la Repubblica, 26 ottobre 2025
“Picchiato da tre uomini davanti al mio bambino per la felpa antifascista”
Sono padre da sei mesi, vedevo la mia compagna minacciata mentre era con mio figlio e non potevo neanche raggiungerli». Il bambino in braccio, la madre che piange, il padre aggredito da tre uomini che pretendono di strappargli di dosso una felpa con la scritta: «Azione Antifascista». Alessandro Sahebi, giornalista, è stato picchiato nel cuore di Roma, fuori dal Teatro Brancaccio, mentre era insieme alla compagna, la scrittrice Francesca Bubba.
Un’aggressione neofascista avvenuta davanti a diverse persone. Nessuno è intervenuto o ha chiamato le forze dell’ordine. Così le uniche fonti utili a ricostruire cosa sia accaduto venerdì sera sono le vittime, che hanno postato sui profili social diverse immagini. Certificano la genuinità del loro racconto.
Il contesto è importante perché l’aggressione è avvenuta in via Merulana, non lontano dal palazzo che CasaPound ha sottratto al Demanio per stabilire il proprio quartier generale. A due passi c’è anche un bar frequentato dal mondo che gravita intorno alla galassia nera romana. La zona offre anche altro. C’è il Teatro Brancaccio, una delle sedi culturali più importanti della Capitale. Ed è qui che il giornalista si è fermato per scattare alcune foto alla compagna e al figlio. Nell’immagine si vede Francesca Bubba sorridente, sotto l’insegna del teatro, con il piccolo in braccio. «Stavo guardando il cellulare per fare una foto dignitosa – spiega Sahebi – Quando ho alzato lo sguardo ho visto quest’uomo davanti a me, con una barba lunga». È successo tutto in un attimo. «Mi ha afferrato per la felpa, mi ha preso per un braccio e ha detto “Vieni che ti devo parlare” – prosegue il racconto – gli ho chiesto cosa volesse e mi ha risposto che mi dovevo togliere la felpa, che aveva un problema con la mia felpa, qualcosa del genere».
Il giornalista ha reagito alla sua maniera. «Ho tirato fuori il tesserino e gli ho detto: “Ti faccio qualche domanda, mi spieghi perché devo togliere la felpa e domani pubblico tutto”». Non ha convinto l’uomo con la barba: «Ha detto che non gli importava che lavorassi per Le Iene».
Sahebi è ancora confuso: «A un certo punto arrivano altre due persone, mi danno uno schiaffo, mi salta l’orecchino, Francesca inizia a piangere con il bambino in braccio e la minacciano dicendole di farmi togliere la felpa altrimenti sarebbero stati guai seri. Non mi facevano avvicinare a lei. Mi dicevano che volevano solo parlare ma mi hanno dato un ceffone».
Le immagini sui social confermano: «Calmati, stai calmo», dice la vittima mentre indietreggia. «Te voglio solo parlà, non te devo menà», avanzano gli altri. L’audio di fondo rivela le lacrime della scrittrice. «Levatela un po’ – insistono – mettitela al contrario sta felpa». E il giornalista: «Adesso io vado a casa. Sono con il bambino, non ti vergogni? Il tuo amico mi ha dato un ceffone». «E vabbè sei grande e grosso», rispondono.
La felpa rimane dov’è, Sahebi non la leva. «Sarebbe stata un’umiliazione. Io non posso indossare ciò che voglio? È tutto assurdo. C’era gente fuori dal Brancaccio ma non è intervenuto nessuno».
Un passo alla volta il giornalista riesce a raggiungere la famiglia, si confonde tra la folla. Poi si allontana: «Stiamo bene, un paio di schiaffoni non ci spaventano ma mi chiedo per quanto tempo questa città continuerà a tollerare degli schifosi che non si fanno scrupoli nell’aggredire, tre contro uno, una famiglia a passeggio»,