Corriere della Sera, 23 ottobre 2025
Lo scambio merci circolare tra giganti tech
Google starebbe trattando con Anthropic, una delle grandi (ex) start-up dell’intelligenza artificiale (AI) generativa guidata dai fratelli argentino-americani Daniela e Dario Amodei. Google sarebbe pronto a fornire servizi di cloud con i suoi semiconduttori per addestrare gli algoritmi di Anthropic. E in questa indiscrezione, riportata ieri da Bloomberg, sono racchiuse la forza e le incognite della bolla dell’AI. Perché Google non diventerebbe solo fornitore di Anthropic; ne è anche uno dei primi azionisti. L’azienda fondata da Sergey Brin e Larry Page ha investito in due fasi (l’ultima quest’anno) tre miliardi di dollari in Anthropic, muovendosi come un fondo di venture capital. In breve, Google ha versato del denaro che ora Anthropic dovrebbe spendere per comprare servizi di Google.
Nell’ecosistema dell’intelligenza artificiale, sempre più spesso è così. Nvidia, la leader sui semiconduttori disegnati per questo settore, di recente ha concordato di investire fino a cento miliardi di dollari in OpenAI perché quest’ultima – che ha creato ChatGpt e i modelli seguenti – aumenti la propria capacità computazionale. L’accordo prevede che con i soldi di Nvidia OpenAI compri i semiconduttori di Nvidia stessa: più lo fa e più Nvidia investirà in OpenAI. Non è difficile capire perché. Con un valore di mercato cresciuto a 4.300 miliardi di dollari (oltre il doppio dell’intera Borsa tedesca), Nvidia è sotto pressione per dimostrare che farà fatturati ed utili tali da giustificare il suo prezzo stratosferico. OpenAI invece ha un valore teorico di 500 miliardi di dollari (non è quotata), ma brucia cassa per otto miliardi l’anno e perciò ha bisogno di sempre nuovi finanziatori. Con AMD, altro colosso dei chip, OpenAI ha fatto un accordo simile a quello con Nvidia: la prima fornisce la cassa con la quale la seconda compra i prodotti della prima. A Silicon Valley si chiamerà forse innovazione. Ai mercati rionali, cambio merce.