il Giornale, 19 ottobre 2025
Meloni eguaglia Craxi per longevità
Termina così la lunga stagione dell’instabilità che ha segnato gli ultimi vent’anni di politica italiana. In un Paese abituato ai rimpasti lampo e ai compromessi d’emergenza, la tenuta dell’attuale maggioranza rappresenta un’anomalia: la dimostrazione che la stabilità, quando nasce da un mandato popolare chiaro e da una leadership solida, può diventare realtà. Sembrano davvero lontani i tempi dei governi effimeri: i 119 giorni del secondo D’Alema o i 213 dell’esecutivo Letta appaiono come reliquie di un’Italia che non c’è più. “Continuità” è una parola entrata nel vocabolario politologico italiano. Il tutto nonostante tre anni di opposizione feroce, di campagne d’odio mediatico e non, di dossier spinosi (le due guerre su tutti) e di crisi internazionali, il governo Meloni non solo resiste ma consolida, cresce e convince. I sondaggi parlano chiaro: la fiducia nella premier aumenta (siamo attorno al 46.3%). Anche i due vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani, godono della fiducia degli italiani. La coalizione di centrodestra è salda e maggioritaria, governando anche tredici Regioni su venti. Il partito che guida la maggioranza, Fdi, è rilevato al 30.7%. Gli elementi che descrivono lo stato di salute del governo spaziano dal successo sulla scena internazionale allo stato di salute dei fondamentali economici. L’Ue, a fatica, si sta spostando su posizioni meloniane, tanto sulla gestione dei flussi migratori, quanto sulla centralità del Mar Mediterraneo. Il Patto per il Mare nostrum e la Roadmap Ue del 2030, di soli due giorni fa, sono ennesimi segnali. Il ruolo giocato dalla nostra nazione sulla tregua nel conflitto tra Israele e Palestina, ancora, è sotto gli occhi di tutti. Poi c’è l’economia. Le agenzie di rating lo certificano: appena due giorni fa DBRS ha promosso l’Italia, segno che la fiducia internazionale segue la stabilità politica. Di segnali positivi ne erano già arrivati: l’agenzia Fitch Ratings ha promosso l’Italia da “BBB” a “BBB+”. Upgrade che sono accompagnati da un calo del differenziale di rendimento fra titoli italiani e francesi. A certificarlo è stato anche il quotidiano francese Le Monde. I prossimi due anni saranno focalizzati soprattutto sulle riforme. “Nonostante l’atteggiamento ostruzionistico della sinistra – dice al Giornale il senatore Raffaele Speranzon – siamo fermi nell’intenzione di portare a casa la riforma della Giustizia, la riforma delle Autonomie e il premierato”. La prima dipenderà dagli italiani, con il referendum che consentirà di confermare la separazione delle carriere e il resto dell’assetto.
"Sull’Autonomia – prosegue il senatore di Fdi – stiamo aspettando le modifiche di Calderoli, e siamo sicuri che riusciremo a completarla. Poi andremo a passo svelto per approvare anche il premierato”. Che resta “la riforma più difficile” per via “dell’atteggiamento dell’opposizione”.