Corriere della Sera, 25 ottobre 2025
Eni, utile a 1,2 miliardi in tre mesi. Descalzi: conti oltre le aspettative
Eni festeggia in Borsa la trimestrale (la terza consecutiva) superiore alle attese degli analisti e l’aumento della produzione di idrocarburi, in una settimana caratterizzata dal balzo delle quotazioni del petrolio a cui i conti del Cane a sei zampe sono per una larga parte ancora legati. L’utile netto «adjusted» si è attestato a 1,247 miliardi di euro (-2% su anno) e a quasi 3,8 miliardi nei nove mesi (-13%), mentre l’utile è stato di 803 milioni nel trimestre (+54%) e di 2,5 miliardi nei nove mesi (+5%). «Abbiamo battuto il consensus degli analisti per il terzo trimestre consecutivo – ha dichiarato il ceo Claudio Descalzi, che ieri ha partecipato alla cerimonia per la nomina a Cavaliere del Lavoro ricevuta a maggio da parte del presidente Sergio Mattarella – e siamo riusciti a superare il consenso del 20% sul risultato netto. Il gruppo da inizio anno è quello che tra le major è andato meglio in Borsa». Dopo il rally dell’altro ieri del 3% in scia al balzo del greggio, ieri il titolo nell’intraday ha superato un rialzo del 2% arrivando a 15,9 per poi chiudere a 15,83 euro (+1,6%) sui massimi dal 2019 e – ha aggiunto Descalzi – «vede i 16 euro».
L’upstream (esplorazione e produzione) ha portato Eni a raggiungere nel terzo trimestre i 1.756 milioni di barili di idrocarburi al giorno, il 6% in più rispetto a un anno prima. Una crescita che proietta la produzione del 2025 a 1,72 milioni di barili al giorno con la spinta che proviene dai nuovi campi in Congo, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Libia. Le sanzioni Usa nei confronti di Rosneft e Lukoil non avranno un impatto – ha spiegato il direttore generale Transizione e Finanza Francesco Gattei: «È presto per dare una risposta, ma abbiamo interazioni limitate con le due compagnie interessate».
Il periodo è stato caratterizzato da due variabili che incidono negativamente sui conti di gran parte delle attività dell’upstream – vale a dire prezzi del greggio deboli e l’euro in rafforzamento sul dollaro. Ma nonostante il contesto «la performance economica finanziaria – ha aggiunto Descalzi – conferma l’efficacia della strategia e del modello satellitare che consente di assicurare una crescita accelerata e dividendi stabili». Per quanto riguarda i satelliti (cioè le società scorporate) legati alla transizione, è stato confermato l’outlook per Enilive e Plenitude rispetto all’ebitda proforma adjusted per l’intero anno, rispettivamente a circa 1 miliardo e superiore a 1,1 miliardi.
Eni indica anche come imminente la finalizzazione dell’investimento del 20% del fondo Ares in Plenitude del valore di 2 miliardi attesa entro anno. Descalzi ha sottolineato che «con questa operazione i due business di Enilive e Plenitude hanno determinato incassi per circa 6,5 miliardi negli ultimi due anni». «Altrettanto significativa – ha detto il ceo – la performance di cassa con un Cffo (Cash Flow From Operations, ndr) a 3,3 miliardi. La leva finanziaria proforma si attesta al 12%, un livello che resta ai minimi storici di Eni, e con una prospettiva a fine anno del 15-18%». Con una seconda revisione al rialzo, è stato aumentato di 300 milioni il piano 2025 di acquisto di azioni alzando il buyback fino a 1,8 miliardi (+20% rispetto a quanto indicato nel Capital Market Update) sulla base di una stima più elevata di generazione di cassa ad anno intero.
Eni ha alzato le stime sull’intero esercizio della cassa operativa, portandola da 11,5 a 12 miliardi di euro, e della produzione di greggio e gas, incrementata fino a 1,71-1,72 milioni di barili al giorno, che salgono a «circa 1,8 milioni» nel quarto trimestre. L’aggiornamento delle stime presuppone il Brent a 70 dollari, un prezzo del gas sul Ttf di Amsterdam a 36 euro al MWh, con un margine di raffinazione Serm a 5,8 dollari al barile e un tasso di cambio di 1,13 dollari sull’euro.