Corriere della Sera, 28 ottobre 2025
Intervista a Francesca Fialdini
E com’è un’Apuana doc? (Francesca Fialdini, 46 anni, conduttrice tv e scrittrice si presenta così su Instagram).
«Amo la mia terra, le Alpi. Sono all’80 per cento massese e un 20 carrarina. Mi piace camminare su per i sentieri, vedere l’alba tra i monti. E poi ci si riconosce dal carattere: schivi, riservati, grandi lavoratori che sopportano la fatica, come mio nonno Silvio, che faceva il capolizza».
Il che? Lo chiedo per chi non è tanto pratico.
«Qui ci sono le cave di marmo. Se nasci con la camicia, sei il proprietario. Altrimenti fai il cavatore, con fatica e pericolo. I lizzatori sono quelli che portano giù i blocchi, lungo un pendio ripidissimo, con travi di legno, chiodi e funi. Nonno guidava la squadra. Se il marmo non arrivava a valle, non venivano pagati. Mi viene naturale prendermi il carico sulle spalle».
Soprannome: Charlie.
«Da piccola, con gli amichetti del mare, giocavano a fare le imboscate nei prati. “Soldato Charlie, dobbiamo andare in missione”. Mi è rimasto. Ero malinconica come Charlie Brown. Anche se mi riconosco più in Linus, che aspira ad essere saggio».
La sua coperta qual è?
«I ricordi. Mi ci attacco. Persone, situazioni, sono un carburante per vivere meglio. La nostalgia è presenza».
Gianna/Giannina.
«La mia nonnona che ha 98 anni. Ha avuto una vita dura. Da noi c’era la linea gotica, la più complicata da abbattere per gli alleati. Ha affrontato i rastrellamenti, per tre volte ha rischiato la vita. Cresciuta senza niente. La storia di questa terra si è fusa con quella della mia famiglia».
La promessa.
«Passavo tante ore con lei, guardavamo la tv. Una sera c’era il tg. “Te lo giuro, nonna, da grande ti darò le notizie da là dentro”. Lei rise. “Sì, però adesso dormi”. Oggi è orgogliosa di me, felice se la fermano al supermercato».
Non Raffa, ma Lilli.
«Da bimba non sognavo di diventare la Carrà. Il mio mito era ed è Lilli Gruber. Dirompente, ha rivoluzionato la figura della giornalista, dal modo di dare le notizie a quello di vestirsi. Ci ha insegnato che è possibile essere donne a modo nostro, senza restare relegate in un ruolo. È lei la mia Carrà».
Il debutto a Radio Vaticana. Qualche papera da principiante l’avrà fatta.
«Oh di sicuro, anche se ero affiancata da eccellenti professionisti. Ricordo un’intervista a un giornalista sulla guerra in Afghanistan. Mi rispose dal bagno. E in onda tirò lo sciacquone».
Si sentì?
«Benissimo».
L’Inzaghi sbagliato.
Ride. «Ero inviata sul campo alla Partita del Cuore, quando presentava Frizzi. Intervistai Simone convinta che fosse suo fratello Pippo. Giustamente mi smentì in diretta. Volevo sparire... non mi hanno più chiamato».
Pare così perfettina.
«Non lo sono per niente, sul lavoro cerco di essere all’altezza di chi ho davanti e del pubblico. Mi preparo, certo. Mi spiace passare per maestrina. Nel privato sono il contrario, mi lascio uno spazio di caos. Distratta, mi scordo di pagare le bollette».
A «Ballando con le Stelle» è già prima della classe.
«Ma no, non sa quante volte dimentico la coreografia, ho la testa fra le nuvole. Le regole mi piacciono fino a un certo punto, più che altro le mie. Di fondo resto un’anarchica. Mai ballato prima, in discoteca ci sono andata una volta, a 17 anni, in Versilia».
Il maestro Giovanni Pernice è il fidanzato della sua amica Bianca Guaccero. Non è che la farà ingelosire?
