Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  ottobre 27 Lunedì calendario

Dichiarazione d’ufficio a chi nasconde l’Iva. Dall’evasione 18 miliardi

Accertamenti, liquidazioni automatiche con annesse richieste di pagamento e pignoramenti lampo per contrastare l’evasione dell’Iva. Che stando alle ultime stime disponibili, quelle di Banca d’Italia ma relative al 2021, da sola sfiora i 18 miliardi all’anno. Cioè la stessa cifra che il governo vuole recuperare quest’anno con la lotta al sommerso. Assieme al taglio dell’Irpef e alla rottamazione, in materia fiscale, la manovra porta con sé nuovi strumenti per l’Agenzia delle Entrare e della Riscossione, con i quali incassare in tempi brevi quanto non dichiarato e versato.
LE SOLUZIONI IA
Oltre alle ultime soluzioni garantite dall’intelligenza artificiale per incrociare le informazioni e calcolare il dovuto, la svolta è contenuta in un pacchetto di norme inserite nella legge di Bilancio da oggi in discussione al Senato. Tra le quali, forse la più importante, permette agli 007 del fisco di controllare «i dati relativi alla somma dei corrispettivi delle fatture elettroniche (compresi quindi gli scontrini, ndr) emesse nel semestre precedente». Soprattutto se il loro intento è quello di avviare procedure esecutive, pignorando anche somme di terzi.
Proviamo a spiegare in estrema sintesi il meccanismo che scatterà dal prossimo anno: l’azienda o il professionista incassa il pagamento di un bene o di una prestazione, fattura ma omette il dato o non presenta la dichiarazione Iva; a quel punto l’Agenzia, grazie alla possibilità di accedere a tutte le fatture e gli scontrini emessi negli ultimi sei mesi e incrociandole anche con le altre informazioni presenti nelle banche dati fiscali, può nell’ordine: accertare l’avvenuta transizione non dichiarata, calcolare quanto è dovuto di Iva e inviare un avviso (che ricorda molto una lettera di compliance) al contribuente per versare il dovuto entro 60 giorni, nel quale sono indicate le informazioni omesse in dichiarazione.
Il contribuente può utilizzare questo lasso di tempo per fornire chiarimenti all’amministrazione, e attendere nuove comunicazioni, oppure versare quanto richiesto, vedendosi ridurre di un terzo le sanzioni. In caso contrario, oltre all’apertura del ruolo, sempre la manovra dà all’Agenzia anche la possibilità di pignorare i crediti in sospeso che lo stesso contribuente in difetto ha nei confronti di un suo committente, prima che possa incassarli. Questi strumenti sono, indubbiamente, molto invasivi e aumentano la potenza di fuoco dell’organismo guidato da Vincenzo Carbone. Non a caso Confapi, l’associazione che raccoglie le piccole aziende, attraverso il presidente della sede napoletano Raffaele Marrone, ha sottolineato: «Doveva essere l’ennesimo passo verso una riscossione intelligente. In realtà, la norma che apre le porte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione ai dati delle fatture elettroniche rischia di diventare un boomerang economico». Con il rischio di creare «un effetto collaterale devastante: una macchina fiscale che entra nei flussi di cassa delle imprese e può bloccarli in tempo reale, proprio quando ogni euro serve a sopravvivere».
I NUMERI
L’introduzione della liquidazione automatica dovrebbe portare nelle casse dello Stato circa 3 miliardi nel prossimo triennio. Precisamente, e stando alla relazione tecnica sulla manovra, 646 milioni nel 2026 e 2027, 710 milioni nel 2028.
Allo stesso modo, con la possibilità di rifarsi direttamente sui crediti dei contribuenti, si vuole rafforzare il sistema dei pignoramenti verso terzi. Oggi se ne registrano circa 600mila all’anno, ma soltanto il 22 per cento va a buon fine, tra l’altro con un incasso medio di circa 10.500 euro. Con la stretta inserita in manovra su questo fronte, fa sapere il governo, si vuole portare al 44,6 per cento «il tasso di successo per almeno il 10 per cento delle operazioni». Che da solo varrebbe circa 140 milioni in più all’anno. Sono numeri importanti a fronte dei più generali obiettivi di contrasto al sommerso e al nero. Nel 2026, infatti, il governo punta ad accertare e poi recuperare evasione fiscale per quasi 18 miliardi. Precisamente 17,726 miliardi, confermando lo stesso obiettivo nel 2027 che nel 2028 sarà limato a 17,715 miliardi.
Sempre nella manovra, sono stati inseriti strumenti contro le cosiddette indebite compensazioni dei crediti fiscali, con l’obiettivo di far risparmiare 300 milioni all’anno. Dal prossimo Primo luglio 2026 i crediti d’imposta non derivanti da liquidazione delle imposte non potranno più essere utilizzati per compensare debiti fiscali o contributivi. Il divieto si estende anche ai crediti ceduti a terzi. Passa poi da 100mila a 50mila euro il tetto oltre al quale è attivato il blocco automatico delle compensazioni per chi ha cartelle pendenti.