Corriere della Sera, 28 ottobre 2025
Auto elettrica, la sfida è persa e c’è poco da gioire
Sull’auto ormai non c’è molto altro da fare se non rivedere lo stop al motore termico dal 2035. Detto questo, servirebbe uno sforzo per arrivare a una lettura più obiettiva e condivisa di quanto avvenuto negli ultimi dieci anni. Se non altro per scegliere in modo sostenibile (sul piano sia sociale che ambientale) le politiche industriali europee del futuro.
Quando nel 2021 la commissione Ue propose lo stop al motore termico dal 2035 aveva dalla sua tutte le principali case produttrici europee. Autolesionismo? Difficile. Pare molto più realistico pensare che la nostra industria «li avesse visti arrivare». Chi? Ma i produttori cinesi e asiatici, ça va sans dire. Finché eravamo noi, cioè Europa e Usa, a dettare legge sulla domanda potevamo imporre la tecnologia che volevamo. Nella pratica: il motore a scoppio su cui non avevamo concorrenti. Poi ci siamo accorti che gli equilibri stavano rapidamente cambiando. Complici la demografia e il car sharing, il nostro mercato stava dimagrendo, mentre quello asiatico, centrato sull’elettrico, cresceva a dismisura. Per restare leader non c’era che da accettare e possibilmente vincere la competizione con i cinesi sull’auto elettrica. L’Europa ha deciso di giocarsi il tutto per tutto per mantenere la leadership. Raccontando però ai cittadini-consumatori solo mezza verità. Cioè che si passava all’elettrico per inquinare di meno. E non (anche) per creare la domanda sufficiente a dare la spinta alla nostra industria per affrontare una transizione imposta dal mercato.
Ora possiamo dirlo: abbiamo perso la scommessa. Non abbiamo installato abbastanza colonnine e le nostre auto elettriche costano ancora un terzo in più di quelle cinesi. Non ci resta che ripiegare e dare fiato al settore con tempi più lunghi per affrontare la trasformazione. Una trasformazione che però è nell’ordine delle cose. Spostare il 2035 al 2040, lasciare spazio a e-fuel e biocarburanti, non sarà la soluzione di tutto. Non si possono rimettere le cose a posto come erano prima. I problemi della nostra industria si possono affrontare alla radice solo aumentandone la competitività nel mondo nuovo. Anche se da domani ridurre le emissioni non fosse più una priorità – nonostante sappiamo che, soprattutto per la mobilità nelle città, l’elettrico resta la tecnologia meno inquinante, anche valutando le emissioni su tutto il ciclo di vita – dovremmo sempre vedercela con la sfida del mercato.