corriere.it, 18 ottobre 2025
Alitalia, quattro anni dopo l’ultimo volo: spesi quasi 800 milioni per sostenere i lavoratori rimasti a terra
Per sostenere gli ex lavoratori di Alitalia – quelli non assunti da Ita Airways e quelli che non hanno trovato un impiego altrove – negli ultimi quattro anni sono stati stanziati poco meno di 800 milioni di euro tra cassa integrazione e contributi del fondo di categoria, alimentato in gran parte dalla tassa sui biglietti aerei pagata da tutti i passeggeri. È quanto emerge dai calcoli del Corriere nel periodo gennaio 2022-ottobre 2025 sulla base dei rendiconti ufficiali e delle fonti sindacali.
Altri quattro anni di Naspi
Nelle chat e nei gruppi social cresce la rabbia dei circa duemila «sopravvissuti» che hanno ricevuto le lettere di interruzione della Cigs (31 ottobre 2025) e di successivo licenziamento. Negli ultimi giorni sembra profilarsi il riconoscimento di un’indennità mensile di disoccupazione (Naspi) fino a quattro anni per quasi tutti loro. Il doppio della durata massima. L’allungamento di due anni verrebbe volta finanziato dal Fondo straordinario del trasporto aereo.
Gli altri vettori cessati
Il calcolo – effettuato anche con l’aiuto di alcuni sindacalisti – rischia di essere impreciso e di non tenere conto di tutte le voci: i fondi stanziati ogni anno sono stati infatti integrati con ulteriori somme in un secondo momento. I numeri, osservano alcuni rappresentanti sindacali, potrebbero supportare le tesi di chi parla di diverso trattamento riservato ai lavoratori dell’ex compagnia di bandiera – che ha smesso di volare il 15 ottobre 2021 – rispetto ai colleghi di altre aviolinee italiane finite in liquidazione o fallite, come Air Italy (ex Meridiana) e Blue Panorama.
Cosa prevede il trattamento
Oltre alla cassa integrazione ordinaria (circa 1.100 euro lordi al mese), i lavoratori ex Alitalia hanno beneficiato del Fondo di solidarietà per il settore del trasporto aereo e del sistema aeroportuale, che ha consentito di ricevere fino all’80% della retribuzione lorda (calcolata sui dodici mesi precedenti l’avvio della cigs), poi scesa al 60% negli ultimi anni.
Il Fondo alimentato dai biglietti aerei
Il Fondo di solidarietà è alimentato in due modi: da un lato da un contributo ordinario sulle retribuzioni imponibili ai fini previdenziali, pari allo 0,50% (due terzi a carico dei datori di lavoro e un terzo a carico dei lavoratori del settore); dall’altro da 1,5 euro per ogni passeggero – italiano o straniero – in partenza dagli aeroporti nazionali, somma che rientra nell’addizionale comunale (in totale 6,5 o 7,5 euro a biglietto).
Dopo il decollo di Ita
L’analisi dei documenti consente di stimare l’impatto complessivo. Nel 2022 – quando i lavoratori ex Alitalia da sostenere erano circa 8 mila, Ita ne aveva assorbiti 2.800 – sono stati stanziati 212,2 milioni di euro di sostegno al reddito. Poi è arrivata una proroga del trattamento, con ulteriori 63,5 milioni, ai quali si sono aggiunti 32,7 milioni di prestazioni integrative. Totale: 308,4 milioni di euro.
Il record nel 2023
Nel 2023 il copione si ripete, seppur con un numero minore di beneficiari. Per la proroga della Cigs sono stati stanziati 193,6 milioni di euro. Altri 99,9 milioni sono stati classificati come «prestazioni integrative» (per arrivare al 60% della retribuzione lorda). Successivamente è stata approvata anche la copertura per le domande tardive, con ulteriori 39,1 milioni di euro. Totale per l’anno: 332,6 milioni di euro.
L’anno scorso
Nel 2024, con la riduzione dei cassintegrati a circa 2.200 unità, il governo ha deciso di prorogare le misure per dieci mesi. Dal 1° gennaio al 31 ottobre sono stati stanziati 51,2 milioni di euro, più 5,8 milioni di prestazioni integrative a carico del fondo di categoria, poi portati a 24,2 milioni. Totale per l’anno: 75,4 milioni di euro.
Gli ultimi dieci mesi
Oltre 60 milioni, secondo fonti sindacali, andrebbero poi aggiunti per i dieci mesi (gennaio-ottobre) di quest’anno. A questi vanno sommati anche i costi dei programmi formativi per il mantenimento e l’aggiornamento delle qualifiche professionali e delle licenze necessarie allo svolgimento delle mansioni, anch’essi a carico del fondo di sostegno, con la possibilità di cofinanziamento da parte delle Regioni.
«Trattamento favorevole»
La legge italiana, va precisato, prevede questo tipo di ammortizzatori sociali per qualunque lavoratore in difficoltà. Ma per gli ex dipendenti di Alitalia il trattamento è stato più favorevole, ammettono diversi sindacalisti consultati questi giorni e che hanno parlato dietro garanzia di anonimato così da esprimersi liberamente e «senza ritrovarmi gli iscritti sotto casa».
Dentro i sindacati
Ufficialmente diverse sigle si dicono orgogliose del ruolo svolto. Dietro le quinte c’è chi si chiede se tutti gli sforzi non abbiano portato, per dirla con un veterano, «alla distruzione della reputazione del sindacato». «Questa vicenda rischia di passare alla storia come una delle pagine più discutibili in materia», osserva un altro sindacalista che ha seguito il dossier nei vari fallimenti. Non solo per la durata delle misure sociali, ma anche per l’entità dell’esborso. Professionalità specifiche e altamente qualificate come alcune all’interno di Alitalia non è sempre stato semplice tornare a valorizzarle. Anche per un settore che in Italia da tempo è problematico.
Le frizioni
«Ci sono dipendenti ex Alitalia che nei precedenti fallimenti hanno percepito l’80% del loro stipendio, non sempre basso, per diverso tempo», racconta sconsolato più d’un rappresentante, che non esita a mostrare gli insulti degli iscritti (ed ex colleghi), convinti di essere stati «svenduti». «Ci risulta che qualcuno sempre ai tempi un impiego l’aveva trovato», aggiunge un altro sindacalista. «Ma senza mai dichiararlo: così con una mano riceveva gli ammortizzatori, con l’altra lo stipendio. Cosa non possibile», accusa.