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 2025  ottobre 19 Domenica calendario

Leone XIV canonizza il fondatore del santuario di Pompei, anche Mattarella in piazza San Pietro

Papa Leone XIV canonizza questa mattina in piazza San Pietro Bartolo Longo, fondatore del santuario di Pompei, e altri sei beati, tra i quali i primi santi del Venezuela e della Papua Nuova Guinea e un arcivescovo vittima del genocidio armeno. Presente sul sagrato della basilica vaticana per la messa iniziata alle 10.30 il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. I nuovi santi, ha detto il Pontefice, non sono “eroi, o paladini di qualche ideale, ma uomini e donne autentici”. Tra piazza San Pietro e via della Conciliazione sono presenti oltre 55mila persone.
I sette nuovi santi
A diventare santi insieme a Bartolo Longo (1841-1926), oggi, sono i primi due santi venezuelani, José Gregorio Hernández Cisneros (1864-1919), medico dei poveri venerato in tutto il Paese, la sua canonizzazione era attesa da un secolo, come ricorda la giornalista Manuela Tulli nella biografia appena pubblicata dalle edizioni Ares, “amava la vita a 360 gradi: ballava, viaggiava, suonava, dipingeva”, e María Carmen Rendiles Martínez (1903-1977); Ignazio Maloyan, arcivescovo armeno-cattolico di Mardin, odierna Turchia, martirizzato durante il genocidio (“Medz Yeghern”, Grande male: il termine “genocidio” è rifiutato dal governo turco di Recep Tayyip Erdogan) del 1915; suor Vincenza Maria Poloni (1802-1855), fondatrice dell’istituto veronese delle Sorelle della Misericordia; suor Maria Troncatti (1883-1969), missionaria nell’Amazzonia ecuadorena; e infine Peter To Rot (1912-1945), il primo santo originario della Papua Nuova Guinea, uno degli ultimi Paesi visitati da papa Francesco, membro di una famiglia che convertendosi al cristianesimo rinunciò alle pratiche tribali del cannibalismo e della poligamia e per quest’ultimo motivo, in particolare, fu perseguitato durante l’occupazione giapponese del Paese.

Santità e geopolitica
Tra le autorità presenti, oltre al presidente Mattarella, per il beato Maloyan, che studiò e fu ordinato sacerdote in Libano – Paese che Leone visiterà a inizio dicembre – ci sono il presidente libanese Joseph Aoun, il patriarca maronita Bechera Rai, il premier armeno Nikol Pashinyan e il patriarca Minassian – questi ultimi due ai ferri corti per la divergente visione del futuro dell’Armenia e dei suoi rapporti con il vicino Azerbaijan – insieme a centinaia di fedeli della diaspora armena, e per i santi venezuelani è presente Gabriela Jiménez, Vice Presidente del Settore Scienza e Tecnologia. In piazza San Pietro ci sono anche numerosi fedeli venezuelani residenti in Europa: nella serata di ieri alcuni di loro hanno partecipato, a piazza Risorgimento, ad una preghiera di protesta nei confronti del regime di Nicolas Maduro, un rosario con l’esposizione delle foto di “oltre ottocento prigionieri politici”, tra i quali il cooperante italiano Alberto Trentini. Il presidente venezuelano, da parte sua, ha celebrato i due nuovi santi sui social: “Grandi cose, entrambi!”, ha scritto Maduro a quanto riportato dall’agenzia Lapresse: “Papa Francesco ha reso giustizia! Il popolo venezuelano prova un’immensa e eterna gratitudine, Papa amico e fratello. Questa splendida celebrazione ci unisce ancora di più nella spiritualità e nella pace, riempiendoci di immensa emozione. Prendiamo il meglio dei nostri santi e trasformiamolo in un bene nazionale”.
“Non eroi o paladini di qualche ideale”
“Quando siamo crocifissi dal dolore e dalla violenza, dall’odio e dalla guerra, Cristo è già lì, in croce per noi e con noi”, ha detto il Papa nell’omelia. “Non c’è pianto che Dio non consoli, non c’è lacrima che sia lontana dal suo cuore. Il Signore ci ascolta, ci abbraccia come siamo, per trasformarci come lui è. Chi invece rifiuta la misericordia di Dio, resta incapace di misericordia verso il prossimo. Chi non accoglie la pace come un dono, non saprà donare la pace. Carissimi”, ha proseguito Robert Francis Prevost, “ora comprendiamo che le domande di Gesù sono un vigoroso invito alla speranza e all’azione: quando il figlio dell’uomo verrà, troverà la fede nella provvidenza di Dio? È questa fede, infatti, che sostiene il nostro impegno per la giustizia, proprio perché crediamo che Dio salva il mondo per amore, liberandoci dal fatalismo. Chiediamoci dunque: quando sentiamo l’appello di chi è in difficoltà, siamo testimoni dell’amore del Padre, come Cristo lo è stato verso tutti? Egli è l’umile che chiama i prepotenti a conversione, il giusto che ci rende giusti, come attestano i nuovi santi di oggi”, ha detto Leone XIV: “Non eroi, o paladini di qualche ideale, ma uomini e donne autentici. Questi fedeli amici di Cristo sono martiri per la loro fede, come il Vescovo Ignazio Choukrallah Maloyan e il catechista Pietro To Rot; sono evangelizzatori e missionarie, come suor Maria Troncatti; sono carismatiche fondatrici, come suor Vincenza Maria Poloni e suor Carmen Rendiles Martínez; col loro cuore ardente di devozione, sono benefattori dell’umanità, come Bartolo Longo e José Gregorio Hernández Cisneros. La loro intercessione ci assista nelle prove e il loro esempio ci ispiri nella comune vocazione alla santità”.