Corriere della Sera, 20 ottobre 2025
Il fantasma dell’Urss che ritorna
Pensavamo tutti che l’Unione Sovietica fosse morta e sepolta sin dal 1991, quando l’ultima secessione di Russia, Ucraina e Bielorussia segnò la fine legale del Paese nato dalla Rivoluzione d’Ottobre. È così in realtà. Perfino Vladimir Putin, che vorrebbe riannettersi o quanto meno riprendere il controllo di una parte dello spazio ex sovietico, insegue più un progetto neo-imperiale zarista che una restaurazione dell’URSS.
Ma il diavolo si nasconde sempre nei dettagli. Il Paese dei Soviet, di cui la Russia è erede legale, ha infatti lasciato dietro di sé una serie di Trattati bilaterali, molti dei quali sono dormienti o ignorati ormai da decenni. Non tutti però.
Il fantasma dell’Urss agita infatti la controversa discussione all’interno dell’Ue, sulla proposta della Commissione di usare i 170 miliardi di euro della Russia, congelati dalle sanzioni presso Euroclear, per finanziare un prestito da 140 miliardi all’Ucraina, per l’acquisto di armamenti. A opporsi, oltre alla Bce che teme il precedente e le possibili ripercussioni sull’euro, è soprattutto il Belgio, sede di Euroclear, timoroso delle potenziali ritorsioni legali del Cremlino.
E sapete cosa invoca il premier belga Bart De Wever per tracciare la sua insuperabile linea (omen nomen) rossa? Un trattato bilaterale sul «Reciproco sostegno e protezione degli investimenti» firmato da Belgio e Lussemburgo con l’Unione Sovietica nel 1989. All’articolo 5, il testo impegna i firmatari a «non espropriare, nazionalizzare o sottoporre a misure aventi effetti simili gli investimenti fatti da investitori di una delle parti contraenti sul territorio dell’altra». Per questo il premier belga, preoccupato come diceva Guicciardini «de lo particolare suo», vuole essere sicuro al 100% che il prestito all’Ucraina non significhi un formale sequestro dei fondi russi. Non risolto ieri dai ministri delle Finanze, il rovello è destinato a occupare il tavolo del Consiglio europeo del 23 ottobre. L’URSS sarà il convitato di pietra. L‘Ucraina può attendere.