Corriere della Sera, 18 ottobre 2025
Intervista a Carlo Gasperoni
l ritocco perfetto.
«È quello che non si nota. Se si vede, è stato fatto male e di sicuro non è mio». Il professor Carlo Gasperoni, 77 anni, italo-brasiliano, allievo di Ivo Pitanguy, specialista in Chirurgia plastica ed estetica, ha mani da record.
Quanti interventi ha eseguito finora in carriera?
«Circa 18 mila. Nel ’92 raggiunsi il picco di 935 all’anno. Ora sto sui 350». Quasi uno al giorno, feste e ferie comprese. Ha molti pazienti famosi ma, da chirurgo gentleman, non fa nomi. Non mostra foto.
Resiste tuttora la sindrome di Barbie (e Ken)?
«Si è evoluta. Oggi le ragazze e i ragazzi vogliono diventare esattamente come appaiono sui social nelle foto piene di filtri. Se l’immagine reale non corrisponde a quella virtuale, vanno in crisi».
E ricorrono al bisturi come niente fosse.
«Io le richieste assurde o esagerate le respingo, la mia clientela lo sa, non mi rovino la reputazione. Ora vanno i foxy eyes – occhi da volpe o da gatto – allungati verso l’esterno. Una moda folle. Oltretutto il viso assume un’espressione cattiva. C’è gente che poi viene qui da me e piange disperata per un’ora perché non riesce più nemmeno a vedersi i piedi. E che gli posso fare? Non si torna più indietro, una volta manomesso il canto esterno dell’occhio».
Le labbra a canotto.
«Purtroppo vanno ancora molto. Io non le faccio, mi rifiuto. Tempo fa ho rimodellato il naso a una ragazzina di 14 anni. Non si dovrebbe, però non usciva più di casa, non voleva andare a scuola. Era venuta bellissima. L’ho rivista due anni dopo. Era stata in Turchia a ritoccarselo ancora, con la punta troppo all’insù. E sotto, due labbroni tremendi. Si piacciono tutte così».
Si possono sgonfiare.
«Sì, però tolto il filler avanza della pelle, la bocca resta svuotata, pende. Per ridare tono e volume, molto meglio eseguire un lip lift, con cui si solleva il labbro superiore, riducendo la distanza dal naso che aumenta con l’età. Un intervento ambulatoriale».
Certi zigomi esagerati.
«Se li fanno riempire di grasso o di acido ialuronico. Ma non diventano più belle, non ritornano alla gioventù perduta. Gli viene solo la faccia gonfia».
Detta anche «da criceto». Lei è un esperto in lifting.
«Ci sono certi colleghi che tirano le facce all’indietro. Riconosco la mano a distanza. Bisogna evitare l’effetto “mascherone”, finto e volgare».
Com’è uno ben fatto?
«Il lifting elegante è quello che non trasforma i connotati, ma lascia il viso naturale, solo più giovane, più piacevole».
Il segreto?
«Quando risistemi la muscolatura della faccia, ti avanza delle pelle. Non devi tirarla, ma rifilarla. Dopo un po’ il tessuto si allenta ed è un bene, il lifting non deve essere perfetto. Il limite di una buona chirurgia è il corpo umano. Bisogna rispettarlo».
Quanti anni si perdono?
«Una decina».
Quando è meglio farlo?
«Quando ci si guarda allo specchio e la persona riflessa non ci va più bene».
A ogni età?
«Ho operato tre signore di 86 anni. Una mi ha detto: “Mi devo conservare un affetto”. La seconda: “Così per quattro anni vado ancora forte”. La terza: “Dottore, quando posso riprendere a correre?”».
È sempre un’operazione.
«La tecnica chirurgica è molto personale. Io ho operato per dieci anni al Bambino Gesù, ho acquisito delicatezza. Inoltre non metto drenaggi, la paziente esce il giorno dopo senza fasciature, può lavarsi i capelli, anzi deve, così mantiene la zona pulita. Tutto è più semplice, l’anestesia più leggera, i punti riassorbibili».
Quanto ci vuole?
«Io ci metto 3 ore. Quello che operò Berlusconi in Svizzera ne impiegò dieci».
E per altri interventi?
«Le palpebre si sistemano in 20 minuti, un naso in 45».
I costi?
«Il mio primario con un naso ci si comprava casa. Oggi sono più alla portata. Una rinoplastica sta sugli 8 mila euro, un lifting del viso minimo 15 mila».
