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 2025  ottobre 20 Lunedì calendario

Il sindacato della Bce si rivolge alla corte Ue contro l’istituto: “Clima intimidatorio”

Una battaglia legale si apre tra il sindacato del personale della Bce e l’istituzione che governa la politica monetaria europea. L’International and european public services Organisation (Ipso), l’organizzazione sindacale che rappresenta i dipendenti della Banca Centrale Europea, ha formalizzato il 13 ottobre scorso un ricorso davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione europea contro la propria istituzione. Al centro della controversia c’è una serie di lettere inviate dal chief services officer (cso) della Bce ai rappresentanti sindacali, lettere che secondo Ipso mirano a silenziare chi denuncia problemi interni come favoritismo e “cultura della paura”. Il sindacato accusa l’istituzione di violare diritti fondamentali garantiti dalla Carta europea dei Diritti Fondamentali e dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, la libertà di espressione e di associazione.
Il contesto della controversia
La vicenda nasce dalla pubblicazione di un sondaggio interno condotto dal sindacato, che ha rivelato un clima di disagio tra il personale della Bce. Favoritismo, precarietà lavorativa e scarsa fiducia nella leadership sono emersi dal sondaggio come criticità ricorrenti, accompagnate da riferimenti a una “cultura della paura” che starebbe permeando l’istituzione. Quando il quotidiano finanziario tedesco Börsen-Zeitung ha riportato questi risultati, un portavoce di Ipso ha risposto alle domande del giornalista, innescando la reazione dell’istituzione.
Le ragioni del sindacato
Il sindacato denuncia che le lettere del cso costituiscano «un’interferenza illegittima» con i diritti garantiti dagli articoli 10 e 11 della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo e della Carta dei Diritti fondamentali dell’Ue. Particolarmente grave, secondo Ipso, è il fatto che le missive abbiano preso di mira inizialmente un singolo rappresentante sindacale, per poi essere estese all’intero consiglio direttivo dopo le proteste sollevate con la presidente Christine Lagarde. Il sindacato sottolinea inoltre che il rappresentante è stato accusato di violazione dei doveri professionali senza possibilità di difesa e senza rispettare le procedure previste dal regolamento del personale.
Come conseguenza diretta dell’intimidazione, accusa il sindacato, diverse interviste con i media sono state cancellate per timore di ritorsioni. Per Ipso, questa vicenda si inserisce in un quadro più ampio di tentativi della Bce di limitare l’attività sindacale, incluse proposte di riforma che limiterebbero l’influenza dei sindacati nelle elezioni del personale e la partecipazione dei membri sindacali nel comitato di rappresentanza del personale.
Le ragioni dell’istituzione europea
Dal canto suo, il Chief services officer della Bce ha contestato al portavoce sindacale di aver violato il dovere di lealtà verso l’istituzione, ordinandogli di astenersi da dichiarazioni pubbliche che potrebbero «danneggiare la reputazione della Bce». Secondo le lettere inviate, il personale e i rappresentanti sindacali non devono parlare pubblicamente della presunta «cultura della paura» e del suo potenziale impatto sulle operazioni dell’istituzione, compreso il delicato lavoro di previsione economica. L’istituzione, spiega il comunicato del sindacato, sostiene che le lettere siano «semplici chiarimenti» e non decisioni formali, impugnabili.