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 2025  ottobre 27 Lunedì calendario

Contrabbando di carne tra Campione e Lugano: milioni per le cosche di mafia dai traffici dall’Italia verso la Svizzera

Campione è una exclave dell’Italia e talvolta anche della legalità. Dominata dal Casinò riaperto dopo il fallimento del 2018, appena un chilometro e mezzo di lago Ceresio la separa da Lugano in Canton Ticino. Qui opera nell’ombra una banda legata alle cosche e ad alcuni svizzeri altolocati. La sua base è nella Triple Frontera, un territorio fuori controllo ai confini tra Argentina, Brasile e Paraguay. Da lì le mafie da anni gestiscono traffici di droga, armi, riciclaggio. Da lì la carne sudamericana parte legalmente via nave per l’Italia. Dopo lo sbarco e la dogana, furgoni refrigerati la portano a Campione accompagnata da fatture e documenti regolari. Nell’exclave c’è poi chi la rifattura come se la rivendesse sul posto: invece la stocca in segreto e senza igiene. Alcuni depositi sono stati nascosti a lungo sotto il tennis club, rimasto abbandonato per anni e da poco venduto dal Comune per farci palazzi. La carne viene poi contrabbandata in Svizzera in piccoli carichi, via lago o per i tanti valichi non presidiati.
Pochi lo sanno – e quei pochi spesso hanno ottimi motivi per tacere –, ma il business dell’export illegale di carne in Svizzera muove centinaia di milioni l’anno. Qualcuno che sa ha parlato al Fatto. Dal 2023 le Dogane svizzere (Udsc) hanno intercettato oltre 500 tonnellate di quarti, fettine, budella contrabbandati. Pare un’enormità, ma è solo una goccia nel lago. In Italia quei 500mila chili, a 20 euro l’uno di media, valgono 10 milioni. Ma in Svizzera costano il quintuplo. L’enorme differenza di prezzo con la Confederazione è trippa per le organizzazioni che evadono dazi e Iva: solo le bistecche intercettate avrebbero realizzato 40 milioni di profitti illegali.
Il gap è dovuto alle leggi svizzere. Sebbene autosufficiente sul fronte dei suini e dei polli, la zootecnia elvetica copre appena l’80% dei consumi nazionali di carne bovina. Per sostenere gli allevatori e impedire che siano spazzati via dalla concorrenza estera, il governo di Berna ha imposto dazi pesantissimi sull’import di manzo. Ecco perché un chilo di carne bovina arriva a costare anche 100 euro, il quintuplo rispetto all’Italia. Nonostante gli stipendi siano molto alti (almeno per gli standard italiani), in Svizzera il costo della vita però è alle stelle e per le famiglie comprare carne è un salasso. “Almeno una volta al mese carichiamo in auto i bambini e andiamo a far spesa a Chiasso”, ci confida un’amica di Lugano. La “dose personale” di carne che si può portare senza dichiararla alla dogana e senza dazi è al massimo un chilo al giorno a testa. Oltre questa soglia scattano confische, multe da migliaia di franchi, anche denunce penali.
Per questo motivo alcuni canali di consumo si rivolgono agli spalloni. Soprattutto la ristorazione che, rispetto a commercianti e supermercati, ha meno problemi a riempire i frigo facendo girare il cash senza fatture. La carne entra in Svizzera quasi sempre da sud, suddivisa in modo organizzato in piccoli carichi su auto o furgoni, ma non segue la catena del freddo e pone gravi rischi alimentari e sanitari.
​I casi sono uno stillicidio: la maggior parte di quelli minori non finisce nemmeno più sui giornali. L’11 marzo un’auto svizzera, entrata dall’Austria passando per il Liechtenstein, è stata fermata a un posto di blocco: a bordo c’erano oltre 336 chili di carcasse non refrigerate e solo parzialmente imballate. A marzo a Caslano, vicino a Lavena Ponte Tresa che sta in provincia di Varese sulla sponda sud del lago di Lugano, le Dogane hanno intercettato un’auto su cui un vietnamita, una svizzera e un cinese erano diretti oltre il Gottardo. Nel bagagliaio avevano 20,8 chili di carne fresca e 64,5 di budello comprati in Italia. Il 2 ottobre, un controllo mobile a Novazzano ha fermato due furgoni con tre ucraini entrati dal valico non presidiato di Ponte Faloppia, scoprendo 62 chili di carne, 7,5 di caviale e otto litri di alcolici.
Solo nel 2024 la Svizzera ha sequestrato 208 tonnellate di carne di contrabbando che portano a 500 il totale degli ultimi tre anni. Ma quella intercettata agli spalloni dilettanti è appena una fettina. Ora la ciccia del mercato è passata in mano ai veri professionisti che lavorano a fianco delle mafie.