Corriere della Sera, 19 ottobre 2025
M5S, le dimissioni di Appendino da vicepresidente: servono mani libere
«È una scelta sofferta»: Chiara Appendino spiega così la sua decisione di lasciare il ruolo da vicepresidente M5S. «Voglio dare un segnale politico: dobbiamo aprire una discussione vera e invertire la rotta», scrive in un post la deputata. «Dopo l’ennesimo risultato deludente alle Regionali, non possiamo continuare a dirci che è tutto normale e che va tutto bene», sostiene l’ex sindaca di Torino. Che analizza: «Il problema è nella nostra identità», «il Movimento 5 Stelle non riesce a intercettare chi si sente ai margini». «Ho creduto – e credo ancora – nel progetto dei progressisti indipendenti: un Movimento libero, coerente, radicale nei valori e indipendente nelle scelte. Ma quella spinta oggi sembra essersi esaurita», puntualizza Appendino. «La nostra sfida non può essere snaturarci per conquistare qualche posto di potere in più», lancia il suo affondo l’ex sindaca. Che aggiunge: «Forse abbiamo paura di essere radicali. Forse ci siamo dimenticati come andare controcorrente». E poi conclude: «Solo un Movimento con le mani libere può essere davvero parte di un fronte progressista capace di battere la destra di Meloni».
Il post di Appendino arriva al termine di una giornata politicamente lunghissima: sette ore di consiglio nazionale (una sorta di direttivo M5S) in cui la deputata formalizza la sua scelta e in cui va in scena ciò che diversi 5 Stelle presenti all’incontro bollano come «un processo» all’ex sindaca o, in alternativa, «un racconto splatter». In molti al tavolo affilano i coltelli. «Con queste dimissioni ci stai danneggiando, così ci fai perdere in Campania», e ancora: «Lo fai per i tuoi interessi a Torino». Gli attacchi sono ripetuti. C’è chi sostiene che Appendino «per via della sua condanna (in via definitiva, ndr) non potrebbe far parte del M5S».
La deputata rimane un po’ sorpresa dai toni così duri. C’è chi sposta la questione su un piano più politico («Hai presenziato a tutte le riunioni, ma anche ora non hai messo sul tavolo nemmeno una proposta»). E chi prova a smorzare la polemica. La senatrice Elena Sironi – pur affermando di non condividere tempi e modi dell’intervento di Appendino – prende la parola per dire che un problema politico esiste. Stefano Patuanelli, invece, affronta la questione da un altro punto di vista: il capogruppo a Palazzo Madama si chiede se sia il momento di ragionare sul simbolo del Movimento, evocando anche un nuovo logo (mentre Beppe Grillo dovrebbe presto far partire la causa per riprendersi il marchio «storico»).
Anche il leader, Giuseppe Conte, parla: «Noi oggi siamo una forza di cambiamento del Paese, e se oggi riusciamo ad essere radicali nelle nostre battaglie è perché siamo compatti e grazie a Nova abbiamo una direzione chiara e questo ci permette di governare i processi politici e non subirli». Ribadisce che, pur non condividendo la posizione di Appendino, «nel Movimento ci si può confrontare».
Ma la vera mossa il presidente M5S la fa annunciando la convocazione della votazione sul suo secondo mandato da leader. La consultazione della base – slittata per settimane, il mandato di Conte è scaduto ad agosto – si terrà il prossimo weekend. Conte è l’unico candidato rimasto in corsa e la sua rielezione è scontata. Il voto, però, ha un valore politico: permette l’azzeramento degli attuali organi dirigenziali del partito e, quindi, di fatto fa sì che la casella vuota lasciata da Appendino tra i vice resti vacante per una sola settimana. Un colpo di spugna che, però, difficilmente potrà sortire effetto sugli strascichi polemici della vicenda.