il Giornale, 27 ottobre 2025
Nozze (a ostacoli) a Milano
Auguri cari a Massimo Cacciari, il famoso filosofo che ad 81 anni ha deciso di sposarsi con la sua fidanzata Chiara Patriarca, triestina di 29 anni più giovane, come confermano le pubblicazioni di matrimonio (numero 353 del 2025) affisse la scorsa settimana presso l’Ufficio dello Stato Civile del Comune di Venezia, città natale e residenza del futuro marito, anche se l’Amministrazione locale ha comunicato che gli sposi hanno espresso l’intenzione di contrarre il matrimonio a Milano, dove gli stessi convivono da diversi anni. L’atto pubblico resterà affisso fino al 1 novembre, dopo di che si resterà in attesa della data dell’unione civile che verrà fissata nel primo giorno disponibile dal Comune di Milano, come richiesto dai due richiedenti.
E qui cominciano i problemi per i comuni cittadini e per lo stesso Cacciari, perché nella città di Milano si celebrano circa 4mila matrimoni civili all’anno, contro i 400 religiosi. Nell’89% dei casi almeno uno dei futuri coniugi è residente nel capoluogo meneghino, oltre il 40% dei “sì” sono pronunciati da coppie non italiane. La lista d’attesa per avere la data delle nozze è di almeno 6 mesi, ed il registro delle unioni viene rigidamente compilato dal personale dell’ Ufficio Matrimoni di Palazzo Marino (sede in via Larga 12), dove, al momento della richiesta, si ritira un numero e un codice di prenotazione dal lunedì al venerdì (dalle 8.30 alle 12.30). Meglio tenere presente che essendo i mesi di maggio e settembre quelli più ambiti per sposarsi, chi desidera unirsi in questo periodo dovrebbe prenotarsi con larghissimo anticipo, in un tempo superiore ai sei mesi di almeno 60 giorni, dopo di che entro 180 giorni dalla formale richiesta l’Ufficiale di Stato civile comunicherà l’esito delle verifiche (necessarie per accertare che non sussistano impedimenti) e la fatidica data alle due persone interessate. Raggiunto il limite massimo di prenotazioni milanesi però, il giorno del matrimonio civile può slittare da uno a tre mesi, secondo l’affollamento registrato delle coppie che intendono regolarizzare la loro unione, per cui dalla richiesta di matrimonio alle nozze potrebbero trascorrere anche 8 o 9 mesi, un tempo utile per consolidare la propria unione, per riflettere su un passo così importante, per cominciare a convivere o lasciarsi definitivamente. Non è stato reso noto quanta fretta abbia Massimo Cacciari di convolare a nozze con la sua compagna, ma per pronunciare il fatidico “per sempre”, e se vuole farlo a Milano, dovrà attendere almeno la prossima primavera, perché in questo Comune non è possibile, se non per ragioni gravissime di salute, agevolare nessuno e in nessun modo, per tentare di anticipare una data di matrimonio già fissata e registrata dal rigido Ufficio Comunale.
Ne parlo per esperienza personale, perché è quello che è accaduto a mio figlio Arrigo Rizzoli, che aveva presentato domanda di unione civile il 13 maggio 2025 presso il Comune di Milano, nella speranza di ottenere una data prima del 6 settembre dello stesso anno, giorno scelto per la festa di matrimonio già organizzata vicino Siena, in Toscana, Regione di nascita della sua fidanzata Caterina, avendo incautamente, una volta presentata la domanda, già spedito le partecipazioni e gli inviti, oltre che prenotato e pagato il 50% della location, degli allestimenti e del pranzo di nozze. Arrigo, che confidava in una rapida soluzione, si è invece visto arrivare la proposta dell’Ufficiale di Stato civile di sposarsi dopo il 15 novembre, quindi di rimandare le nozze, perché prima non c’erano posti liberi in lista, ed ha quindi sperimentato la delusione delle sue aspettative di contrarre matrimonio nella città che ha dato i natali al padre, al nonno e al bisnonno, nella città dove lui stesso vive e risiede da molti anni, dove lavora, dove ha acquistato casa e dove paga le tasse, e dove molti luoghi della metropoli gli ricordano quello che ha significato il suo cognome e quello che la sua famiglia ha concretamente fatto per Milano, per la Lombardia e per l’Italia.
