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 2025  ottobre 28 Martedì calendario

Omicidio di Giulia Cecchettin, la procura conferma il processo d’appello per Filippo Turetta: chiederà le aggravanti

Si terrà il processo d’appello a Filippo Turetta, condannato all’ergastolo per l’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre 2023 a Fossò, nel Veneziano. All’epoca entrambi avevano 22 anni. Si terrà nonostante Turetta – il 3 dicembre 2024 condannato al «fine pena mai» dalla Corte d’Assise di Venezia – abbia scritto una lettera per declinare questa possibilità: «Accetto l’ergastolo, non chiedo attenuanti».
Era stata una mossa a sorpresa. Pochi giorni fa il giovane aveva scritto di suo pugno la rinuncia al processo d’appello in una lettera alla Corte d’Assise di Venezia, spiegando così la sua decisione: «Non chiedo attenuanti». 
Il procuratore ha deciso di andare avanti
Il procuratore generale di Venezia, Federico Prato, pare abbia deciso di andare comunque avanti. E così il prossimo 14 novembre l’udienza dovrebbe tenersi in Corte d’Assise d’Appello. La domanda che sta attraversando i procuratori, le Corti, gli avvocati a vario titolo, compresi quelli di parte civile, è: perché? Turetta non vuole combattere in aula le decisioni più controverse: i suoi legali Giovanni Caruso e Monica Cornaviera miravano a far cadere la premeditazione e dunque a ridimensionare la condanna all’ergastolo. La Procura generale ha impugnato la sentenza di primo grado perché non è stata riconosciuta l’aggravante della crudeltà, circostanza che aveva sollevato un dibattito pubblico molto denso.

L’aggravante non riconosciuta
Poi tra accusa e parti civili era stata affrontata la questione della persecuzione, aggravante non riconosciuta. Ma come uno manda centinaia di messaggi al giorno, dall’alba all’ora di andare a dormire, a una ragazza e non viene considerato un soggetto che irrompe nella vita di una donna? In tempi nei quali anche i vibrati dissapori tra vicini di casa vengono riconosciuti come atti persecutori? Ci si potrebbe passare sopra visto che Turetta non vuole fare appello, non vuole difendersi, non vuole tornare su quel sentiero dell’assassinio che ha reso la sua vita affettiva un deserto dopo l’omicidio e la sua esistenza una espiazione della quale accetta le condizioni stabilite dalla sentenza di primo grado. E lo ha comunicato pubblicamente agli avvocati Caruso e Cornaviera, oltre che alla Corte. Ha già l’ergastolo da scontare ed è da escludere l’isolamento, perché conseguente solo a un reato in continuazione. Che non c’è.
Reo confesso di aver aggredito, immobilizzato e accoltellato per venti interminabili minuti e con 75 colpi la sua ex fidanzata la notte tra l’11 e il 12 novembre 2023. Poi si era caricato il corpo in auto ed era scappato per giorni fino in Germania. «Va capito se ha senso tenere in piedi il ricorso in appello – osserva Stefano Tigani, legale del pool della famiglia Cecchettin. Alla fine, l’ergastolo c’è già ed è la pena massima. Lo stalking è un serio problema generale nelle relazioni degradate ed è tema dell’appello dell’accusa.