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 2025  ottobre 19 Domenica calendario

Ricostruzione Gaza, un affare anche per le aziende italiane: da Cementir a Buzzi, a WeBuild e Saipem

Il “cessate il fuoco” sulla Striscia di Gaza firmato lo scorso 10 ottobre è già stata festeggiato, anche a Piazza Affari, dove i titoli delle costruzioni, delle infrastrutture e del cemento hanno brindato in anticipo alla prospettiva di potere partecipare ai lavori milionari per la ricostruzione.
Cementir a Piazza Affari nell’ultimo anno
Il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) calcola che oltre l’80% di tutti gli edifici nella Striscia siano distrutti o danneggiati, mentre la percentuale sale al 92% nel capoluogo Gaza City. Secondo l’Undp è necessario sgomberare almeno 55 milioni di tonnellate di macerie. L’Onu stima almeno 70 miliardi di dollari di lavori, di cui 20 miliardi nei prossimi tre anni per riportare un minimo di normalità. Per l’Autorità Nazionale Palestinese, serviranno 3 miliardi solo per ripristinare la rete idrica nella Striscia di Gaza, dove il 90% delle infrastrutture è fuori uso.
Ricostruzione a Gaza, i piani internazionali
L’Organizzazione mondiale della sanità ha invece avviato un bando per la fornitura di apparecchiature medicali destinate agli ospedali palestinesi e in contemporanea la Banca Mondiale ha pubblicato un piano al 2027 relativo al progetto West Bank & Gaza Health, del valore complessivo di 170 milioni di dollari, che sarà oggetto di diverse gare di appalto, che potrebbero partire già a novembre. Le aziende europee delle costruzioni avranno una corsia privilegiata nelle gare per la ricostruzione, che verrà loro riconosciuta non solo per la prossimità con Israele, ma anche per la Banca Mondiale, che agevola l’accesso delle aziende europee ai bandi multilaterali per la ricostruzione di Gaza.
Cementir e Buzzi, i produttori di cemento in pole
In quest’ottica tante aziende italiane, Webuild in primis ma anche Ansaldo Energia, Maire e Saipem, potrebbero partecipare alle gare per i lavori della ricostruzione. Prysmian potrebbe invece prendere parte alla fornitura sia dei cavi ad alta tensione per ripristinare la rete elettrica sia di quelli per l’elettrificazione degli edifici. Ma se per i costruttori la partita è ancora tutta da giocare – perché le gare per gli appalti non sono state definite – per Buzzi Unicem e Cementir, che hanno importanti impianti produttivi di cemento e calcestruzzo, le probabilità di essere coinvolte nei piani di ricostruzione sono maggiori dato che i materiali saranno necessari a chiunque sarà il committente dei lavori.
Entrambe le aziende hanno importanti stabilimenti nel Mediterraneo. Cementir realizza il 40% della sua produzione in Turchia e, come anticipato dallo stesso ad del gruppo Francesco Caltagirone Jr, da quest’area riuscirebbe a fornire con facilità sia i materiali per la ricostruzione della Palestina, sia quelli per la Siria o l’Ucraina.
Stesso discorso per Buzzi Unicem, dove peraltro la prima a scommettere su un futuro roseo è stata l’omonima famiglia che, attraverso la holding Presa, lo scorso 6 ottobre ha rilevato un blocco di 3,85 milioni di azioni, o il 2% del capitale, al prezzo di 46,6 euro, salendo al 58,5% del leader tricolore del cemento. Su Buzzi, Barclays ha un giudizio di overweight con un target price di 53 euro perché, a dispetto del rallentamento della Germania, sia le buone prospettive in est Europa che negli Usa – senza contare i lavori della ricostruzione di Gaza – lasciano presagire un triennio positivo di crescita, con un fatturato che in media di qui al 2027 dovrebbe salire del 4,3% all’anno.
Il derby italiano sulla ricostruzione a Gaza
Tuttavia secondo diversi broker Cementir è la favorita nel settore dei materiali da costruzione, perché il trasporto è una voce che incide in modo significativa sui prezzi e la Turchia è un bacino di prossimità per la Palestina. Buzzi, viceversa, nel Mediterraneo ha stabilimenti in Algeria, Italia e Slovenia, quindi vicini ma meno di quelli dell’azienda controllata dal gruppo Caltagirone. Non a caso in settimana Kepler Cheuvreux ha ribadito il suo giudizio positivo, alzando l’obiettivo di prezzo a 17,6 euro, mentre Exane Bnp Paribas ha iniziato la copertura di Cementir con un giudizio di outperform e un target price di 18 euro.
Per Exane, sia il cemento grigio della Turchia che quello bianco realizzato in Egitto saranno tra i materiali più richiesti per i lavori a Gaza. «L’impianto in Turchia – scrive Michele Baldelli di Bnp Paribas – è vicino alla costa e ha un 10% di capacità produttiva disponibile. Stesso discorso per l’ammodernamento della seconda linea produttiva di cemento bianco in Egitto». Anche Mediobanca, che invece ha un giudizio neutrale sul titolo (con un target di 15,6 euro) potrebbe alzare le stime in seguito alla pace su Gaza. «Nel 2024 le esportazioni di cemento dalla Turchia sono calate del 15% a 13 milioni di tonnellate – ricordano da Mediobanca – a seguito del divieto imposto dal Paese sulle vendite di cemento a Israele, uno dei suoi maggiori mercati di sbocco. Lo scorso anno le attività turche di Cementir hanno venduto 4,8 milioni di tonnellate di cemento grigio, su una capacità di 5,4 milioni di tonnellate, incluso l’impianto di Kars, la cui cessione è stata annunciata lo scorso maggio».