ilfattoquotidiano.it, 24 ottobre 2025
Ascoli-Samb, alta tensione per il derby dopo 39 anni: rischio scontri, divieti e 9 paesi esclusi da entrambi gli stadi
Gli abitanti di Colli del Tronto non potranno mai muoversi da casa. I residenti di Spinetoli, appena 5,9 chilometri di distanza, andranno a San Benedetto ma non ad Ascoli. Tutto il contrario per quelli di Castel di Lama, che da Colli dista poco più di 6 chilometri. Il ritorno dopo 39 anni del derby del Piceno tra Ascoli e Sambenedettese, ora entrambe in Serie C, è diventato un rompicapo per le autorità che dovranno garantire la tenuta dell’ordine pubblico e un rebus per molti di coloro che vivono nei paesi della provincia. Per giunta, le squadre delle due città, distanti appena trenta chilometri, si affronteranno due volte in tre giorni: domenica al Del Duca, nel capoluogo, in campionato e mercoledì in Coppa Italia nella città rivierasca.
Il clima infuocato viaggia sui muri
Così alla fine le disposizioni dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, prese di concerto con la Prefettura di Ascoli su indicazioni della Questura, hanno finito per scontentare molti. Anzi, per dirla con gli esponenti locali di Fratelli d’Italia, è stata presa una decisione che “colpisce ingiustamente intere comunità”. Agli abitanti di nove comuni della provincia saranno infatti interdetti entrambi gli stadi. Il motivo? Non è possibile stabilire se la maggioranza dei tifosi in quel paese supporti l’una o l’altra squadra. La questione è seria perché il rischio scontri è altissimo, tanto da optare per la chiusura dei settori ospiti. Le due tifoserie sono rivali, ogni partita giocata nel rispettivo stadio non finisce senza un “pensiero” per l’altra metà calcistica della provincia e da agosto in molti comuni compaiono scritte sui muri contro Ascoli di qua e San Benedetto di là. Una sfilza, spesso offensiva e in chiave antisemita, come nel caso del murales “Il tempio del tifo”, che campeggia sulla curva della Samb, trasferito in un fotomontaggio sul cancello di ingresso di Auschwitz.
L’invasione e le arance “lamettate”: i precedenti
Il tempo senza derby ha caricato l’attesa: le due squadre non si incontrato sul campo dagli Anni Ottanta e in passato gli episodi spiacevoli non sono mancati. Nel 1970, 500 tifosi della Samb invasero il terreno di gioco dello stadio ascolano all’inseguimento dell’arbitro dopo un match deciso da un rigore contestato. In un’altra occasione, sette anni più tardi, si registrò un lancio di arance “imbottite” di lamette taglienti da parte degli ascolani. Tanto per capirci, il Guerin Sportivo raccontò così, in un reportage titolato “A pesci in faccia”, l’ultimo derby giocato a San Benedetto: “Le forze dell’ordine caricano a più riprese, un elicottero dei carabinieri scende ogni tanto cabrando in picchiata come a intimorire i contendenti. Manca la cavalcata delle Valchirie di Wagner e siamo all’apocalypse now”.
I nove paesi a cui lo stadio è sempre proibito
Per questo, la Questura non ha potuto far altro che “mappare” al chilometro la prevalenza del tifo in ogni comune, decidendo chi può andare e dove. Roba da Guelfi e Ghibellini. Ad avere la peggio, scatenando le polemiche, sono stati nove comuni, molti dei quali equidistanti dalle due città: ai loro abitanti è stato imposto il divieto di vendita in entrambe le partite in programma. Chi vive a Colli del Tronto, Castorano, Castignano, Cossignano, Carassai, Montalto Marche e Montedinove non potrà assistere al derby né ad Ascoli né a San Benedetto. I nove paesi, ha spiegato l’Osservatorio, sono privi di un numero di tesserati a uno dei due club “tale da identificare un chiaro orientamento calcistico dei residenti”. Non si sa, in pratica, se in quei comuni la prevalenza del tifo è per l’Ascoli e quindi sarebbe aperto il Del Duca o se la maggior parte degli abitanti supporta la Samb e, in conseguenza, i residenti potrebbero andare al Riviera delle Palme.
La polemica politica: “Così più rischi”
La disposizione ha scatenato le proteste del neo-consigliere regionale di FdI Andrea Cardilli, che aveva sposato in un primo momento la linea prudente del questore Aldo Fusco. A suo avviso, la decisione espone a un altro rischio concreto: impedendo a molti tifosi di assistere alla partita, il problema potrebbe spostarsi altrove. “Se non potranno entrare allo stadio, i tifosi si raduneranno in bar, circoli e locali pubblici dei paesi esclusi – ha detto – Questo potrebbe paradossalmente creare situazioni di minor controllo e maggiore rischio per la sicurezza, proprio ciò che si voleva evitare”.
“Elevato rischio di turbative”
Del resto, neanche due anni fa, le tifoserie organizzate vennero a contatto in due occasioni. Nel novembre 2024, i tifosi cercarono di fronteggiarsi con bastoni e catene sfruttando un match di calcio a 5 tra le società delle due città. Undici mesi prima, gruppi di ultras tentarono di scontrarsi vicino al casello autostradale di San Benedetto del Tronto, ma il contatto diretto fu sventato dall’intervento delle forze dell’ordine. Un episodio ricordato dal Comitato di Analisi per la Sicurezza delle Manifestazioni Sportive nella relazione dello scorso 15 ottobre con la quale ha cristallizzato i rischi, fornendo le basi per le decisione assunte in questi giorni: “La forte contrapposizione tra le due tifoserie, acuita dalla vicinanza geografica e dai legami di amicizia e rivalità con altri gruppi organizzati, rende elevato il rischio di turbative”, hanno messo nero su bianco gli esperti evocando la possibilità di una nuova Apocalypse Now.