corriere.it, 21 ottobre 2025
Torino, muore il detenuto obeso di 265 kg: è rimasto a lungo in ospedale per mancanza di celle idonee. Il fratello: «Nessuno lo voleva»
È morto in carcere a Torino Francesco De Leo, 51 anni, il detenuto pugliese obeso che stava scontando una pena fino al 2040 per reati di truffa. Per mesi, era rimasto in ospedale a Cuneo perché non c’erano celle disponibili in cui ospitarlo. Alla fine era stato portato a Torino dove avevano creato una cella adatta per lui. L’uomo pesava ben 265 chili e, per lui, sono stati inutili i tentativi di rianimazione, da parte dei sanitari dal 118.
«Per l’ennesima volta il sistema carcere ha fornito prova della propria inadeguatezza a soddisfare le esigenze primarie di ogni singolo detenuto. Non la imputo al personale, anzi. Ci sono delle carenze che sono strutturali». A parlare l’avvocato Luca Puce che ha seguito il lungo e tormentato percorso della vicenda definita «a tratti surreale» e che ha avuto «un epilogo tragico».
De Leo, originario di Brindisi, era stato trasferito nei primi giorni di ottobre a Torino dal carcere di Marassi, a Genova. Alle Vallette era stata realizzata una cella apposita per le sue condizioni fisiche. In precedenza, Francesco De Leo (che come avvocato aveva Luca Puce) era stato assegnato nella casa circondariale di Cuneo, dove però non era entrato per l’assenza di una cella idonea, ed era così stato ricoverato al pronto soccorso dell’ospedale Santa Croce, piantonato giorno e notte degli agenti di polizia penitenziaria.
La situazione aveva suscitato polemiche da parte dell’Osapp, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria, che aveva contestato l’impiego di «dieci agenti al giorno sottratti al personale già in affanno della casa circondariale cuneese». Il Dap aveva poi disposto il trasferimento a Torino, dove era stata costruita la cella adeguata alle sue esigenze.
«Nessuno lo voleva» dice adesso Domenico De Leo, il fratello da cui Francesco era stato ospite ai domiciliari per un periodo prima del trasferimento nella RSA -. Sabato lo avevo sentito era stanco e non stava prendendo più l’insulina».
L’avvocato Puce non esclude l’avvio di un’azione risarcitoria in sede civile.