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 2025  ottobre 28 Martedì calendario

Allarme Pil in Germania: con la paralisi dei chip terza recessione in vista

La paralisi dei semiconduttori potrebbe far ripiombare la Germania per il terzo anno consecutivo nella recessione. Al momento le stime del governo e dei principali istituti economici prevedono per quest’anno un Pil stagnante (lo 0,2%). Ma se l’attuale crisi delle forniture dei microchip dalla Cina dovesse prolungarsi e causare ad esempio il blocco parziale o totale delle fabbriche automobilistiche, la prima economia europea rischia di ingranare di nuovo la retromarcia.
Un’analisi dell’associazione delle aziende farmaceutiche ha calcolato che la crescita potrebbe rallentare tra lo 0,04 e lo 0,5%, a seconda di quanto durerà il freno alle catene di montaggio del settore automobilistico e dell’indotto. E lo studio degli economisti Claus Michelsen e Simon Junker non prende neanche in considerazione gli effetti su altri settori cruciali come i macchinari o l’elettronica. Né calcola le conseguenze sui consumi che potrebbe avere un eventuale ricorso alla “Kurzarbeit”, alla settimana corta per i lavoratori dell’auto. Sono stime limitate al settore dell’auto: gli effetti complessivi sul Pil rischiano di essere insomma ancora più pesanti.
Intanto Volkswagen sta correndo ai ripari: il più grande gruppo automobilistico europeo sta negoziando con un fornitore alternativo a Nexperia e ha fatto sapere nel fine settimana di avere ancora sufficienti scorte di semiconduttori per mantenere aperti gli stabilimenti questa settimana. Ma il futuro è incerto. E secondo indiscrezioni, dopo la nazionalizzazione coatta della cinese Nexperia imposta dai Paesi Bassi perché l’azienda cinese era finita sulla lista delle sanzioni americane e per impedire il trasferimento in Cina di know-how cruciale, anche il governo Merz starebbe ripensando i suoi rapporti con la controllata di Wingtech. All’inizio di ottobre era stata la mossa dei Paesi Bassi su Nexperia ad aver fatto scattare il blocco delle forniture di chip dalla Cina.
In più il governo tedesco sta cercando una soluzione a Bruxelles. E non solo per trovare il modo di sbloccare le forniture dei semiconduttori. Da mesi cresce la preoccupazione per le restrizioni sempre più pesanti inflitte da Pechino all’export delle terre rare. La scorsa settimana l’Handelsblatt aveva riferito di pressioni congiunte del cancelliere Merz e del presidente francese Emmanuel Macron sulla Commissione europea per attivare lo strumento anti-coercizione contro la Cina, per rispondere insomma con dazi pesanti e altre misure restrittive al taglio dell’export delle terre rare, cruciali anche per il settore della difesa.
Ma la crisi è anche diplomatica. Venerdì scorso il ministro degli Esteri Johann Wadephul ha cancellato una visita ufficiale in Cina perché era riuscito a ottenere soltanto la conferma a un incontro con il suo omologo Wang Yi. Il ministro cristianodemocratico avrebbe voluto discutere con i suoi interlocutori cinesi delle gravi impasse commerciali attuali, ma anche della guerra in Ucraina. Ieri il portavoce del ministero degli Esteri Guo Jakun ha ricordato a Berlino che una collaborazione con Pechino avvantaggia entrambi e ha chiesto “rispetto reciproco” nelle relazioni, “soprattutto nella fase attuale”, delicatissima. Non è ancora chiaro quando Wadephul partirà per la Cina: quello del capo della diplomazia tedesca avrebbe dovuto essere un viaggio per preparare il terreno alla visita ufficiale del cancelliere Merz. Che resta dunque per il momento ancora per aria.