ilmessaggero.it, 24 ottobre 2025
Russia, licenziamenti di massa: gli stipendi arretrati non pagati sono quadruplicati
Russia, la crisi economica è sempre più profonda. Secondo i dati ufficiali dell’agenzia federale russa Rosstat, riportati da Dialog.UA, gli arretrati salariali hanno raggiunto 1,95 miliardi di rubli a settembre 2025, con un aumento del 18,6% rispetto ad agosto. In base alla rilevazione, il volume degli stipendi non pagati è quattro volte superiore rispetto allo stesso mese del 2024. Rosstat segnala poi che il 75% degli arretrati è maturato nel corso del 2025, mentre il 20% risale al 2024. La causa principale è la carenza di fondi da parte delle organizzazioni, che attualmente devono ai loro dipendenti quasi 1,93 miliardi di rubli.
Il settore delle costruzioni registra la quota più elevata del debito salariale, con il 44% del totale. Seguono il comparto minerario e delle cave (17,5%) e l’industria manifatturiera (11,6%). La situazione appare invece più stabile nelle realtà finanziate da bilanci federali e regionali. La crescita degli arretrati si inserisce in un contesto di generale crisi economica e di bilancio, legata anche alle priorità di spesa del Cremlino, che continua a destinare risorse significative alla guerra in Ucraina. Le regioni, alle prese con deficit strutturali, riducono o bloccano i pagamenti, mentre molte aziende ricorrono ai licenziamenti.
Un caso emblematico si registra nella regione di Arkhangelsk, dove la società Onegaavtotrans risultava esposta per circa 2 milioni di rubli nella primavera 2024. Nonostante le promesse delle autorità locali, il debito non è stato saldato e i dipendenti sono scesi in sciopero. Pur disponendo di un bilancio annuale di 156 miliardi di rubli, la regione conta oggi appena 50 milioni di rubli in riserve, evidenziando la gravità della situazione.
Secondo il Servizio di intelligence estero ucraino (SVR), il quadro rischia di peggiorare: la Russia ha elaborato il proprio bilancio ipotizzando un prezzo del greggio Urals pari a 70 dollari al barile, poi rivisto a 58. Il Ministero delle Finanze prevede per il 2026 un valore di 59 dollari, ma anche in questo scenario i ricavi da petrolio e gas potrebbero subire una contrazione del 20%, con un deficit stimato in almeno 3,8 trilioni di rubli. L’SVR sottolinea inoltre che il greggio Urals è sceso sotto il tetto europeo di 47,6 dollari al barile e che la crescita della produzione energetica globale rende improbabile un recupero dei prezzi. Questo scenario erode le entrate energetiche russe, alimentando il disavanzo e comprimendo la spesa sociale. E le sanzioni Usa importe al gas russo potrebbero aggravare ulteriormente la situazione.
A settembre 2025, il deficit complessivo dei bilanci regionali russi ammontava a 724,8 miliardi di rubli. In ben 53 regioni, le entrate al netto dell’inflazione risultano in calo. I governi locali stanno operando dei significati tagli alle risorse destinate ai servizi pubblici: la regione di Irkutsk, ad esempio, ha ridotto di 4,9 miliardi di rubli la spesa per istruzione e sanità. Per colmare i disavanzi, molte amministrazioni stanno valutando un aumento delle imposte sulle piccole imprese e delle tariffe dei trasporti, aggravando ulteriormente la pressione sulle economie locali.