Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  ottobre 23 Giovedì calendario

“La macchina di Majorana tramuta la sabbia in grano”, al Senato incontro tra alchimia e complottismo

L’alchimia sbarca al Senato della Repubblica. Non varrebbe la pena soffermarsi sulla conferenza stampa dal titolo “Majorana – Pelizza. È tempo di agire”, tenutasi oggi a Palazzo Madama, se non per prendere atto (e magari stigmatizzare) che una delle principali istituzioni di un Paese moderno come l’Italia, che può vantare di aver dato origine al metodo scientifico con Galileo Galilei, ha dato spazio e credibilità a una iniziativa a metà strada tra la magia e il complottismo. Ci si poteva aspettare una qualche rivelazione eclatante, un annuncio capace di trasformare la leggenda della “macchina di Majorana” in qualcosa di concreto, misurabile, riproducibile, come appunto ci ha insegnato quattro secoli fa Galileo.
E invece, nella Sala Caduti di Nassirya, per volere dei senatori Gian Marco Centinaio (Lega) e Salvo Pogliese (Fratelli d’Italia), è andato in scena il solito copione: il racconto della presunta amicizia tra Ettore Majorana, fisico scomparso nel 1938 in circostanze misteriose, e l’imprenditore bresciano Rolando Pelizza, morto nel 2022 a 84 anni. Il genio siciliano che spiega all’inventore come costruire un congegno capace di produrre antimateria, generare energia pulita e illimitata, trasmutare la materia, ringiovanire gli esseri umani. E poi le avversità, i complotti, i poteri forti che avrebbero ostacolato la realizzazione su grande scala e la diffusione nel mondo di questa “macchina della pace, del benessere, della vita”, come è stata definita oggi al Senato della Repubblica. Il pretesto: la presentazione dell’ennesimo libro scritto sulla vicenda (presumibilmente in buona fede) da Alfredo Ravelli, biografo di Pelizza. Sulla storia del controverso industriale lombardo e dei suoi falliti tentativi di vendere l’oggetto misterioso al governo Usa, a quello Italiano, a quello belga, si sono spesi fiumi di inchiostro e di byte sul web.
Ci permettiamo qui di segnalare il libro del fisico e prestigiatore Lorenzo Paletti “L’Ultimo Segreto di Majorana: La Macchina di Rolando Pelizza”. O anche la sua conferenza sul tema tenuta nel marzo scorso al Caffè Scienza di Firenze e disponibile su YouTube. Si potrebbe tornare sulle tante leggi della fisica moderna violate dal congegno (quella stessa fisica che Majorana aveva contribuito a scrivere quando era un giovane talento del gruppo di Enrico Fermi). O sulle rudimentali riprese video che secondo Pelizza avrebbero dovuto dimostrare la trasformazione di cubi di gommapiuma in altrettanti lingotti d’oro. O ancora il sottrarsi, nel corso dei decenni, a qualsiasi tipo di verifica sperimentale.
Ma sono discussioni inutili. Ciò che colpisce dell’evento di oggi al Senato è che si possano raccontare assurdità antiscientifiche in una simile cornice istituzionale senza che nessuno faccia un balzo dalla sedia. “Pelizza sperimentò (sic!) la sua macchina anche su granelli di sabbia trasformandoli in grano. Con quel grano fece del pane e lo mangiò”, ha raccontato Ravelli. E ancora: “Nel 2014 il governo americano decise di trasferire la coppia Majorana-Pelizza negli Usa, ma Rolando non volle lasciare l’Italia e andò solo Ettore”, che però, essendo nato nel 1906, avrebbe dovuto avere 108 anni. Una longevità attribuibile alla sua macchina, certamente. Pelizza evidentemente non la usò su se stesso, essendo invecchiato come tutti i comuni mortali. Né trasse vantaggio economico delle decine di blocchi d’oro da 60 chili ciascuno che era capace di generare dalla gommapiuma.
"Ho concesso la sala per la presentazione del libro ma questo non significa che ne condivida i contenuti o qualsiasi altra teoria che non abbia fondamenti scientifici. Quello che circonda la figura di Majorana è un grande mistero, capisco che ci possa essere curiosità e varie ipotesi a riguardo, anche fantasiose. Penso che ognuno possa ascoltarle e valutarle”, spiega in una nota il leghista Centinaio.
Eppure tutto questo non ha scoraggiato negli anni i suoi seguaci, che sono riusciti a farsi dedicare uno spazio al Senato. E che da lì hanno proposto la creazione di una Fondazione Majorana-Pelizza. Ma soprattutto hanno chiesto al ministero della Cultura e dell’Istruzione di distribuire in tutte le biblioteche pubbliche e scolastiche il libri di Ravelli: “Perché tutti sappiano”. In una fase storica in cui l’Italia paga un deficit di formazione scientifica, ci manca solo che alle nuove generazioni venga insegnato che grazie a un congegno “di cui nessuno sa la formula” (cit. Ravelli) si può trasforma la sabbia in grano e la plastica in oro.