la Repubblica, 27 ottobre 2025
Marcello Cesena: "Per Jean-Claude mi sono ispirato a mia zia. Se mi guardo mi sento un po’ Psycho”
Quando lo vede nei panni del baronetto gridare: «Madreeeeh!», la vera madre di Marcello Cesena, ride. Perché in fondo Sensualità a corte è un affare di famiglia. Per il suo Jean-Claude, il comico genovese si è ispirato alla zia Vera: «Quell’urlo» racconta «è lo stesso di quando la zia chiamava il marito: Renatooooh!». La serie più irresistibile della tv, uno dei momenti più attesi di GialappaShow, il lunedì su Tv8 (stasera ospite del Mago Forest è Virginia Raffaele), compie vent’anni. Per celebrarli, Cesena ha realizzato un “best of”, sotto forma di film, con proiezioni sold out (finora a Roma, Genova, Milano, ne sono previste altre). Classe 1956, diplomato del Teatro Stabile di Genova, in borghese sembra il gemello dell’attore americano Jim Hutton, debutta nell’Enrico IV di Pirandello accanto a Giorgio Albertazzi. Pupi Avati lo sceglie per il film Una gita scolastica, poi il Teatro dell’Archivolto e l’esordio nel 1991, nel programma Avanzi di Rai 3, con il gruppo dei Broncoviz insieme agli amici Maurizio Crozza, Carla Signoris, Ugo Dighero e Mauro Pirovano.
Cesena, gli scontri tra Madre (la bravissima Simona Garbarino) e Jean-Claude non hanno limiti.
«Madre non accetta l’omosessualità del figlio e, soprattutto, le sue storie d’amore con i supereroi come Batman, Robin Hood, Diabolik. La capisco, sono personaggi ingombranti».
Sua madre ride. Ma all’inizio?
«Mi prese da parte: “Veramente ti sei vissuto il rapporto con me in questo modo?”. Si estremizza ma tante cose sono autobiografiche, se fai una serie per vent’anni per forza attingi al vissuto. Madre deve andare dal dentista e impone a Jean-Claude, in una notte, di diventare dentista. Mamma si riconoscerà».
Il rapporto con la Gialappa’s?
«Ventennale, per certi versi meraviglioso – capisci che sono lì per valorizzarti – per altri tormentato. La mia visione è finalizzata alla cosa che faccio, la loro allo show, tengono conto dei tempi. Porto puntate lunghe e mi guardano: dove le mettiamo?».
Le guest star ormai chiedono di venire?
«Con Paola e Chiara, le pioniere, siamo diventati molti amici. A quei tempi giravo a Genova nel centro storico, le ragazze arrivarono su tacco 12. Elodie aveva 8 anni quando ci vedeva, era fan; sono venuti Fedez, Accorsi, Elio, Nek, Matilde Gioli. Si divertono. Come se Sbirulino avesse chiesto a me di fargli da spalla. Il rapporto è quello, vengono accettando anche la nostra regola: ci comportiamo come se girassimo Il trono di spade».
Com’è nata Sensualità a corte?
«Facevo Mai dire gol, e fui avvicinato da una signora che mi coprì di complimenti: mi aveva scambiato per Fabio De Luigi. Per non deluderla firmai l’ autografo col suo nome. Allora pensai di non fare più uno sketch, ma una miniserie. Mi ispirai a Elisa di Rivombrosa: costumi, grandi cattivi, il melò. Mi concentrai sulla madre pazza e un figlio gay».
Viene da una famiglia di artisti?
«Ma no. Papà parrucchiere, era un bravo pittore. Sono andato vicinissimo alla laurea in architettura, lui capì che non sarei stato felice. Al Teatro dell’Archivolto, con Crozza, Signoris, la persona a cui sono più legato nella vita, Gallione, il nostro regista, ho scoperto la comicità. Per anni Stefano Benni è stato nostro autore, meraviglia».
Perché l’aristocratico Jean-Claude ha i dentoni?
«Con i Broncoviz, quasi 30 anni fa su Rai 3, facevamo Hollywood party e io imitavo Carla Fendi che aveva questi grandi denti bianchi. Esasperai la caratteristica. Sullo schermo mi sembra di vedere un altro, un po’ alla Psycho. Ma certi aspetti di Jean-Claude, la sua tenerezza, li porto dentro. Fare un personaggio per tanto tempo, è una seduta di analisi».
Ha vissuto il glorioso periodo di Avanzi con Serena Dandini. Perché sono finiti i varietà comici?
«Oltre a GialappaShow, non c’è granché. Si producono pochissimi show e in genere li mandano nei mesi caldi, non nei periodi di garanzia. All’epoca di Avanzi, eravamo sulle prime pagine dei giornali. Il comico aveva un peso sociale, cosa che mi manca. Oggi fare satira politica è difficile, l’unico è Crozza».
Ha diretto Fiorello, Littizzetto, Bisio negli spot. Com’è un comico che dirige un collega?
«Quando passano alla pubblicità hanno paura, avere un comico regista li rassicurava».
E il rapporto con Mike Bongiorno?
«Mike era un amore, una volta stavamo girando a Roma uno spot, e alla fine della giornata mi offrì un posto sul suo aereo privato. Ebbi la visione dell’aereo che cadeva, con tutti i titoli dei giornali: “Morto Mike Bongiorno”, io venivo ignorato. Declinai l’invito. Era speciale, adorava Fiorello e si fidava di lui».
Cosa la fa ridere?
«La realtà e i personaggi – Monica Setta mi manda ai pazzi. C’è stato il sorpasso a destra della realtà e dei meme. Mi preoccupa l’intelligenza artificiale, oggi basta mettersi alla tastiera e appaiono castelli meravigliosi. L’IA mi affascina come lo sguardo di un cobra pronto a mordere».
Con suo marito Alessandro vi confrontate sulle folli cose che fa?
«Scriviamo le puntate di Sensualità a corte. Quando l’ho conosciuto, quasi venti anni fa, non gli dissi che facevo il comico. Inventai una balla. Un giorno guardava la tv, c’erano Aldo, Giovanni, Giacomo e c’ero pure io: eravamo insieme per Il cosmo sul comò. Mi chiamò: “Ma che fai in televisione?”. Segreto svelato»