il Fatto Quotidiano, 26 ottobre 2025
“Venezia vuole Venezi”. La ‘claque’ di FdI travestita da pubblico acclama la direttora
Ragionier Mestriner… è lei? “Sì, sono io, ma come ha avuto il mio numero? E comunque… no comment!” Click. Sipario. Stessa voce, beccato. Sembra una scena di Fantozzi alla Fenice: la platea, i violini, il dramma, e l’omino che inscena la protesta per finta e poi, beccato, finge che era un altro. Succede davvero, al Teatro La Fenice di Venezia, dove la nomina di Beatrice Venezi ha scatenato la rivolta delle maestranze. E dove, improvvisamente, appare un “pubblico indignato” che – guarda caso – si ribella non ai vertici, ma ai lavoratori.
“Basta, pensate a suonare!” grida un uomo con accento veneziano. Finalmente – scrive entusiasta Il Giornale – “la vera voce del pubblico” si leva contro i “comunicati sindacali politicizzati”. Applausi, lacrime, liberazione! Il pubblico pagante, spiega l’articolo avrebbe mandato un messaggio “chiaro, limpido, cristallino”: basta proteste, viva la Venezi. “Non si tratta di un caso isolato”, avverte il quotidiano, assicurando che “la protesta è stata immediatamente accolta dagli applausi del pubblico”. Peccato che quel “presente indignato” non fosse proprio un passante qualunque. Ma Marco Mestriner, già diplomato ragioniere al “Gramsci” di Mestre, ex componente dello staff del senatore meloniano Raffaele Speranzon, oggi sistemato all’Ater di Venezia (12mila euro l’anno), e volto noto della corrente Nazione Futura di Francesco Giubilei – la stessa che anima e firma pezzi proprio sul Giornale. Insomma, altro che pubblico esasperato: era un figurante di partito. Un finto spettatore messo in scena come voce del popolo, ripreso da un video rilanciato dai quotidiani amici, per raccontare che la protesta contro la nomina della direttrice d’orchestra “amica di Giorgia Meloni” è ormai roba per guastafeste. Solo che nel video – quello vero – Mestriner non è neanche in platea né in un palco normale ma bensì nel palco di barcaccia sopra alla buca dell’orchestra che è il Palco riservato del Sovrintendente Nicola Colabianchi, lo stesso accusato dalle maestranze di aver spalancato la Fenice alla Venezi. E il pubblico? Non lo applaude affatto. Lo contesta, compatto, in solidarietà con l’orchestra. Il messaggio, quello sì, è diventato “chiaro, limpido, cristallino”: pur di tenere la Venezi a Venezia, ormai, vale tutto – anche trasformare la Fenice in un teatro dei fantocci.