Avvenire, 23 ottobre 2025
Due donne in Irlanda si contendono il trono del presidente-poeta Higgins
Quella di domani non sarà una semplice consultazione elettorale ma un momento di passaggio simbolico che in Irlanda segnerà inevitabilmente anche la fine di un’era. Dopo quattordici anni, Michael Daniel Higgins – poeta, intellettuale, figura morale prima ancora che politica – lascia dopo due mandati l’Áras an Uachtaráin, la residenza presidenziale di Dublino, e un’eredità che va ben oltre la funzione costituzionalmente limitata del suo incarico.
Molti irlandesi sostengono di rimpiangere già la sua presidenza profondamente empatica, incentrata sull’impegno civile e la cultura, e il suo sguardo sempre attento alle grandi sfide del nostro tempo. Nessuno dei candidati alla successione appare in grado di reggere il confronto con il suo carisma e la sua autorevolezza. Forse è anche per questo che la campagna elettorale non si è mai accesa sul serio. Alle urne il confronto sarà fra due sole candidate: la progressista e radicale Catherine Connolly e la più pragmatica e istituzionale Heather Humphreys. La contesa, inizialmente prevista tra tre candidati, si è ridotta a due dopo la clamorosa uscita di scena di Jim Gavin, nominato dal partito di governo Fianna Fáil ma costretto a ritirarsi una quindicina di giorni fa in seguito a uno scandalo relativo un vecchio contratto d’affitto, una vicenda che ha sollevato dubbi sull’integrità della sua candidatura e ha inevitabilmente condizionato le dinamiche elettorali. Il ritiro è avvenuto però troppo tardi per consentire la rimozione del suo nome dalla scheda, per cui Gavin resterà formalmente fra le opzioni di voto.
La campagna elettorale – penalizzata anche dal numero ridotto di contendenti – è stata priva di particolari slanci e si è concentrata a lungo soltanto sul ruolo che il futuro presidente dovrà avere all’interno della società irlandese e nelle relazioni con gli altri Stati. Connolly ha scelto di proporsi come voce critica sulle questioni internazionali più spinose come il conflitto in Medio Oriente, su cui Higgins ha pronunciato spesso dure parole di condanna nei confronti dell’operato del governo di Israele. Quanto a Humphreys, ha voluto al contrario, sottolineare la funzione unificante del presidente cercando di proporsi come figura in grado di rappresentare tutte le comunità del Paese, ma senza risultare mai troppo convincente. Nei dibattiti e negli incontri pubblici nessuna delle due candidate è però riuscita a individuare un tema forte. Sulle grandi questioni che interessano la società irlandese – la crisi abitativa, il cambiamento climatico o la riunificazione dell’isola – entrambe hanno avuto ben poco da dire di interessante, e anche per questo gli analisti temono che buona parte dell’elettorato possa invalidare il voto o disertare le urne. L’ultimo sondaggio realizzato qualche giorno fa dall’Irish Times attribuiva a Connolly il 38 percento e a Humphreys il 20 ma indicava anche che il 18 percento degli elettori è ancora indeciso, mentre il 12 non intende votare e il 6 annullerà la scheda.
Quasi la metà dell’elettorato ha dichiarato di non sentirsi rappresentato da nessuna delle due candidate, alimentando i timori di una bassa affluenza alle urne. Un cenno infine al sistema elettorale irlandese che prevede, da sempre, il meccanismo del voto singolo trasferibile ma in questo caso – essendoci due soli candidati – si tradurrà sostanzialmente in un voto a maggioranza semplice.