«Ma va, Bianca è una delle colleghe a cui voglio più bene. E poi Giovanni è più piccolo di mio fratello, dai. Bello e simpatico, ma noi due parliamo di cose quotidiane come il male ai piedi o i disturbi all’intestino, può stare più che serena».
I primi programmi
«In tv all’inizio mi sono dovuta difendere da certi atteggiamenti paternalistici»
Almeno una cosa in cui è una schiappa vera.
«Sono una frana in cucina. Mai voluto imparare. Non ho pazienza, sbaglio tempi e dosi».
«Sono una gitana».
«Inquieta, non amo imperativi e definizioni, mi annoio, rifiuto i ruoli definiti con lo scalpello. Vivo a Roma dal ’98, non ho mai comprato casa, non metto radici altrove, sono un aquilone».
A 14 anni si infagottava nei maglioni di papà.
«Quando da bambina sono diventata donna, in due mesi, con un corpo più prorompente, lì per lì mi sono chiesta: “E ora che ci faccio con questa abbondanza?”. Le mie amiche non vedevano l’ora di sbocciare, io non ho mai desiderato finire in vetrina. Mi sono sempre sentita donna anche senza mettere in mostra tutto l’ambaradam, ho vissuto la femminilità a modo mio».
Più tutone che minigonne...
«Indossavo anche i pantaloni di papà, lunghi e larghi, spero che in giro non ci siano foto di quel periodo. Mi sono truccata la prima volta a 25 anni, in tv. Prima non mi ero mai messa né rossetto né rimmel. Anche oggi scelgo dal mio armadio i capi più comodi, spesso abiti vintage di mia zia».
La bellezza però aiuta.
«Sì ma non è una mia priorità. Mi trovi carina? Grazie. Un bel faccino in televisione funziona, certo, serve. Però non sono una bomba sexy e non ci tengo. Mi sono riproposta di attirare l’attenzione non con il corpo, ma con quello che dico. La strada più difficile, lo so».
Bionda e tanto bellina, le capitava di non essere presa sul serio?
«Quando sono passata a programmi più importanti, un certo atteggiamento paternalistico verso di me c’era, da uomini ma anche da donne. Ho dovuto tirare fuori un lato del carattere meno piacevole e dolce. A volte, se la conduzione era a due, con un collega maschio, l’ospite d’istinto rispondeva a lui».
Odia lo shopping.
«Mi annoia. Preferisco prendere il martello e aggiustare un tubo. Sono una brava elettricista».
Non offre granché agli esperti di gossip.
«Se potessi, di me non direi proprio niente. Non cerco attenzione. Ho pudore su sentimenti e affetti, la vita ha una sua sacralità dietro le quinte».
I poveri paparazzi li lascia a becco asciutto?
«Una sola volta mi hanno fotografato al mare, su una spiaggia libera in Versilia. Non cercavano me, ma la nuova coppia Gigi Buffon e Ilaria D’Amico nascosti su uno yacht. Già che c’erano hanno ripreso anche me».
«I fidanzati sono come la luna: a volte ci sono, a volte scompaiono», lo ha detto lei.
«È così, non ci ho mai fatto affidamento. Non sono la bambina che sognava il matrimonio, l’investimento l’ho fatto sulla mia persona. L’amore non è un’alternativa a me stessa, l’autorealizzazione passa da altro, non solo da chi hai accanto».
E ora c’è qualcuno?
«Certo che c’è, sono innamorata. È una storia antica e nuova al tempo stesso».
In amore è gelosa o fiduciosa?
«Intorno ai 30 anni sono stata gelosa, lo ammetto. Oggi sono una persona diversa. Penso: “Se non vuoi stare con me, vai pure”. Non dovrei dirlo io, però sono la compagna perfetta». Ride. «Rivendico e concedo spazi personali. L’amore è un passo a due. Senza fiducia e libertà non funziona. Ho appena scritto un libro sugli amori disfunzionali, da cui non riusciamo a uscire anche se non siamo più felici».
Per strada, se la riconoscono in tuta e cappottone, finge di non essere lei.
«Non nego, è capitato. Non è educato, ma ci sono momenti e momenti. Se ti fermi, poi magari un attimo dopo ti passano il curriculum».