lastampa.it, 28 ottobre 2025
SocialMediaGirls e deepnude, ecco come funziona il porno-Ai
Un enorme ecosistema in cui la pornografia incontra l’hacking e l’intelligenza artificiale. È il mondo di portali come SocialMediaGirls.com, sito che diffonde – tra le altre cose – immagini di nudo create con l’Ai, tra cui moltissime foto di Vip italiane. Piattaforme che raccolgono milioni di utenti e funzionano come centrali di smistamento di immagini rubate, manipolate o create da zero grazie ad algoritmi sempre più sofisticati. Ma partiamo dall’inizio.
Le origini
Nel 2019 un programmatore russo lancia DeepNude, la prima applicazione capace di “spogliare” le foto delle donne utilizzando reti neurali. Il software generava versioni digitali di persone vestite, sostituendo gli abiti con seno e genitali femminili. Anche applicato a uomini, continuava a trasformare i pantaloni in vulve, rivelando un design pensato principalmente per immagini di donne. Il programma fu ritirato poco dopo il lancio a causa delle polemiche, ma il suo codice continuò a circolare su Telegram e nel dark web. Oggi, il termine «deepnude» indica questa categoria specifica di deepfake. Il programmatore, dal canto suo, ha dichiarato di essersi ispirato ai gadget immaginari come gli «occhiali a raggi X» degli anni ’60 e ’70, sviluppando l’app inizialmente per «curiosità e divertimento».
Un sistema opaco e blindato
Oggi, rintracciare i proprietari dei siti che diffondono deepnude è praticamente impossibile. I domini sono protetti da più strati di anonimizzazione, schermati dietro società offshore e server esteri, spesso riconducibili a network con base in Russia o in Paesi privi di accordi di cooperazione giudiziaria. È uno schema tipico dei forum illegali e delle piattaforme del dark web: l’infrastruttura è progettata per nascondere identità e flussi economici, con continui cambi di indirizzo Ip e mirror site che sfuggono a ogni blocco. Dietro l’anonimato, però, si muove un’industria molto redditizia.
Sesso, algoritmi e pubblicità
Prendiamo come esempio proprio SocialMediaGirls.com. La prima sezione del forum è dedicata agli «annunci pubblicitari». È qui che si comprende la portata economica del fenomeno.
Tra i banner compaiono slogan come: «Crea il tuo schiavo sessuale». Oppure: «Chatbot erotici non censurati: scegli la tua ragazza Ai personale, sexy e sempre online». Dietro questi messaggi si trova una galassia di app e siti che promettono di creare compagni virtuali, partner «programmabili» o avatar erotici costruiti su misura. L’utente sceglie ogni dettaglio: il corpo, il colore della pelle, l’età, la voce e perfino la personalità del personaggio. Alcune piattaforme permettono di caricare foto reali – «a patto che siano maggiorenni» – trasformando così persone in materiale sessuale.
Un’economia sommersa
Un mercato artigianale ma vasto: utenti che offrono servizi personalizzati di «nudificazione», pacchetti con stili diversi (realistici, fumettati, anime), dove si può persino scegliere il volto della vittima caricando foto prese dai social. Il pagamento? La maggior parte in criptovalute, ovviamente, con abbonamenti cha vanno dai 10 ai 400 euro. Ogni click su un thread apre una finestra pubblicitaria verso un sito pornografico affiliato. Ogni visualizzazione genera profitto. Non tutti, però, usano questi spazi per «giocare» con l’Ai. Alcune creatrici di contenuti, come modelle o utenti di OnlyFans, li sfruttano per farsi pubblicità. È un mercato in cui pornografia, pubblicità e fantasia si fondono in un unico flusso di dominio digitale.
Cosa dice la legge
Ma tutto questo è legale? No, infatti non lo è. In Italia, dal 10 ottobre 2025 la Legge 132/2025 punisce la diffusione senza consenso di immagini, video o audio manipolati con l’Ai, con pene da uno a cinque anni. A inizio ottobre, il Garante Privacy ha già bloccato app come Clothoff, che generavano immagini nude senza controllo sul consenso.
Aggirare le linee guida
Le grandi aziende tecnologiche – da OpenAI a Google – hanno poi introdotto filtri severi contro la creazione di materiale pornografico. Ma nei forum e su Telegram proliferano guide per aggirarli: manuali di jailbreaking, ossia l’arte di evitare le linee guida dei modelli di intelligenza artificiale. La pornografia, perciò, non è più “prodotta”, ma estratta: catturata nei flussi digitali, raffinata, catalogata e rivenduta. E non ci si ferma più alle foto: bot su Telegram trasformano le immagini in veri e propri video pornografici, oggi richiesti da centinaia di migliaia di utenti. Un pubblico enorme che alimenta anche un’economia parallela di sextortion: ricatti basati su immagini intime, vere o artificiali, diffuse o minacciate in cambio di denaro. In questo sistema sofisticato, SocialMediaGirls, Phica.eu e gli altri non sono solo siti: sono la punta dell’iceberg.