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 2025  ottobre 21 Martedì calendario

Gli adolescenti con disturbi alimentari più esposti a contenuti “tossici” su Meta

Un adolescente vulnerabile che non sta bene con il proprio corpo ha più probabilità rispetto agli altri coetanei di vedere sui social contenuti sui disturbi alimentari e post che mettono in risalto l’aspetto fisico e i giudizi sul corpo. A dirlo, secondo Reuters, sarebbe la stessa Meta, in un documento che l’azienda ha realizzato per uso interno proprio per analizzare il potenziale danno sui giovani.
Lo studio sarebbe stato intercettato e riassunto da Reuters nonostante fosse contrassegnato con la dicitura “Non distribuire internamente o esternamente senza autorizzazione”. Si tratterebbe dunque dell’ultima ricerca interna che dimostra un’associazione tra la visualizzazione di contenuti di moda, bellezza e fitness e chi dice di sentirsi peggio con il proprio corpo. «Gli adolescenti che hanno segnalato una frequente insoddisfazione per il proprio corpo dopo aver visualizzato post su Instagram, hanno visto circa tre volte più contenuti incentrati sul corpo o relativi ai disturbi alimentari rispetto agli altri adolescenti», avrebbero riassunto gli autori dello studio. I post mostrati a quegli utenti presentavano inoltre un’esposizione di parti del corpo (seno, glutei o cosce) e giudizi espliciti sul fisico. Il materiale in questione non rientra in quelli più spinti vietati su Instagram, ma come è stato sottolineato dagli esperti ha un potenziale dannoso: gli stessi consulenti di Meta avrebbero espresso il loro sostegno alla limitazione. In particolare, lo studio ha interpellato 1.149 adolescenti per sapere se e con quale frequenza si sentivano a disagio con il proprio corpo dopo aver usato Instagram. Poi ha controllato i contenuti che gli utenti hanno visto sulla piattaforma nell’arco di tre mesi. È emerso che per i 223 adolescenti che spesso si sentivano fisicamente a disagio dopo aver scrollato sul proprio feed, i contenuti correlati al tema rappresentavano il 10,5% di ciò che vedevano sulla piattaforma, a fronte di un 3,3% per gli altri coetanei. In generale, il 27% sul totale dei contenuti sottoposti agli adolescenti che dicono di provare sentimenti negativi verso se stessi rientrano nella sfera di: “temi maturi”, “comportamenti rischiosi”, “danno e crudeltà” e “sofferenza”. Una percentuale che tra i coetanei senza quei sentimenti si ferma al 13,6%. Tuttavia, i ricercatori aggiungono che la correlazione causa-effetto non si può stabilire: per esempio, può darsi che gli adolescenti più vulnerabili siano attivamente alla ricerca di quel materiale. Il portavoce di Meta, Andy Stone, ha replicato poi che il documento esaminato da Reuters dimostrerebbe l’impegno dell’azienda nel migliorare i propri prodotti, comprendere le esperienze dei giovani «per creare piattaforme più sicure e di supporto per gli adolescenti». Stone ha poi ricordato i recenti impegni annunciati da Meta per tutelare i minori. In effetti, l’azienda in questi giorni ha annunciato anche l’arrivo di una stretta sulla sicurezza per le interazioni degli adolescenti con i chatbot AI di Meta e i futuri strumenti che verranno messi a disposizione dei genitori per il controllo parentale. La questione sollevata da Reuters però rimane. Nello studio è la stessa Meta ad ammettere che i suoi attuali strumenti di screening, progettati per individuare le violazioni delle regole della piattaforma, non sono in grado di rilevare il 98,5% dei contenuti “sensibili” e potenzialmente non appropriati per gli adolescenti. Inoltre, i nuovi strumenti di controllo parentale e blocco di alcuni contenuti per i minori di 13 anni potrebbero essere insufficienti dato che chiunque, anche bambini di 10 anni, possono iscriversi dichiarando falsamente di essere maggiorenni. A ricordarlo è il Moige, (Movimento Italiano Genitori), che in questi giorni ha presentato una segnalazione formale al Comitato di Controllo dell’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria contro la campagna pubblicitaria di Instagram intitolata “Instagram chiede una normativa europea che preveda la verifica dell’età e l’approvazione dei genitori nell’app store”. La campagna, che si presenta formalmente come una comunicazione sociale a tutela dei minori, per il Moige è «un tentativo di sottrarsi alle proprie responsabilità legali già esistenti», che stabiliscono chiaramente l’obbligo di verifica dell’età degli utenti, spostandole su «altri soggetti, come gli app store di Apple e Google». Naturalmente l’allarme lanciato dagli esperti e dai genitori a tutela degli adolescenti non riguarda solo le piattaforme di Meta. Un altro studio interessante sul tema, per esempio, arriva dal Lilac-Centro Dca, dove gli studiosi hanno intercettato un trend su Tik-Tok e Instagram fatto di post con testimonianze del “prima e dopo” l’uso di psicofarmaci. I contenuti suggeriscono una correlazione tra aumento del peso e farmaci molto pericolosa: soprattutto se a intercettare questi messaggi sono in percentuale maggiore coloro che soffrono di disturbi alimentari e necessitano di tali psicofarmaci.