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 2025  ottobre 20 Lunedì calendario

Dal V-day al partito di Conte: la metamorfosi del M5S, monolite in crisi di consenso

Nicola Biondo e Marco Canestrari, nel loro saggio-noir-romanzo chiamato Supernova (uscito nel 2018, a quasi dieci anni dalla nascita ufficiale del M5s) definivano la creatura partorita dalla mente di Gianroberto Casaleggio «il più grande raggiro di massa mai messo in atto in una democrazia occidentale». Magari esageravano e, in quanto a “raggiri di massa”, l’esperimento della Casaleggio Associati si può dire ampiamente superato da ciò che si è visto negli ultimi anni in Occidente. E però, a ben vedere, quel movimento-setta è stato capace di convincere, nel suo massimo range di estensione, un italiano su tre, sfiorando alle elezioni del 2018 il 33% dei consensi. Come si è passati da questa impressionante forza d’urto al PdC, il partito di Conte – come lo ha battezzato Ilvo Diamanti – che giovedì confermerà l’ex premier come leader unico?
Quello dei V-Day era un partito-contenitore, una grande insalata mista che riusciva, grazie al carisma di Beppe Grillo e alla infrastruttura tecnologica di Casaleggio, a tenere insieme tutto e il contrario di tutto, imbarcando mattacchioni vari, ecologisti radicali, pacifisti, filocinesi, filoiraniani, filorussi, no tav, no ponte, no discariche, no tap, no inceneritori, no vax, no vivisezione, no nucleare, no oil. Un coacervo di spinte massimaliste e antiparlamentari che, nel bene e nel male, aveva fatto balenare nella mente di molti elettori, moltissimi anche di sinistra, il mito della palingenesi assoluta, dove la democrazia diretta del condominio digitale avrebbe soppiantato le lobby corrotte del vecchio sistema di potere.
Ma gli scricchiolii nel fasciame di questa Santa Arca del cambiamento iniziarono a sentirsi prestissimo, appena messe le zampette nei palazzi. Anzi, a vederla in prospettiva questa storia lunga un ventennio, dai primi Meetup di Grillo del 2005 al PdC del 2025, sembra di assistere a un processo alchemico: dallo stato gassoso degli inizi, passando per il consolidamento istituzionale dell’era Di Maio-Crimi, fino alla solidificazione rocciosa con Giuseppe Conte. Quando ormai fa notizia una singola dissidente (una!) come Chiara Appendino, che si alza e prova a dire, sovrastando i “buu” dei contiani, che il re è nudo.
Un processo di cementificazione della leadership che, sempre su votazioni democratiche per carità, vedrà il suo compimento in settimana quando gli iscritti saranno chiamati a votare il nome del nuovo presidente del Movimento cinque stelle. Candidati? Uno soltanto, Giuseppe Conte, non essendo riusciti gli altri improbabili contendenti a raggiungere la cifra di 500 firme necessarie a sostenerne la candidatura. E dunque così sia, risultati elettorali sempre più avari di soddisfazioni – dal 33 al 9,9 delle ultime europee 2024 – e dissidenti sempre più rari, praticamente inesistenti.
E viene quasi da rimpiangere – almeno giornalisticamente – la lunga e scoppiettante stagione delle espulsioni a go-go dell’era Casaleggio, quando bastava una comparsata non concordata in tv per ricevere una mail di due righe: lei non fa più parte del M5S.
Nelle redazioni c’erano esperti che tenevano il conto delle micro-formazioni che nascevano per partenogenesi da queste frotte di espulsi che qui sarebbe impossibile elencare per intero (il numero oscilla da dieci a sedici, a seconda dei criteri tassonomici), dai Gap, i gruppi di azione popolare di Gambaro, Anitori e Zaccagnini al MovX di Bignami, Mussini e Romani, da Italia Lavori in corso di Battista, Campanella e Orellana al mitico Insieme per il Futuro, dove finiscono lo stesso Di Maio, primo capo politico del M5S, accompagnato da un truppone di una sessantina di parlamentari che vogliono continuare a sostenere Draghi.
Che fine hanno fatto questi partitini è noto a tutti. Sarà per questo che nessuno, nemmeno Virginia Raggi, si sogna più di scindersi dal nucleo rimasto. Dalla supernova di Casaleggio siamo arrivati alla stella cometa di Conte, che lascia nella sua coda solo piccoli cristalli di ghiaccio. Appendino è avvisata.