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 2025  ottobre 24 Venerdì calendario

Chikungunya, arriva il primo vaccino per fermarla

Arriva anche in Italia il primo vaccino contro la chikungunya, malattia virale trasmessa dalle zanzare Aedes, responsabile di febbre alta e forti dolori articolari che possono durare mesi.
Dal 30 ottobre 2025 sarà disponibile Vimkunya, un vaccino ricombinante a base di particelle simil-virali (Vlp), approvato negli Stati Uniti, nell’Unione Europea e nel Regno Unito e autorizzato in Italia dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) lo scorso maggio.
Si tratta di un vaccino a dose singola, indicato dai 12 anni in su, in grado di stimolare una risposta immunitaria rapida: negli studi clinici di fase 3, quasi il 98% dei soggetti vaccinati ha sviluppato anticorpi neutralizzanti entro tre settimane, con protezione che inizia già dopo sette giorni. Il profilo di sicurezza si è rivelato favorevole, con effetti collaterali lievi e transitori, come dolore nel punto d’iniezione o affaticamento.
«La vaccinazione, insieme all’educazione su come evitare le punture, rappresenta una misura chiave per la prevenzione – spiega Caterina Rizzo, docente di Igiene e Medicina preventiva all’Università di Pisa, durante il simposio “Chikungunya: scenari futuri e strategie di prevenzione e controllo” tenutosi a Bologna nel corso del 58° Congresso della Società italiana di igiene (Siti) -. Questo nuovo strumento si integra con le strategie di controllo del vettore e con la sorveglianza epidemiologica, offrendo una protezione aggiuntiva a viaggiatori e popolazioni esposte».
Un virus ormai di casa
Non è un caso che l’arrivo del vaccino coincida con un’estate in cui la chikungunya ha fatto registrare nuovi focolai autoctoni in Italia. Secondo l’Istituto superiore di sanità, al 7 ottobre si contavano 398 casi confermati, di cui oltre 350 non collegati a viaggi all’estero, in Emilia-Romagna, Veneto e Toscana. Un aumento marcato rispetto ai soli 17 casi del 2024.
Nel mondo, dall’inizio del 2025 si sono registrati 317.000 casi e 135 decessi in 16 Paesi
, secondo l’European Centre for disease prevention and control (Ecdc). E la cifra reale potrebbe essere ancora più alta, vista la difficoltà di diagnosi: i sintomi – febbre, rash, dolori muscolari e articolari – sono simili a quelli di dengue e Zika.
Clima, viaggi e globalizzazione: i motori dell’espansione
«La globalizzazione e il cambiamento climatico stanno favorendo la diffusione delle zanzare Aedes, come la zanzara tigre, e del virus chikungunya, che costituisce ormai un problema di salute globale», osserva Luigi Vezzosi, dirigente medico presso l’Asst di Crema. La zanzara tigre, un tempo confinata ai tropici, oggi ha colonizzato stabilmente l’Europa, favorita da inverni più miti, urbanizzazione disordinata e viaggi internazionali sempre più frequenti.
A ricordare il percorso del virus nel nostro Paese è Giovanni Rezza, professore di Igiene all’Università Vita-Salute San Raffaele: «Il primo focolaio epidemico di chikungunya in Italia risale al 2007 in Romagna, poi nel 2017 un’epidemia più ampia nel Lazio e in Calabria. Quest’anno nuovi casi in Emilia e Veneto. La disponibilità di un vaccino efficace potrà essere utile non solo per chi viaggia verso aree endemiche, ma anche per contenere eventuali focolai autoctoni».
Un nuovo capitolo per la prevenzione
Il nome chikungunya deriva dalla lingua kimakonde e significa “ciò che piega”, in riferimento alla postura curva causata dal dolore articolare. Oggi quel termine racconta una malattia che ha superato i confini geografici e che, complice il cambiamento climatico, rischia di diventare endemica in nuove aree del pianeta.
L’arrivo del primo vaccino rappresenta, in questo contesto, non solo un progresso scientifico, ma anche un passo verso una nuova consapevolezza: che la salute dei viaggiatori e quella del territorio sono ormai due facce della stessa medaglia.