corriere.it, 22 ottobre 2025
Il cardinale Cupich, vicino a Leone XIV, e il messaggio ai migranti ricercati dall’Ice di Trump: «La Chiesa è con voi»
«Miei cari fratelli e sorelle, oggi vi parlo come vostro pastore, ma anche come compagno di viaggio che condivide il dolore di molte delle nostre comunità di immigrati. Le famiglie vengono separate. I bambini sono lasciati nella paura e le comunità sono sconvolte dalle retate e dalle detenzioni degli immigrati. Queste azioni feriscono l’anima della nostra città. Vorrei essere chiaro. La Chiesa è dalla parte dei migranti».
Il cardinale Blase Cupich, arcivescovo di Chicago, ha lo sguardo pacato e la voce ferma. Il riferimento, trasparente, è alla politica anti-immigrati di Trump e alle retate degli agenti dell’ICE, l’agenzia federale mandata dal presidente in vari Stati degli Usa a caccia di immigrati senza documenti. E le sue parole sono tanto più importanti se si considera che il cardinale è vicino a Prevost e pochi giorni fa è stato ricevuto in udienza dal Papa, nato e cresciuto proprio a Chicago.
Gli attacchi, la nomina nella Commissione pontificia
Leone XIV, tra l’altro, ha appena nominato Blase Cupich nella Commissione pontificia della Città del Vaticano. Una risposta eloquente all’estrema destra cattolica che ha più volte attaccato l’arcivescovo di Chicago, da ultimo perché la diocesi ha assegnato un premio alla carriera a un senatore cattolico democratico, Dick Durbin, per il suo impegno sull’immigrazione.
Ne erano nate polemiche perché il senatore ha sostenuto le leggi sul diritto delle donne ad abortire in ospedale, ma era stato lo stesso Papa Leone a replicare a chi gli ricordava le proteste dei pro-life: «Chi dice di essere contro l’aborto ma a favore della pena di morte non è veramente pro-life, e chi afferma di essere contro l’aborto ma d’accordo con il trattamento disumano degli immigrati negli Stati Uniti, non so se sia pro-life».
«Gli immigrati devono essere trattati con dignità»
La dichiarazione di Cupich, diffusa in video dall’arcidiocesi di Chicago, non potrebbe essere più chiara: «Siamo dalla parte della madre che attraversa i confini per sfamare i propri figli. Siamo dalla parte del padre che lavora in silenzio per costruire un futuro migliore. Siamo dalla parte dei giovani che sognano sicurezza e un futuro migliore. Le nostre parrocchie e le nostre scuole non respingeranno coloro che cercano conforto e non resteremo in silenzio quando la dignità viene negata nell’applicazione della legge. È essenziale rispettare la dignità di ogni essere umano».
Il cardinale si rivolge direttamente ai migranti: «Ora voglio dire qualcosa direttamente a quegli immigrati senza documenti. La maggior parte di voi è qui da anni. Avete lavorato duramente. Avete cresciuto delle famiglie. Avete contribuito a questa nazione. Vi siete guadagnati il nostro rispetto. Come arcivescovo di Chicago, insisterò affinché siate trattati con dignità. Gli americani non dovrebbero dimenticare che tutti noi proveniamo da famiglie di immigrati. Voi siete nostri fratelli e sorelle. Siamo al vostro fianco».
La prima Esortazione di Papa Leone
Leone XIV, del resto, lo ha scritto con chiarezza nella sua prima Esortazione apostolica, Dilexi te: la Chiesa «sa che in ogni migrante respinto è Cristo stesso che bussa alle porte della comunità». La mattina dell’8 ottobre, durante un incontro privato con il vescovo della diocesi texana di El Paso, Mark Joseph Seitz, ha detto: «La Chiesa non può rimanere in silenzio di fronte all’ingiustizia». In quell’occasione gli attivisti di Hope Border Institute, impegnati a difesa dei diritti umani al confine tra Usa e Messico, hanno consegnato al Papa diverse lettere di migranti che raccontavano la loro storia.