La Lettura, 26 ottobre 2025
Su Artissima 2025
Faticoso, anche fisicamente, tenere il ritmo delle fiere d’arte contemporanea: la trentaduesima edizione di Artissima (fondata ufficialmente nel 1994), la quarta sotto la direzione di Luigi Fassi, si apre il 31 ottobre (per chiudere il 2 novembre), poche settimane dopo Frieze Art Fair di Londra (15-19 ottobre), pochi giorni dopo Paris Art Basel (24-26 ottobre), solo un mese (o poco più) prima di Miami Art Basel (5-7 dicembre) e tre mesi prima (5-7 febbraio) dell’atteso debutto di Art Basel Qatar. Al netto di cancellazioni eccellenti, come quella di The Art Show di New York, sono di fatto oltre trenta le manifestazioni fieristiche dedicate all’arte in programma in questo ottobre ormai alla fine. «I numeri non sono fondamentali — spiega Fassi —. Certo, oggi ci sono tante fiere d’arte, ma non sono troppe perché quello che conta davvero è l’identità-specificità che ognuna di queste fiere deve assolutamente mantenere per avere un senso e quel radicamento con la realtà locale che Artissima è riuscita a realizzare concretamente con Torino».
Nonostante la concorrenza assai agguerrita (e i dubbi se il mercato dell’arte sia così ampio e ricco da avere bisogno di così tante fiere), il programma di Artissima 2025 conferma il ruolo dominante della fiera concepita negli spazi dell’Oval Torino, area simbolo di connessione tra tradizione e modernità. Che si prepara ad accogliere le quattro sezioni principali selezionate dal comitato della fiera (Main Section, New Entries, Monologue/ Dialogue, Art Spaces & Editions) insieme alle tre sezioni progettate da un board di curatori internazionali (Present Future, Back to the Future, Disegni). Per un totale di 176 gallerie (di cui 63 impegnate in progetti monografici e 26 all’esordio a Torino) da 36 Paesi e 5 continenti (il panorama di questa edizione si caratterizza per la presenza significativa di gallerie provenienti dall’Est Europa, dall’America del Sud e Centrale).
Il tema del 2025, Manuale operativo per Nave Spaziale Terra, si ispira alla figura e alle teorie di Richard Buckminster Fuller (1895-1983), architetto e inventore statunitense, pioniere di una visione interdisciplinare del sapere, amico-collaboratore di grandi «riformatori» come Merce Cunningham (danza), John Cage, Joseph Beuys (arte). Buckminster Fuller, con la sua concezione di una tecnologia rispettosa dell’ambiente e al servizio del benessere dell’uomo, è considerato a sua volta uno degli innovatori più influenti del XX secolo. E il titolo è di fatto la citazione di quello del suo libro del 1969, pubblicato in Italia dal Saggiatore: un classico del pensiero radicale, che ha ispirato generazioni diverse a immaginare un futuro alternativo ridisegnando l’economia, convivendo con le macchine intelligenti e riscoprendo la responsabilità di un destino comune. Artissima 2025 invita così a riflettere sul nostro ruolo di custodi di questa nave spaziale chiamata Terra, sottolineando l’importanza di un approccio collettivo, interdisciplinare e creativo. L’arte, in questa prospettiva, diventa uno strumento privilegiato per superare barriere tra discipline e culture, per immaginare rotte e soluzioni che siano sostenibili e inclusive, capaci di stimolare una coscienza più ampia. Così come Fuller prevedeva, anche gli artisti sono chiamati a pensare in modo olistico, intuitivo e trasversale, condividendo un pensiero che trascenda gli schemi tradizionali e le specializzazioni, per offrire nuove mappe e narrazioni capaci di accompagnarci nel viaggio attraverso le complessità del presente. Dunque, Artissima si propone come una sorta di manuale d’uso del pianeta.
La fiera diventa dunque un crocevia di mondi, di personalità e di storie, un luogo di convergenza tra idee e pratiche che si confrontano senza paura di rischiare, di mettere in discussione consuetudini e di proporre visioni alternative. La Main Section riunisce oltre cento tra le gallerie più influenti e rappresentative del panorama internazionale, capaci di offrire un quadro complessivo delle tendenze più consolidate e di quelle emergenti; New Entries si riserva ai gioielli nascosti, alle gallerie più giovani e promettenti, con meno di cinque anni di attività, ma capaci di spaziare con successo dall’interdisciplinarità alla riflessione sui temi sociali, ambientali e culturali, rappresentando un fertile terreno di scoperta per collezionisti e curatori. La sezione Monologue/Dialogue si concentra su pratiche sperimentali e sui dialoghi tra artisti attraverso stand monografici, mentre Art Spaces & Editions si dedica a editoria, multipli e spazi no profit.
A queste si affiancano le tre sezioni «pensate» da un gruppo di curatori internazionali: Present Future, che da oltre vent’anni promuove i talenti emergenti; Back to the Future, dedicata ai grandi pionieri dell’arte contemporanea, presenta undici progetti monografici da artisti che hanno lasciato un segno duraturo negli anni Quaranta, Cinquanta, Sessanta, Settanta e Ottanta. Infine, Disegni, che si conferma come l’unica sezione in Italia dedicata esclusivamente a questa forma espressiva.
John Giorno, Guido Guidi, Vanessa Beecroft, Pier Paolo Calzolari, Shafei Xia, Pier Paolo Calzolari, Yael Bartana, Shilpa Gupta, Monica Bonvicini, Shirin Neshat, Francesco Arena sono tra i nomi eccellenti di Artissima 2025. Che ancora una volta, si distinguerà per il sostegno ai giovani e alle pratiche innovative, attraverso il programma Artissima New Entries Fund che dal 2023 supporta direttamente tre gallerie emergenti. E per il rapporto profondo con la città: in occasione del suo 25° anniversario, la Fondazione Arte Crt ha così incrementato per il terzo anno consecutivo, per un totale di 300 mila euro, lo storico Fondo Acquisizioni a beneficio delle collezioni della Gam, la Galleria civica d’Arte moderna di Torino, e del Castello di Rivoli Museo d’Arte contemporanea, stanziando il budget più elevato degli ultimi dodici anni.
Nella sua esplorazione l’astronave di Artissima 2025 abbraccerà senza paura linguaggi, mezzi, territori (oltrepassando gli stessi confini dell’Oval): l’indagine attraverso opere video sui temi del corpo, del digitale e degli stereotipi di genere proposta alle Gallerie d’Italia da Luca Lo Pinto come la riflessione sulla memoria e la percezione del tempo messa in scena (utilizzando acqua, latte e stampe 3d) da Aki Inomata nell’ambito dell’Anonymus Art Project voluto dal magnate giapponese Hiroyuki Maki per valorizzare l’arte nipponica contemporanea. Due tappe di un viaggio nella complessità del presente dove ogni artista (ma in fondo anche ogni visitatore, collezionista e no) sarà chiamato a trasformarsi in un «pilota».