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 2025  ottobre 22 Mercoledì calendario

“È severamente vietato”. Dal 2026 WhatsApp bandisce ChatGPT e gli altri chatbot di IA

«È severamente vietato accedere o utilizzare la piattaforma WhatsApp Business». Con questo divieto, scritto nella nota ufficiale di WhatsApp, Meta mette fine alla presenza di ChatGPT, e degli altri chatbot di intelligenza artificiale generativa, sulla propria app di messaggistica. Dal 15 gennaio 2026 le conversazioni con ChatGPT su WhatsApp si interromperanno. Nessun nuovo messaggio, nessuna risposta automatica, nessuna battuta d’intelligenza artificiale.
Un’interruzione decisa da Meta, che ha scelto di vietare l’uso dei chatbot di intelligenza artificiale generativa sulla propria infrastruttura Business API – vale a dire la WhatsApp Business Solution, utilizzata da sviluppatori e aziende per creare bot e servizi automatizzati.
In una revisione dei termini d’uso dell’API Business, WhatsApp ha introdotto una clausola che di fatto bandisce i fornitori di intelligenza artificiale generativa – come OpenAI (ChatGPT), Perplexity, Luzia o Poke – dal distribuire i propri bot sulla piattaforma. La norma, dedicata espressamente agli “AI Providers”, vieta l’uso dell’infrastruttura di WhatsApp per tecnologie che hanno la conversazione AI come funzionalità principale.
Meta chiude le porte ai chatbot “generalisti” e difende il suo modello di business
Secondo Meta, l’API Business di WhatsApp è nata per casi d’uso aziendali – assistenza clienti, prenotazioni, etc… – non per ospitare chatbot aperti e conversazionali come ChatGPT. L’esplosione dei messaggi generati dall’intelligenza artificiale ha infatti appesantito l’infrastruttura senza generare ritorni economici, perché i bot “generalisti” non rientrano nel modello di monetizzazione di WhatsApp, basato sulle interazioni a pagamento tra aziende e clienti.
In altre parole, Meta ha deciso di chiudere un canale che consumava risorse senza produrre ricavi, difendendo il perimetro del proprio business e, al tempo stesso, consolidando il ruolo del suo assistente proprietario, Meta AI.
La nuova versione dei termini d’uso, in vigore da gennaio 2026, avrà un effetto immediato: ChatGPT e tutti i chatbot “generalisti” sviluppati da terze parti non potranno più operare su WhatsApp. Meta intende infatti riservare la propria piattaforma a bot aziendali funzionali, quelli utilizzati per fornire assistenza ai clienti, gestire prenotazioni o comunicare con gli utenti.
A restare, insomma, saranno i bot che aiutano un brand a rispondere; a scomparire, quelli che conversano liberamente su qualsiasi argomento.Di fatto, l’unica eccezione sarà Meta AI, l’assistente proprietario già integrato in WhatsApp, Messenger, Instagram e Facebook: una mossa che rafforza ulteriormente il controllo dell’ecosistema di Menlo Park sull’intelligenza artificiale di casa, mentre chiude le porte ai concorrenti esterni.
La risposta di OpenAI: continuità fuori da WhatsApp
OpenAI ha pubblicato una nota dal titolo “Continuing your ChatGPT experience beyond WhatsApp”, ringraziando i 50 milioni di utenti che avevano iniziato a “chattare, creare e imparare” attraverso l’app di messaggistica più diffusa al mondo.
«Avremmo preferito continuare a servirvi su WhatsApp – scrive l’azienda – ma a causa di una modifica alle politiche e ai termini di WhatsApp, ChatGPT non sarà più disponibile su WhatsApp dopo il 15 gennaio 2026.»
OpenAI invita gli utenti a trasferire le proprie conversazioni sull’app ufficiale di ChatGPT, disponibile su iOS, Android, web e nella versione ChatGPT Atlas per macOS. Su queste piattaforme è già possibile accedere a funzioni più avanzate – come le chat vocali, la ricerca approfondita e il caricamento di file – che WhatsApp non supporta. L’azienda consiglia inoltre di collegare il proprio numero WhatsApp all’account ChatGPT: in questo modo la cronologia delle conversazioni resterà visibile fino alla data limite del 15 gennaio 2026. Dopo quella data, WhatsApp non permetterà più di esportare o recuperare le chat.
Il 15 gennaio 2026, insomma, non sarà solo un cambio di policy. Sarà il giorno in cui una parte dell’intelligenza artificiale smetterà di parlare dal canale più universale del pianeta: la chat di WhatsApp. Ma forse – come spesso accade – quando un messaggio si interrompe, è solo il segnale che una nuova conversazione sta iniziando altrove.