C’è chi offre sconti.
«Persino i 3x2. Si trovano interventi ad ogni prezzo, certo. Ma la chirurgia low cost, al risparmio, non offre le stesse garanzie di qualità e sicurezza. “Eh ma Gasperoni è carissimo!”, hanno detto alla mia assistente Vania. Che ha risposto così: “Se vuole la qualità Chanel è così, altrimenti può sempre andare a Porta Portese”».
I seni esagerati.
«Una paziente mi confidò: “Dottore, il mio seno deve arrivare un quarto d’ora prima di me”. Due giorni fa è venuta una signora, voleva la quinta misura piena, uno sproposito. In realtà, come spesso accade, è il marito che ci tiene e lei lo accontenta».
Succede spesso?
«Sì. Anni fa c’era un tizio che cambiava fidanzata di continuo. E ogni volta portava quella nuova a ingrandirsi il seno».
Qualcuna lo fa per sé.
«Il 70 per cento. Cercano la conferma della propria bellezza. Ma alla fine tutto si riduce a un: “Più piaccio e più posso scegliere con chi stare”».
Le portano foto di attrici?
«Non più. Foto da internet. Non desiderano assomigliare a qualcuno, ma essere competitive con le amiche, diventare più carine delle altre, suscitare invidia».
Verranno anche uomini.
«Pochi, hanno più paura. E poi in Italia l’uomo di successo ha 60 anni, non deve per forza dimostrarne 40. In America invece si operano presto, c’è la ricerca ossessiva della giovinezza. Il presidente Trump si è rifatto le palpebre e non sono venute bene».
Cosa vogliono?
«Eliminare le borse sotto agli occhi. O la pancia. Lifting pochissimi. Hanno paura di diventare ridicoli. Però qui in clinica c’è un urologo che impianta tantissime protesi, anche a ragazzi, ormai sono tutti insicuri della propria virilità».
Lei si è mai fatto qualcosa?
«Ho tolto le borse agli occhi, nel ’93, mi ha operato un mio assistente».
Le richieste più assurde.
«Venne una signora di colore. Mi mostrò la foto di una giapponese con il viso bianco di cipria. Voleva il suo naso».
Come è finita?
«È uscita dal mio studio con l’indirizzo di un bravo psicologo. Mi hanno portato una quattordicenne che voleva per forza rifarsi il seno. I genitori mi porsero la lettera del suo psichiatra. Sosteneva che l’intervento era indispensabile per la sua salute mentale. Consigliai loro di cambiare psichiatra».
Il paziente più piccolo.
«Un bimbo di prima elementare con le orecchie a sventola. Un compagno dietro di lui gliele aveva tirate con forza. Non voleva tornare in classe. L’ho operato, si può, a 6 anni l’orecchio è completamente sviluppato».
Il tizio con le foto di Sting.
«Disegni. Ma era lui. Lo mandai a casa».
La più disperata.
«“Professore, sono brutta. La prego, faccia qualcosa”».
L’ha accontentata?
«Si può sempre migliorare con piccoli ritocchi. Ognuno di noi ha qualcosa di bello, bisogna saperlo valorizzare. Nessuno si opera per sfizio, ma perché vuole stare meglio. Desidero che le persone siano felici. Se posso, le aiuto».
Ha detto molti no. Lo accettano tutti?
«Una signora si arrabbiò e mi distrusse lo studio».
Molte celebrities fanno «il tagliando». Come Madonna.
«Buona manutenzione».
Trova? Sembra un’altra.
«Quando si rimodella un viso, spesso si vanno a toccare i legamenti di ritenzione. Così però si cambiano i connotati. È importante che il chirurgo abbia la cultura del bello. E buon gusto».
Il volto di Demi Moore non le piace.
«Nemmeno a lei. Infatti ha litigato con il chirurgo».
Jennifer Lopez invece è promossa con lode.
«È venuta proprio bene. Come Sharon Stone. Ritocchi lievissimi. O Jane Fonda. Non può essere invecchiata così».
Donatella Versace ha sfoggiato un glow-up pazzesco.
«Era stata rovinata in passato, ora ha avuto un buon recupero, è stato fatto un bel lavoro. Qualcuno in giro che sa operare c’è. In Italia pochi».
Kris Jenner, mamma delle Kardashian, pare la figlia.
«Magari va vista da vicino, senza trucco».