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 2025  ottobre 24 Venerdì calendario

A Malpensa il carburante per aerei costa il 50% in più: l’allarme delle compagnie e il rischio del caro biglietti

Le compagnie aeree che operano all’aeroporto di Milano Malpensa, la seconda porta d’ingresso e hub intercontinentale del Paese, hanno scritto al ministero dei Trasporti per denunciare, tra le altre cose, un prezzo del carburante arrivato a essere superiore del 50% (oltre alla materia prima) rispetto allo stesso prodotto fornito a Roma Fiumicino e agli altri impianti d’Italia e d’Europa. Il tutto in un periodo in cui la struttura deve affrontare una riduzione dell’offerta per un problema tecnico a una raffineria.
La segnalazione
Un motivo ufficiale per i prezzi più elevati non c’è. Ma easyJet – principale vettore dello scalo —, Ryanair e Neos, che assieme rappresentano il 40% dei posti in vendita in provincia di Varese, chiedono sia al ministero dei Trasporti, sia a quello dell’Ambiente e della sicurezza energetica di affrontare la questione. Non è una cosa da poco: il cherosene rappresenta in media circa un terzo dei costi di un vettore.
La lettera inviata
«L’attuale configurazione del mercato del carburante a Malpensa presenta alcuni limiti strutturali che incidono in maniera significativa sulle operazioni», mettono nero su bianco i firmatari nella lettera che il Corriere ha potuto visionare. C’è «un’offerta limitata e poco aperta alla concorrenza, determinata da barriere logistiche e operative che ostacolano l’ingresso di nuovi fornitori». In questa vicenda, è bene precisarlo, il gestore aeroportuale non svolge alcun ruolo: i contratti di fornitura del cherosene sono questione di chi lo vende e di chi lo compra.
«Poca disponibilità»
E ancora. C’è «una disponibilità di prodotto che rischia di non essere adeguata a sostenere la crescita dei volumi di traffico», avvertono i vettori. E poi ci sono «costi sensibilmente più elevati rispetto ad altri scali italiani comparabili, con differenziali che incidono sulla sostenibilità delle operazioni». Il prezzo del jet fuel non è uguale a quello del petrolio, ma è superiore di alcuni dollari. Qui si inserisce il «crack spread», la differenza tra il prezzo del cherosene (prodotto raffinato del petrolio) e il prezzo del greggio, meno il costo di raffinazione. Un margine che rappresenta il profitto potenziale del raffinatore.
Il divario post Covid
Da settimane, stando a quanto si apprende, i vettori – low cost e non solo – che operano nello scalo si chiedono cosa stia succedendo. «A partire dalla fine della pandemia di Covid-19, i differenziali applicati ai vettori per la fornitura di jet fuel a Malpensa sono cresciuti in misura molto rilevante, mentre rimanevano sostanzialmente invariati negli altri principali aeroporti italiani – tra cui Roma Fiumicino, Napoli e altri – come anche nei principali scali europei», segnalano easyJet, Ryanair e Neos.
Il record nel 2025
«Aeroporti nei quali storicamente i costi del carburante erano comparabili a Malpensa, mentre ora a Malpensa sono oltre il 50% più alti, al netto della materia prima», si legge ancora. I contratti tra fornitore e vettore sono riservati, anche per ragioni di concorrenza. Il Corriere ne ha visionati cinque, tra quelli siglati da aviolinee operanti su Malpensa, e ha confrontato i valori con quelli di Fiumicino. Se nel 2022 i prezzi al metro cubo erano più o meno uguali, la forbice si è allargata improvvisamente dall’anno successivo, fino a toccare il record nel 2025.

Solo due raffinerie
Nella comunicazione, le tre compagnie chiedono che le «criticità esistenti vengano affrontate con azioni concrete e urgenti». Come? «Agevolando l’eventuale ingresso di nuove compagnie petrolifere e garantendo così una maggiore concorrenza e disponibilità di prodotto», per esempio. Sono soltanto due le raffinerie che portano il jet fuel a Malpensa, utilizzando le tubature – e non le autobotti, per motivi ambientali legati all’area: una è quella di Sannazzaro (gestita da Eni) e l’altra si trova a Trecate (di Ip-Api). A rifornire gli aerei sono Eni, Tamoil, Bp, Total, World fuel services, Esso e Nautilus.
Il confronto con Fiumicino
A queste attingono i diversi distributori che poi siglano i contratti di fornitura con i vettori. «Ma anche a Fiumicino il jet fuel arriva attraverso condotte sotterranee, eppure il prezzo è più basso rispetto a Malpensa», spiega al Corriere Carlo Stradiotti, amministratore delegato di Neos, che conferma la veridicità della lettera inviata.
«Non abbiamo capito i motivi»
«I prezzi stanno aumentando in modo non giustificabile», aggiunge Lorenzo Lagorio, country manager Italia di easyJet. «E parliamo delle cifre al netto del costo della materia prima – sostiene —. Oggi a Malpensa il costo del carburante, al netto della materia prima, è il 50% più alto rispetto ad altri aeroporti italiani paragonabili». «Noi vettori, sinceramente, non abbiamo capito nulla di cosa stia davvero succedendo», commenta Stradiotti.

L’impatto sui conti
L’amministratore delegato di Neos – compagnia che opera molti voli intercontinentali – ha visto la bolletta energetica salire in modo importante. «Il prezzo del jet fuel tra Malpensa e Fiumicino è storicamente lo stesso», ricorda. «Uscendo dalla pandemia si è aperta una forbice, e oggi arriviamo al punto in cui Malpensa ha un costo superiore». Di quanto? «Rischiamo un incremento di 80-100 dollari in più a tonnellata – calcola —. Considerando che un nostro Boeing 787 (per i collegamenti di lungo raggio, ndr) ne consuma cinque all’ora, i calcoli sono presto fatti su un volo di 11 ore a tratta».

«Quaranta euro più a passeggero»
Neos acquista in un anno «250 milioni di euro di carburante», dice Stradiotti, «di cui più o meno la metà a Malpensa. Se comprassimo a Fiumicino la stessa quantità, avremmo 4 milioni di euro di costi in meno». Che, per passeggero, si tradurrebbero in 40 euro in più sui voli intercontinentali e una decina su quelli brevi-medi, secondo le stim
e. «Questa situazione va a generare una base di costo non più legata all’andamento della materia prima sui mercati, ma alle condizioni specifiche di approvvigionamento sullo scalo», critica Stradiotti.
La soluzione temporanea
Con il rischio di dover chiedere ai passeggeri di pagare di più proprio per questo. «Per noi una soluzione sarebbe sicuramente quella di agevolare l’ingresso di altri fornitori, perché ci sarebbe un mercato più aperto e maggiore disponibilità di carburante», suggerisce Lagorio di easyJet. Nell’immediato, «un modo per farlo sarebbe quello di consentire l’accesso alle autobotti, anche se ci sono vincoli ambientali che andrebbero superati». E, in ogni caso, «le autobotti non sarebbero la soluzione definitiva».
Il tavolo al ministero
«Il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti segue con attenzione la questione e si è attivato avviando un tavolo di confronto con tutti i soggetti interessati», fa sapere un portavoce. «Il primo incontro, di carattere pianificatorio e conoscitivo, ha consentito di raccogliere i primi elementi utili di analisi. Già dalla prossima settimana sono previsti ulteriori appuntamenti, con l’auspicio di individuare soluzioni condivise e favorire condizioni di sviluppo equilibrate per il settore». Il dicastero sottolinea che è «alta l’attenzione su tutto il settore del trasporto aereo».