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 2025  ottobre 19 Domenica calendario

Il vescovo bergogliano si sposa ma si lamenta: "Sono rimasto senza stipendio"

Di preti che abbandonano il sacerdozio per amore ne sono sempre esistiti e continuano ad esisterne molti. È più raro che un colpo di scena simile capiti ad un vescovo. Ma non è impossibile come dimostra un caso che arriva dalla seconda patria di Leone XIV, quel Perù in cui Robert Francis Prevost è stato per anni missionario e poi vescovo. L’ex vescovo innamorato si chiama Reinaldo Nann, fino al 2024 titolare della prelatura di Caravelí.
Le strane dimissioni
Nann, missionario tedesco originario dell’arcidiocesi di Friburgo in Brisgovia – la stessa di monsignor Georg Gänswein – era stato nominato vescovo da Francesco nel 2017. Fedelissimo del cardinale ultraprogressista Carlos Castillo Mattasoglio, arcivescovo di Lima e grande “nemico” del cardinale conservatore dell’Opus Dei Juan Luis Cipriani Thorne, Nann aveva fatto una rapida e folgorante carriera negli anni del pontificato bergogliano fino ad occupare il ruolo di presidente della Caritas Perù e di responsabile nazionale per la catechesi familiare. Tutto però si era fermato improvvisamente il 1 luglio 2024 con la notizia shock delle sue dimissioni da vescovo, accettate da Francesco. Il monsignore tedesco aveva addebitato il passo indietro a motivi di salute, sostenendo che l’attività da vescovo ed “alcune delusioni” gli avessero “causato stress e ipertensione”. In particolare, Nann aveva fatto riferimento all’indebolimento della sua “salute fisica e mentale” durante la pandemia che lo avevano convinto, su suggerimento dei medici, a prendersi un periodo di riposo. Nann aveva anche annunciato di voler prendere un anno sabbatico da trascorrere in Germania insieme alla famiglia.

La verità
Poco più di un anno dopo, però, è emersa la verità su quella repentina e inaspettata uscita di scena. Come rivelato da Javier Arias su Religión Confidencial, il vero motivo delle dimissioni è stato l’innamoramento per una donna con la quale nel frattempo si è sposato. Nei giorni scorsi la conferma è arrivata dal diretto interessato che ha aperto un blog personale nel quale ha rivelato di aver “rassegnato le dimissioni dal sacerdozio e dall’episcopato dopo aver servito rispettivamente per 37 e 7 anni”.
I primi amori e il matrimonio
Nel suo blog, l’ex vescovo ha spiegato esser rimasto deluso dalla sua esperienza di vescovo dopo che aveva visto “papa Francesco come una grande luce di speranza per me e per la Chiesa” all’inizio del suo pontificato. Nann ha rivendicato di aver difeso il celibato pur non essendone un sostenitore e questo nonostante si sia “innamorato un paio di volte”. L’ex monsignore ha definito “eroica” di abbandonare questi amori per rimanere fedele al celibato sebbene questo gli avesse provocato la sensazione di sentirsi “più solo e isolato”. “Dopo la pandemia – ha continuato l’ex vescovo – mi sono innamorato della donna che ora è mia moglie. È stato un amore che si è rafforzato ogni giorno. Abbiamo dovuto nasconderlo finché non siamo stati certi che fosse una cosa seria”. Dopo le dimissioni di luglio 2024, Nann si è trasferito in Germania per otto mesi separandosi fisicamente da colei che definisce il suo “amore”. A fine anno la decisione di lasciare il sacerdozio sebbene da Roma non sia ancora arrivato la dimissione dallo stato clericale. Questo fa sì che, come ha ammesso l’ex monsignore, viva in stato di “peccato grave” e debba quindi astenersi dai sacramenti.
Contro il celibato
La confessione di Nann è anche l’occasione per fare polemica contro l’istituzione di cui ha fatto parte per quasi quarant’anni. L’ex vescovo si è lamentato per aver perso lo status di potere – che gli piaceva esercitare, come ammesso nel blog – lo stipendio e l’assicurazione sanitaria. Si è definito “un senzatetto nella Chiesa” pur dicendosi “felice di aver guadagnato una partner, un dialogo sincero e un amore che cresce ogni giorno” oltre alla “libertà di essere me stesso, non un dipendente di un’istituzione”. Lo sfogo è stata anche l’occasione per attaccare l’indigesta norma, sostenendo che “il celibato obbligatorio non esisteva agli albori della Chiesa. Costringere il clero a rinunciare alle relazioni sentimentali o a mentire è un grave danno per la Chiesa”. Una patata bollente per Leone XIV che arriva proprio dal suo amato Perù e coinvolge un vescovo di cui sicuramente fece conoscenza nella Conferenza episcopale peruviana.
Questa versione peruviana di “Uccelli di rovo” potrebbe riaprire il dibattito già caldo – soprattutto nella Chiesa tedesca e in America Latina – sull’abolizione dell’obbligo di celibato. Quel che è certo è che aggiunge dubbi sui criteri di scelta dei vescovi negli anni del pontificato bergogliano.