionali e strategie comunitarie e globali; ma anche un cambio di passo delle Regioni nell’attuazione delle politiche territoriali. Inoltre, occorrono risorse ordinarie adeguate, includendo la messa a dimora di alberi in aree urbane e agevolazioni per chi investe in green jobs».
Dal Forum partono dieci proposte al Governo, con tre linee guida principali: lotta alla crisi climatica, contrasto e prevenzione incendi e piena applicazione della Strategia Nazionale sulla Gestione Forestale. Infine, è necessario applicare il regolamento europeo sulla deforestazione, causata da agricoltura e allevamento intensivi, eccessivo sfruttamento delle risorse, espansione urbana incontrollata. Secondo Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette di Legambiente, «l’Italia può raggiungere i target 2030 previsti solo se farà crescere la quantità di boschi, tutelerà il 30% del territorio e destinerà a riserva integrale il 10% delle foreste».