La Stampa, 21 ottobre 2025
Airbnb a tutti i costi
Grande offerta online per tutte le tasche, velocità nelle prenotazioni, check-in autonomo senza interagire con il personale, reddito assicurato per i proprietari. L’affitto breve ha rivoluzionato il mercato immobiliare e ridefinito il volto delle città, scontrandosi con l’emergenza abitativa.
Il successo degli affitti brevi si è affermato anche in Italia negli ultimi anni, soprattutto nelle città a forte vocazione turistica. Per affitto breve si intende la locazione di immobili a uso abitativo di durata non superiore a 30 giorni, l’ideale quindi per chi viaggia per turismo o cerca una casa per un soggiorno di lavoro a prezzi più competitivi rispetto alle strutture ricettive tradizionali.
Per i proprietari, le locazioni brevi possono essere una valida fonte di reddito, soprattutto nei Comuni più attrattivi, perché consentono di adattarsi rapidamente alle variazioni del mercato e di azzerare il rischio di insolvenza da parte degli affittuari.
Airbnb, la piattaforma di intermediazione, nel 2023 ha vissuto in Italia un vero e proprio boom con 7,5 miliardi di euro di transazioni e 600 mila alloggi offerti online, con un vantaggio anche per l’Erario, visto che ormai il gettito dell’imposta di soggiorno ha superato stabilmente il miliardo di euro.
In cinque anni il colosso americano è cresciuto di oltre l’80% nel nostro Paese. I ricavi maggiori si concentrano in Toscana, Lazio e Lombardia. La Toscana vale il 17% delle transazioni, il Lazio il 13 e la Lombardia il 12%. Tutto questo con buona pace dei centri storici a rischio desertificazione, modellati sempre più a misura di turista che cerca ristoranti e gelaterie. Soffrono le famiglie: in certe zone non possono più affittare un’abitazione a causa dei prezzi proibitivi e sono costrette a cercarle in aree periferiche. Nomisma ha stimato una domanda di affitti che si attesta a 700 mila richieste in un mercato sempre più bloccato. Perché i proprietari non vogliano concedere la casa in affitto a lungo termine è evidente: Airbnb assicura la possibilità di averla sempre a disposizione e dà la sicurezza di non rischiare di ritrovarsi un inquilino moroso. E poi, come detto, c’è la questione economica. Una simulazione di Idealista illustra quanto sia più redditizia la locazione breve rispetto a quella tradizionale: a Roma si può ottenere il triplo. A Napoli, Bologna, Firenze e Venezia il doppio, a Milano meno ma è comunque molto vantaggiosa.
La protesta dei movimenti per la casa contro l’emergenza abitativa e contro l’abbandono dei centri storici è partita lo scorso anno in diverse capitali europee. A Lisbona sono state raccolte migliaia di firme per mettere a referendum l’abolizione degli affitti brevi. A Barcellona l’amministrazione non ha rinnovato 10 mila licenze per appartamenti utilizzati a scopo turistico. A Berlino e Parigi si dibatte di nuovi vincoli per limitare le locazioni in alcune zone e mettere un tetto alle notti affittabili in un anno. In Italia è stata la sindaca di Firenze Sara Funaro la prima a portare il tema al centro del dibattito pubblico con un pacchetto di norme. A Venezia, colpita dall’overtourism, si è parlato di fissare un limite alle notti da prenotare su Airbnb. A Milano e Roma alcuni cittadini hanno organizzato dei flash mob con azioni dimostrative per bloccare i lock-box, i lucchetti disseminati in strada che contengono le chiavi degli alloggi.
In questi tre anni il governo Meloni ha prima istituito il Cin, il Codice identificativo nazionale, per arginare il sommerso nel settore e poi ha alzato l’imposta della cedolare secca sugli affitti brevi dal 21 al 26%, ma solo dalla seconda casa affittata, salvaguardando la prima dopo una dura polemica politica. Ora, l’esecutivo vuole portare al 26% anche le case al 21%, scatenando nuovamente le polemiche di buona parte della maggioranza e degli operatori. I 5 punti in più di aliquota potrebbero valere qualche centinaio di milioni di euro, a fronte del gettito della cedolare secca che genera oltre 3,7 miliardi di euro, tenendo conto però anche degli affitti lunghi.
Michele Ridolfo, vicepresidente di Aigab, l’associazione dei gestori delle case in affitto breve, lancia l’allarme che questa ulteriore tassazione possa spingere i proprietari a lasciare le case vuote: «In una città come Milano e Bologna un proprietario incassa mediamente 25 mila euro e con un’aliquota più alta di 5 punti si troverà a pagare mille euro in più. È una differenza importante a cui dobbiamo aggiungere le commissioni dei portali, le altre imposte, le pulizie, la manutenzione, le utenze». Ridolfo lancia l’allarme: «Non è con le tasse sugli affitti brevi che si abbattono le barriere alle locazioni tradizionali».