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 2025  ottobre 22 Mercoledì calendario

Leonardo-Thales-Airbus dall’Europa parte la sfida ai satelliti di Starlink

Si va verso una svolta per lo spazio europeo. Dopo mesi di trattative e incertezze, Leonardo, Airbus e Thales sono pronte a unire le proprie attività satellitari in una nuova società da 10 miliardi di euro, un progetto destinato a ridefinire gli equilibri dell’industria spaziale continentale. Il consiglio di amministrazione di Leonardo, riunito ieri a Roma, ha esaminato l’intesa preliminare con gli altri due gruppi, mentre un annuncio ufficiale è atteso a breve, salvo imprevisti.
L’accordo, frutto di oltre un anno di negoziati, mira a concentrare sotto un’unica entità le divisioni in perdita dei tre colossi europei per affrontare la concorrenza crescente di SpaceX e della costellazione Starlink di Elon Musk. Le discussioni si sono spesso arenate su valutazioni, rapporti di forza e timori antitrust, complicate di recente anche dalle tensioni politiche in Francia. Nessuna delle aziende ha voluto commentare, ma secondo più fonti l’intesa di principio è ormai definita, con i dettagli finali affidati a un Memorandum of Understanding.
Il nuovo soggetto industriale, battezzato “Bromo”, riunirà la doppia anima civile e militare dei tre gruppi, con l’obiettivo di diventare il principale produttore europeo di satelliti per telecomunicazioni e osservazione della Terra. La struttura azionaria resta oggetto di attenzione: secondo le indiscrezioni, Airbus deterrà il 35% della nuova società, mentre il restante 65% sarà diviso in parti uguali tra Leonardo e Thales. Un modello che ricalca quello di MBDA, il consorzio europeo dei missili creato nel 2001 da Francia, Italia e Regno Unito e oggi considerato un successo di integrazione industriale.
La governance dovrebbe essere a rotazione, con un equilibrio tra ruoli esecutivi e non esecutivi per garantire pari rappresentanza ai tre Paesi. Il numero uno di Thales, Patrice Caine, è indicato come il principale architetto dell’intesa, mentre Leonardo dovrà difendere la posizione italiana in linea con l’agenda del governo Meloni, che ha aumentato gli investimenti nella difesa e nella tecnologia strategica. Airbus, colpita da pesanti perdite nella divisione spaziale e da circa duemila tagli di posti di lavoro, appare invece il partner più disposto a ridurre la propria esposizione diretta al settore.
Bruxelles dovrà esprimersi sull’operazione, ma il via libera sembra probabile. La Commissione europea ha destinato oltre 800 miliardi di euro ai programmi di difesa e spazio nel prossimo decennio, e considera l’alleanza tra Leonardo, Airbus e Thales uno dei pilastri della propria strategia di sovranità tecnologica. I tre gruppi hanno già invitato l’esecutivo europeo a valutare l’intesa nel contesto della concorrenza globale, non solo di quella interna al mercato unico, per evitare che la normativa antitrust rallenti la creazione del campione continentale.
Tra le possibili obiezioni, fonti industriali citano anche la tedesca OHB, produttore di satelliti di medie dimensioni, che teme di essere penalizzata da una concentrazione eccessiva del mercato. Ma i tre colossi puntano sulla necessità di costruire una massa critica per competere con i giganti americani e cinesi, e per ridurre la dipendenza europea da tecnologie extra-Ue.
Per Leonardo, l’operazione rappresenta un salto strategico. «I satelliti sono il 75% dell’economia spaziale del futuro», ha di recente ricordato l’amministratore delegato Roberto Cingolani. Secondo le stime di Novaspace, il valore complessivo dell’economia spaziale potrebbe raggiungere i 665 miliardi di dollari entro il 2035, con oltre 43 mila satelliti previsti in orbita nel prossimo decennio. Un mercato in cui l’Europa non può restare indietro rispetto alla concorrenza di Stati Uniti, Cina e India. E che con l’intesa in dirittura di arrivo potrebbe guadagnare quell’autonomia strategica che è ricercata da anni.
L’obiettivo ora è tradurre l’intesa in un accordo operativo entro la fine dell’anno, con la costituzione della nuova società prevista nei prossimi diciotto mesi. Se i tempi saranno rispettati, “Bromo” diventerà il perno dell’industria spaziale europea e il simbolo di un’Europa che, dopo anni di frammentazione, prova a tornare protagonista nello spazio.