Il Messaggero, 21 ottobre 2025
Confcommercio: manca la spinta sui giovani. In tredici anni perse più di 190 mila imprese
Tra il 2011 e il 2024 hanno chiuso in Italia 193 mila imprese guidate da under 35, di cui oltre 87 mila nel Mezzogiorno. Se nel periodo il totale delle imprese si è ridotto del 4,2%, quelle a conduzione giovanile sono addirittura il 30,6% in meno. L’allarme arriva da Confcommercio che ieri a Milano ha presentato l’analisi intitolata «L’importanza dei giovani imprenditori per la crescita economica». Con una percentuale di imprese giovani pari a quella del 2011, afferma lo studio, oggi avremmo tra i 49 e i 65 miliardi di euro in più di Pil.
«L’Italia ha bisogno di investire nei giovani imprenditori per ritrovare crescita, occupazione e fiducia», così il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, al XVI Forum nazionale dei giovani imprenditori. Sulla crisi dell’imprenditoria giovanile pesa la questione demografica.
L’IMPATTO
Nel nostro Paese oggi ci sono 10 milioni di giovani in meno rispetto agli inizi degli anni Ottanta. Ma non solo. La pressione fiscale per i giovani è passata dal 34,1% del 1982 al 42,8% del 2025. «La nuova legge di Bilancio ha aggiunto Sangalli a margine dell’evento dedicato alla giovane imprenditoria va nella giusta direzione». Per il presidente di Confcommercio «è assolutamente necessario però far rientrare nella detassazione dei nuovi aumenti contrattuali anche i contratti maggiormente rappresentativi che sono stati rinnovati nel 2024, quelli del terziario, del turismo e della ristorazione».
La Congiuntura flash del Centro studi di Confindustria diffusa ieri si concentra invece sull’impatto dei nuovi dazi, che rischiano di mettere a dura prova l’export made in Italy. I nuovi dazi potrebbero ridurre le vendite italiane negli Usa di circa 16,5 miliardi, pari al 2,7% dell’export totale, avverte il Centro studi.
L’export italiano di beni verso gli Usa è crollato in agosto (-21,1% su agosto 2024), dopo il forte aumento registrato nella prima parte dell’anno. La debolezza del dollaro rispetto all’euro in questo contesto non aiuta.
La Congiuntura flash si sofferma anche sulla manovra, sottolineando che sarà quasi a saldo zero e che non alzerà il Pil: «Il governo conferma un deficit in calo a 2,8% nel 2026 e 2,6% nel 2027, quindi l’uscita dell’Italia dalla procedura per disavanzi eccessivi già il prossimo anno». I consumi sono in miglioramento dopo un secondo trimestre in cui il reddito reale totale delle famiglie è cresciuto (+0,3%), ma l’aumento del tasso di risparmio (al 9,5%), legato all’incertezza, ha frenato la spesa.
LA FIDUCIA
L’industria, segnala sempre il Centro studi di Confcommercio, è in affanno e anche i servizi appaiono deboli, con il turismo in lieve crescita nel terzo trimestre. In compenso gli investimenti, dopo un ottimo secondo trimestre (+1,6%), continuano a correre anche nel terzo trimestre. Aumenta anche la fiducia dei produttori di beni strumentali, ottimisti su ordini e produzione.