Io da madre, da ex parlamentare ed ex assessore della Regione Lombardia, ho chiesto un appuntamento e un incontro con l’assessore comunale di competenza, la dottoressa Gaia Romani, per cercare di capire come fosse possibile una attesa così lunga e se ci fosse un’opportunità di anticipare la data del matrimonio, una cerimonia di 15 minuti per la quale gli sposi avevano già un celebrante disponibile, ma mi sono sentita rispondere che non c’era alcuna possibilità per il mio primogenito di accedere al Servizio comunale prima del 6 settembre, che non era possibile aggiungere questo evento in nessuna giornata prima di tale data, nemmeno a Ferragosto, anche perché si sarebbe trattato di un “favoritismo”, testuali parole, una cosa illegale ed una richiesta irricevibile, oltre che impossibile da realizzare. A nulla sono servite le mie osservazioni sulla conoscenza e sugli esempi di persone che sono state sposate negli ultimi tre anni nel Comune di Milano entro un mese dalla loro decisione e dalla pubblicazione di rito, facendo anche nomi e cognomi, ma l’assessore è stata con me, sebbene gentile ed educata, decisa ed irremovibile, aggiungendo che se tale mia richiesta fosse stata da lei accolta, sarebbe stata prontamente segnalata dagli Uffici competenti e sarebbe potuta finire pubblicata sui giornali, sollevando un piccolo “scandalo” visto la rilevanza del cognome Rizzoli, in questo caso scomodo, cosa che avrebbe potuto nuocere, come immagine e credibilità, alla Amministrazione comunale.
A quel punto, pensando con amarezza a mio marito che avrebbe voluto vedere suo figlio convolare a nozze nella sua Milano, e ne avrebbe gioito ritenendo la cosa naturale e scontata, ho accettato a malincuore il fermo rifiuto istituzionale, e comunicato ad Arrigo l’impossibilità di realizzare il suo desiderio di contrarre matrimonio nella città natale di suo padre Angelo e della sua famiglia, decisione irremovibile confermatami personalmente anche dal sindaco Beppe Sala, per l’imperdonabile “ritardo” con cui da lui era stata presentata la richiesta, pochi giorni prima dei sei mesi di rito, i quali, anche se fossero stati rispettati, difficilmente avrebbero trovato soddisfazione per la data settembrina.
Nella città dei single, il matrimonio è un gesto di coraggio ormai per pochi, ed infatti sono sempre meno i milanesi che decidono di pronunciare il “sì” in Chiesa o in Comune, perché a sposarsi sono soprattutto i milanesi di adozione o coppie con almeno uno dei coniugi di origine straniera, il 40% dei matrimoni avvengono tra coppie non italiane, ed è stato calcolato che nel 2030 saranno celebrate più cerimonie tra stranieri che tra i nativi, in una realtà cosmopolita e multietnica in cui migliaia di persone ogni anno scelgono di iniziare il loro percorso familiare e di vita, a patto che decidano di presentare la richiesta di unione molti mesi prima.
Per quanto riguarda mio figlio Arrigo, dopo solo una settimana dal rifiuto milanese lui ha potuto contrarre il matrimonio civile nella città natale della sua fidanzata (anche lei lavora, paga le tasse ed è residente a Milano), il Comune di Poggibonsi, in provincia di Siena, il cui sindaco ha prontamente fissato la data ed accolto gli sposi senza problemi di lista o burocratici di sorta.
Certamente Poggibonsi non è Milano, anche se il certificato di nozze ha lo stesso identico valore, legale e morale a livello nazionale, ma se l’illustre filosofo Massimo Cacciari desiderasse sposarsi al più presto, forse sarebbe meglio non attendere i molti mesi legalmente necessari per giurare fedeltà a Milano, forse sarebbe meglio anche non seguire il mio discutibile esempio di tentativo fallito di anticipare i tempi, ma dovrebbe con serenità optare per il Comune di Venezia, oppure scegliere quello di Trieste, città natale della compagna, in omaggio all’amore che li lega senza confini.
E comunque auguri cari e viva gli sposi. Che abbiano o no un cognome illustre e che siano milanesi e non milanesi.