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 2025  ottobre 28 Martedì calendario

Algoritmi e padroni

Nel confronto Usa-Cina giusto concentrarsi su dazi e terre rare, ma attenti a non sottovalutare la partita di TikTok e della sovranità algoritmica con le sue conseguenze anche politiche. Donald Trump e Xi Jinping si preparano a fare scelte che muovono interessi economici e strategici enormi, fisici, visibili: prezzi che salgono, balzelli da pagare, impatti sulle Borse, merci che spariscono dagli scaffali, produzioni industriali bloccate, ad esempio Ford e Jeep.
Le due aziende hanno già dovuto fermare alcune catene di montaggio per mancanza di parti che contengono metalli rari estratti o raffinati in Cina.
Così l’accordo su TikTok, ormai pronto per la firma, rimane un po’ in ombra: fine di una telenovela suggestiva che riguarda soprattutto i giovani americani, ormai dipendenti dal bombardamento di video più o meno divertenti della Rete cinese. Minacciavano una rivolta qualora TikTok fosse stata messa al bando negli Stati Uniti come previsto da una legge votata dal Congresso alla quale si erano opposti in pochi, tra i quali la sinistra radicale di Alexandria Ocasio-Cortez. Che oggi potrebbe festeggiare l’accordo salvo che per un piccolo particolare: l’intesa trasferisce il temutissimo controllo algoritmico cinese, il «cavallo di Troia piazzato in mezzo agli Stati Uniti» denunciato dal Congresso, a una società privata nella quale Pechino avrà una quota di minoranza, mentre il controllo sarà in mano a figure imprenditoriali tutte vicine a Trump: da Larry Ellison alla famiglia Murdoch a Silver Lake Partners (partner delle aziende di suo genero, Jared Kushner).
Cosa significa tutto questo? «Controllo degli algoritmi di raccomandazione» è per molti di noi un’espressione della quale fatichiamo a percepire l’importanza: immateriale, impalpabile. Ma ha un peso rilevante sulle nostre vite nel campo degli acquisti e dell’informazione (privilegiando nelle reti sociali certi contenuti commerciali, propagandistici e di distribuzione o alterazione della realtà). Ed ha cominciato ad averlo, e lo avrà sempre più, anche nel campo della politica. Con l’aggravante che il peso di questi algoritmi sul voto è impossibile da misurare e il loro modo di funzionare è sconosciuto perché dipende da codici privati e segreti: le aziende che li gestiscono possono modificarli in modo occulto e a loro piacimento. Ce ne accorgiamo, in modo vago, solo quando qualcuno esagera: come quando Elon Musk, infuriato perché i post su X di Biden ricevevano più interazione dei suoi, ha fatto modificare il funzionamento dell’algoritmo della sua Rete sociale per ottenere un repentino capovolgimento della situazione a suo favore.
È vero che (come scritto ieri dal Foglio ) sono in arrivo anche algoritmi che premiano la qualità dei contenuti anziché la vastità dell’audience raggiunta. Ma, anche qualora dovessero diffondersi (cosa tutt’altro che certa, visto che richiede cambiamenti radicali dei modelli di business e una volontà di regolamentare svanita dal dibattito americano), ciò avverrebbe nell’arco di diversi anni.
Democratici e repubblicani erano insorti contro TikTok accusata di mettere nelle mani di Pechino uno strumento con una capacità capillare di raccogliere dati privati sui cittadini americani (la Rete cinese ha 170 milioni di utenti nel Paese) e di influenzare l’opinione pubblica coi suoi messaggi. Sospetto alimentato dal fatto che la versione cinese di TikTok, Douyin, è assai diversa da quella Usa: non solo censura le espressioni di dissenso politico, ma promuove, mettendoli in primo piano, contenuti «costruttivi» come l’importanza, per i giovani, di eccellere nelle materie scientifiche, l’etica di un forte impegno nello studio e nel lavoro, relegando nelle retrovie manifestazioni di disagio e argomenti «leggeri». TikTok, invece, è il trionfo della leggerezza (a volte anche peggio), ma è popolarissimo ed ha, quindi, anche influenza politica.
Trump, che a suo tempo aveva appoggiato la messa al bando sulla base del primo argomento, il rischio di spionaggio, arrivato alla Casa Bianca ha cambiato rotta sulla base del secondo fattore e lo ha detto con franchezza: TikTok mi ha aiutato ad avere il voto dei giovani. Con la Rete e il suo algoritmo in mani amiche può fare molto di più: non a caso, fatto l’accordo sulla struttura societaria, Pechino e Washington hanno continuato a discutere proprio della sovranità sull’algoritmo.
Se ne avrà il controllo, Trump saprà come usarlo: il suo team ha preso dimestichezza con la gestione dei meccanismi occulti delle reti sociali costruendo quella del presidente, Truth Social. Tutti i sondaggi dicono che, con giornali e tv che hanno perso peso, i social (ora in interazione con l’intelligenza artificiale) sono diventate il canale prevalente d’informazione, anche politica. Trump fa, comunque, terra bruciata dichiarando i media tradizionali “nemici del popolo” e favorendo l’acquisizione di reti televisive da parte di suoi alleati (c’è già riuscito con Cbs, ora ha nel mirino Cnn), mentre nel campo dei social media l’attore principale, Mark Zuckerberg (Facebook, Instagram, WhatsApp), a suo tempo minacciato di galera a vita da Trump, è tornato faticosamente nelle sue grazie e vuole cooperare col presidente. Quanto a X (ex Twitter) è nelle mani di Musk che, pur non avendo più i buoni rapporti di un tempo con Trump, odia i democratici. TikTok è, per il presidente, la ciliegina sulla torta.
Perché, dopo aver chiamato robbery, rapina, la pretesa Usa di prendere il controllo di TikTok, Xi Jinping cede? Vedremo fino a che punto l’algoritmo (che è di proprietà cinese e verrà ceduto su licenza agli americani che lo altereranno) sarà totalmente fuori dalla portata di Pechino. Ma, dopo aver sfruttato per cinque anni la sua influenza sociale sui giovani americani senza che la politica Usa se ne accorgesse o reagisse, probabilmente il leader cinese ritiene che un’arma ormai palese sia un’arma spuntata: può essere usata come merce di scambio per ottenere concessioni su altri fronti.
Intanto in Cina gli algoritmi sono ormai trattati come utility, come servizi pubblici regolamentati, tipo distribuzione di elettricità o acqua. Le aziende che li elaborano o li modificano devono concordare tutto con un’apposita authority: la Cac, Cyberspace Administration of China.