il Giornale, 27 ottobre 2025
Le sorelle Gucci: "Affidateci mamma"
Ridateci nostra madre, dicono le figlie di Maurizio Gucci. È stata condannata per avere fatto uccidere nostro padre. Oggi è una donna fragile, non sempre lucida. Ma ha ancora un grande patrimonio: che grazie alle decisioni del tribunale di Milano è stato saccheggiato, e continua a arricchire consulenti e amministratori di sostegno, nel silenzio dei giudici. Ma il tribunale nei giorni scorsi respinge la richiesta: forse l’avrete perdonata, ma non del tutto.
È l’ultima puntata della fosca saga dei Gucci, iniziata con i due colpi di pistola che freddano l’erede di un marchio planetario e di una fortuna incalcolabile – androne del palazzo di via Palestro mattina del 27 marzo 1995 – e divenuta storia universale, colossal hollywoodiano detestato dalle figlie, serie Sky in arrivo a breve. Del coacervo di passioni e di soldi che precedette e seguì la morte di Maurizio si è parlato all’infinito, dentro e fuori l’aula del processo culminato nella condanna di Patrizia Reggiani, moglie abbandonata della vittima. E mentre Patrizia scontava a San Vittore i suoi anni di carcere, lo scontro fuori è continuato. Sulla scena, le orfane di Maurizio, Alessandra e Allegra: e insieme a loro la vera dark lady della vicenda, la mamma di Patrizia, Silvana Reggiani. Che riesce a fare interdire la figlia dopo essersi resa conto che è finita nelle grinfie di una compagna di cella divenuta amica del cuore, Loredana Canò. Ma nel 2019, il tribunale nomina tutore di Patrizia l’avvocato Daniele Pizzi: che in realtà è complice della Canò, e collabora al saccheggio.
Pizzi viene sostituito. Ed è a questo punto che Allegra e Alessandra, figlie della vittima e della condannata, scendono in campo. Chiedono al tribunale di revocare il nuovo amministratore di sostegno, il tutore Marco Accolla, che ogni anno riceve un emolumento di 170mila euro, e di prendere il suo posto. I costi, dicono, sono insensatamente alti, mentre nel frattempo i beni di Patrizia – compresa la villa gotica di via Andreani – vengono venduti a prezzi che le due sorelle considerano troppo bassi. Allegra e Alessandra chiedono di prendere in mano la gestione di Patrizia: perché sono sempre state vicine alla madre e hanno costantemente lottato “per tutelarla soprattutto da sé stessa”. Patrizia, dicono, è una “falena al contrario”, attratta dall’oscurità anziché dalla luce. Ma ora il giudice tutelare Cristina Bassi respinge la domanda: “Non può che apprezzarsi l’attaccamento e l’interessamento che le figlie hanno dimostrato e dimostrano nei confronti della madre, ben venga che le figlie siano riuscite prima a mantenere e poi a ritrovare con la stessa un equilibrio”. Ma è “quanto meno altamente inopportuno” che Allegra diventi tutore “della propria madre in ragione dei gravi fatti dei quali la stessa beneficiaria si è resa colpevole” in danno delle proprie figlie, rese prematuramente orfane. È una decisione che le sorelle Gucci faticano ad accettare. Anche perché arriva dopo una serie di scelte della magistratura milanese che hanno ritenuto inspiegabili.
L’elenco è lungo: quando Patrizia ottiene il diritto a gestire una piccola cifra per le esigenze quotidiane, il giudice autorizza ben 30mila euro al mese; è lo stesso giudice a nominare come amministratore di sostegno l’avvocato Pizzi, nonostante già la perizia del 2019 documentasse che a suggerirlo a Patrizia era stata la Canò; per il funerale di Silvana Reggiani, alla presenza di poche persone, vengono spesi 36mila euro; il grande palazzo di Monza, il Cam, viene venduto a 4 milioni invece che a 9; vengono stipulate polizze sulla vita di Patrizia, a favore del migliore amico di Pizzi, e direttamente della Canò; e via di questo passo. “Come è possibile che tutto ciò sia accaduto sotto la supervisione di un giudice tutelare?”, chiedono Allegra e Alessandra. E il Csm, chiedono ancora, che ne pensa?