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 2025  ottobre 18 Sabato calendario

La fine di un’era

Tre lettere, MTV, incise nell’alfabeto della cultura giovanile globale e che adesso vengono cancellate da internet e da un mondo governato da algoritmi e piattaforme. La pop culture non abita più qui. Paramount Global, la società madre del network, ha confermato l’intenzione di dismettere cinque canali musicali con brand MTV nel Regno Unito e in diverse aree d’Europa entro il 31 dicembre 2025. Niente più video a rotazione, mentre resistono i programmi di infotainment. In Italia oltre al flagship di intrattenimento Mtv (disponibile sul canale 131 di Sky e in streaming su Now) sopravviverà anche il tematico Mtv Music (canale 132 e 704 di Sky e su Now).
Comunque la chiusura di un’epoca, una tappa che consegna una generazione di ex ragazzi cresciuti con quella musica che scorreva insieme alle immagini dai televisori accesi, al recinto dei «boomers». Se i palinsesti della tv classica, sono stati falcidiati dallo streaming, MTV ha dovuto arrendersi a Spotify e YouTube. E chiedere oggi a un giovane della GenZ, cosa ne pensa di questa «fine» significa accettare una alzata di spalle. Non è il loro mondo, ma quello dei loro genitori che a suon di note e video hanno fatto non solo musica, ma anche politica. Al grido dello slogan: «I want my MTV».
Perché MTV è stato un laboratorio non solo di note ma anche di idee e di estetica. I video facevano e rompevano tendenze, aggregavano persone in cerca di uno stile, dilatando i tempi del palco delle pop star, portandole a domicilio come fosse un prototipo di Deliveroo sonoro.
In Italia, i programmi iniziarono il primo settembre 1997 con la trasmissione del concerto unplugged dei Nirvana (quando Kurt Cobain è morto da tre anni). Nelle famiglie i genitori sono perplessi, i figli esultano e quella distanza tra loro diventa laboratorio di una nuova cultura e di un mondo sempre più globale. Se dovessimo fare un paragone non sarebbe azzardato dire che in quegli schermi era come stare sul prato del Coachella il festival musicale di Los Angeles che battezza e lancia tutto quello che verrà, dalla musica alla Moda. E dentro quello schermo per due generazioni i ragazzini hanno imparato a costruirsi un’anima ma anche un guardaroba.
Ricordi di una generazione che tornava da scuola per accendere la tv e ascoltare («vedendola») la musica, non le soap coreane. Un laboratorio di gusto musicale in cui i maestri erano Eminem, i Blink-182, Beyoncé, ma anche, i Subsonica. Insomma non solo Sanremo nelle loro vite, ma un orizzonte molto più ampio che partiva dal pop ma arrivava alle nuove sonorità. «MTV era mainstream e allo stesso tempo controculturale», come scrive Hamilton Santià su Rolling Stone. «Dentro il sistema, ma con la capacità (talvolta) di sbilanciarlo».
Secondo Andrea Pezzi, Mtv è stata un’arma «fotonica». «Quell’esperienza è stata sottovalutata. MTV e io l’ho conosciuta da dentro, è stata un’arma editoriale con cui la cultura anglosassone ha colonizzato l’Italia e l’Europa. E non ce ne siamo accorti».
Ad MTV sono nate nuove parole, nuove professioni. Ci sono i VJ, «disk Jockey da video» che qui diventano star. Enrico Silvestrin è stato il primo vj italiano della storia di MTV dopo aver iniziato la carriera a MTV Europe, nel 1994. Ora ha un canale su YouTube e su Twitch (Radio EnricoSilvestrin). Nel 2018 ha partecipato al Grande Fratello Vip, un po’ la sintesi di quello che stava accadendo: meno MTV più reality. Kris e Kris sono presentate insieme al provino per MTV. Ex modelle (americana la prima, canadese la seconda) hanno preso al volo il treno dove si saliva per competenza musicale ma anche per estetica. Qui sono nati e cresciuti Camila Raznovich, Giorgia Surina, Valeria Bilello, Victoria Cabello e Andrea Pezzi.
Da anni su MTV c’erano sempre meno video musicali e più format di intrattenimento. Negli Stati Uniti ormai i programmi di punta sono RuPaul’s Drag Race, Ridiculousness, Love and Hip Hop. Una lenta rivoluzione che ha toccato anche i grandi classici come gli Europe Music Awards che quest’anno per la prima volta in oltre 30 anni non sono stati organizzati; a differenza dei Video Music Awards traslocati sulla rete nazionale Cbs, sempre di proprietà di Paramount Skydance (e dove ha trionfato Lady Gaga). Ora sui social il grido degli orfani di MTV è sempre quello: «I want my MTV».