Il Messaggero, 27 ottobre 2025
Business da 120 miliardi per il falso Made in Italy. In 9 mesi già 90 denunce
«Parmesan», «Mozarella», il Colosseo o la nostra penisola stampati sulle etichette. Sono solo alcuni esempi del fenomeno conosciuto come “Italian sounding” che consiste nella produzione e nella commercializzazione di prodotti – spesso generi alimentari – che con nomi, colori, immagini e simboli apposti sulle confezioni, richiamano l’italianità dei prodotti ma che non presentano alcun legame con il nostro territorio. Un fenomeno che genera un giro d’affari di 120 miliardi di euro e determina un danno non trascurabile per i produttori nazionali e per i consumatori, oltre a mettere a rischio la corretta percezione della qualità del made in Italy. A contrastarlo la Guardia di Finanza che, secondo i numeri contenuti nel rapporto stilato in occasione della “Giornata della lotta alla contraffazione per gli studenti”, nell’ambito della tutela del Made in Italy ha effettuato dal primo gennaio al 30 settembre di quest’anno 542 interventi, sequestrando 28 milioni di prodotti «recanti falsa e fallace indicazione del made in Italy» e denunciando 90 responsabili.
IL CONTRASTO
Un’espressione, “made in Italy”, che evocando standard qualitativi elevati, è particolarmente appetibile per i “furbetti” che vogliono vendere con più facilità i propri prodotti. D’altra parte, come sottolineato nel rapporto della Gdf, le statistiche relative all’import/export di merce dall’Italia, pubblicate dall’Osservatorio economico del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale a settembre 2025, in riferimento al primo semestre di quest’anno, collocano l’Italia al sesto posto tra i Paesi esportatori al mondo, con una quota di export globale del 3.09%. Non solo generi alimentari. I beni nazionali maggiormente esportati nei primi sei mesi dell’anno, sono stati i macchinari e le apparecchiature (per un valore di 49 miliardi di euro), i prodotti farmaceutici (per 35 miliardi), quelli alimentari (per quasi 24 miliardi di euro), della metallurgia (per oltre 21 miliardi di euro) e chimici (per oltre 20 miliardi di euro).
Ma l’impegno della Guardia di Finanza va oltre la tutela del made in Italy e guarda anche la lotta alla contraffazione in senso più ampio e alla tutela della sicurezza dei prodotti. Nei primi nove mesi del 2025 i reparti operativi, hanno effettuato 4.684 interventi, sequestrato più di 48 milioni di prodotti contraffatti e denunciato 2.600 responsabili. Sono state 1.609 invece le sanzioni elevate nei confronti degli acquirenti consapevoli di comprare prodotti contraffatti. Un lavoro, quello dei militari contro la contraffazione, che è diventato sempre più complicato negli ultimi anni a causa dell’enorme vendita di questi prodotti tramite diversi canali online, «tra cui marketplace (Amazon, Ebay, Alibaba), social network (Facebook, Instagram, TikTok), siti web creati ad hoc, spesso “clonati” dagli store ufficiali dei titolari dei marchi, piattaforme di messaggistica istantanea (Whatsapp e Telegram), forum online e altre tipologie di chat».
SICUREZZA
Chi vive di contraffazione ha come obiettivo, si legge ancora nel rapporto, quello di ottenere il massimo profitto al minor costo. Per questo nei processi di produzione viene utilizzato qualunque genere di materiale e sostanza, anche se potenzialmente dannosa o non sicura per i consumatori. Per questo motivo la Guardia di Finanza è impegnata anche nel contrasto ai prodotti che non rispettano gli standard di sicurezza per la commercializzazione nell’Unione europea. Tra il primo gennaio 2025 e il 30 settembre, sono stati 3.696 gli interventi dei militari che hanno sequestrato più di 450 milioni di prodotti non sicuri (tra i più comuni prodotti da ferramenta, giocattoli, oggetti di plastica e da illuminazione) e denunciato 580 persone.