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 2025  ottobre 20 Lunedì calendario

“ll mio Squitieri tra sfuriate e ‘fascistone a tua sorella!’”: intervista a Ottavia Fusco

Senza lacrime. “Mio marito non le avrebbe gradite”.
Non sarebbero da Pasquale Squitieri…
In apparenza non sembrava, ma era ironico, partenopeo.
Aggettivo per descriverlo.
Irregolare perché difficilmente catalogabile; eppure hanno provato in tutti i modi a inquadrarlo come fascistone.
Fascistone è ricorrente.
Una sera eravamo alla Festa de l’Unità di Roma, invitati per presentare un libro. Davanti a noi tre persone ci riconoscono, si guardano, e iniziano a dirsi: “C’è pure ‘sto fascistone”
E lì…
Pasquale si ferma: “Fascistone lo dirai a tu’ sorella”.
Rissa?
È iniziato un confronto serrato, poi finito in birreria.
A lui lo scontro-confronto piaceva.
Era un metro per misurare l’altro. E alzava sempre l’asticella.
Anche con lei.
Con Pasquale sono cresciuta.
(Ottavia Fusco Squitieri è un’attrice, vedova del regista scomparso nel 2017. A lui ha dedicato un documentario, “Il vizio della libertà”, bello, inteso, rispettoso dell’immagine di un artista – e uomo – irregolare come Squitieri.)
Del documentario viene definito “simpatico a dio”.
Pasquale la sorte l’ha sfidata tanto: non ha mai smesso di fumare neanche quando è stato operato di tumore al polmone.
Sempre in sfida.
Come sul lavoro: la sua libertà l’ha pagata duramente.
Gli pesava il “pedaggio”?
Negli ultimi anni era amareggiato.
Si sentiva isolato?
L’isolamento era una scelta, ma non ha mai smesso di lavorare, come nel suo ultimo film del 2014, L’altro Adamo.
Dedicato all’era dei computer.
La sceneggiatura è del 1974: già aveva previsto il disastro nel rapporto tra uomo e tecnologia.
Nel mondo del cinema a chi era legato?
Era o molto amato o molto odiato.
Amato, da chi?
Citto Maselli, poi aveva un bel rapporto con Federico Fellini e con Vittorio De Sica che ha prodotto il suo primo lavoro con due milioni di lire.
Squitieri amava tutti i suoi film?
Anche i due western girati sotto pseudonimo (William Redford). Attraverso quelli si è inserito nell’ambiente e ha guadagnato i primi soldi.
I soldi quanto contavano?
Pochissimo: ha investito tutto nei progetti; non aveva alcun talento per il denaro eppure con i suoi film sarebbe dovuto diventare ricco; un giorno mi disse: “Una volta morto cambieranno idea su di me”. Aveva ragione.
Difetti.
L’intemperanza e la mancanza di strategia nelle relazioni.
Tradotto?
Mandava tutti a quel paese.
Da regista incuriosito dalla società, si sentiva seguito dai servizi segreti?
Conosceva bene i meccanismi nascosti del potere, è sempre andato a fondo delle situazioni, quindi è entrato in contatto con realtà poco note.
Parlamentare di An.
Voleva comprendere come funziona il potere dall’interno.
Cosa ha capito?
Che non esistono destra e sinistra ma solo gli accordi.
Lui sul set o a teatro.
Con me terribile, una volta mi ha urlato “cagna”; mentre era benevolo con le maestranze.

Cagna?
Dopo la prima teatrale è arrivato in camerino, si è inginocchiato e via di complimenti.

Sul set?
Quando arrivava calava il silenzio e la troupe parlava a gesti.
Il carattere lo ha danneggiato?
Lo sapeva, ma se ne fregava; ho capito che era finita quando ha smesso di litigare e cercare la riconciliazione.
Intemperante.
Senza limiti; una sera debutto al Teatro dell’Opera di Piacenza, regia di Giorgio Albertazzi; a cena, tutti insieme, ha spiegato a modo suo perché lo spettacolo non gli era piaciuto. È scoppiata una lite furibonda. E l’ho lasciato per un mese.
Dopo un mese.
Mi incontra: “Hai finito con la vacanza? Torna a casa”.
Maschio alfa.
Con questo documentario ho chiuso un ciclo della mia vita.
E…
Ne ho aperto un altro con una donna; per anni ho ripetuto: “Dopo Pasquale solo un extraterrestre”. L’extraterrestre è arrivato.